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Recensioni e commenti
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nemobis ha recensito Il bavaglio di Gomez, Peter. (Principio attivo)
nemobis ha recensito I cento giorni di Patrick O'Brian
Review of 'I cento giorni' on 'Goodreads'
4 stelle
Stranamente, questa volta ho impiegato quasi un giorno intero per finirlo, fra una cosa e l'altra, mentre in genere me li bevo in un pomeriggio o in una serata. In questo episodio trionfa, come sempre piú spesso accade, l'abilità di Stephen (addirittura fa perdere la guerra a Napoleone!), ma non ci sono grandissime azioni (l'unica significativa è all'isola del Granchio), per quanto ci sia parecchio movimento. Particolarmente vasta la parentesi ad Algeri. Forse i veri deus ex machina della storia sono il potere e le conoscenze: ho riso molto nel vedere l'esaltazione del potere assoluto di Jack che costringe il comandante dei fanti di marina a scusarsi con Stephen, e soprattutto il potere sotterraneo dei Keith, di Isobel e del servizio segreto che costringono Lord Barmouth (Primo Lord ma anche "comandante in capo", per la prima volta in queste traduzioni, che io ricordi) a trattare bene Jack (quasi meglio del …
Stranamente, questa volta ho impiegato quasi un giorno intero per finirlo, fra una cosa e l'altra, mentre in genere me li bevo in un pomeriggio o in una serata. In questo episodio trionfa, come sempre piú spesso accade, l'abilità di Stephen (addirittura fa perdere la guerra a Napoleone!), ma non ci sono grandissime azioni (l'unica significativa è all'isola del Granchio), per quanto ci sia parecchio movimento. Particolarmente vasta la parentesi ad Algeri. Forse i veri deus ex machina della storia sono il potere e le conoscenze: ho riso molto nel vedere l'esaltazione del potere assoluto di Jack che costringe il comandante dei fanti di marina a scusarsi con Stephen, e soprattutto il potere sotterraneo dei Keith, di Isobel e del servizio segreto che costringono Lord Barmouth (Primo Lord ma anche "comandante in capo", per la prima volta in queste traduzioni, che io ricordi) a trattare bene Jack (quasi meglio del colpo di scena finale dell'episodio precedente). Oltre, ovviamente, alla corte marziale, che mostra come al solito le tradizioni della marina. Si direbbe il trionfo del conservatorismo tory (tradizione, autorità, potere dinastico...). Questa volta mi ha dato un po' fastidio l'accanimento contro Napoleone. Infine, mi dispiaccio di aver incontrato diversi refusi: strano, perché sicuramente pubblicandone uno all'anno hanno tutto il tempo per correggere bene le bozze, anche se quest'anno ci hanno fatto la sorpresa di farlo uscire a dicembre (o novembre?) invece che a febbraio. Qualche citazione: it.wikiquote.org/wiki/Patrick_O%27Brian#I_cento_giorni.
nemobis ha recensito Stato e diritti nel post-fordismo di Marco Bascetta
Review of 'Stato e diritti nel post-fordismo' on 'Goodreads'
2 stelle
Un altro libro salvato dal macero. Speravo di trovare qualche approfondimento sulla precarietà prima del vituperato pacchetto Treu, invece ho trovato gran chiacchiere sul "capitale costante linguistico" e altre amenità simili, poi l'esempio dei centralini dei numeri 144 che sono barzellette rispetto a quelli di adesso (prime 60 pagine da saltare a piè pari); poi un'analisi dei principali articoli dello Statuto dei lavoratori da parte di Bascetta e Bronzini (che gli altri citano; ciò dimostra che il resto è stato aggiunto poi per allungare il brodo riciclando un po' di idee altrui), interessante per chi come me non ne conosca la genesi e l'evoluzione (15 pagine); quindi due saggi che dicono sostanzialmente le stesse cose sulla necessità di ripensare il ruolo dello Stato nell'epoca del toyotismo e della globalizzazione, senza però fare proposte (pur criticando i facili sociologismi cui altri si abbandonano: probabile riferimento ai primi due capitoli del libro); …
Un altro libro salvato dal macero. Speravo di trovare qualche approfondimento sulla precarietà prima del vituperato pacchetto Treu, invece ho trovato gran chiacchiere sul "capitale costante linguistico" e altre amenità simili, poi l'esempio dei centralini dei numeri 144 che sono barzellette rispetto a quelli di adesso (prime 60 pagine da saltare a piè pari); poi un'analisi dei principali articoli dello Statuto dei lavoratori da parte di Bascetta e Bronzini (che gli altri citano; ciò dimostra che il resto è stato aggiunto poi per allungare il brodo riciclando un po' di idee altrui), interessante per chi come me non ne conosca la genesi e l'evoluzione (15 pagine); quindi due saggi che dicono sostanzialmente le stesse cose sulla necessità di ripensare il ruolo dello Stato nell'epoca del toyotismo e della globalizzazione, senza però fare proposte (pur criticando i facili sociologismi cui altri si abbandonano: probabile riferimento ai primi due capitoli del libro); infine un intervento di Mezzadra e Ricciardi su «Costituzione, cittadinanza, lavoro e amministrazione», con gran citazioni di costituzionalisti, e l'impressione di un'inutile ampollosità (con qualche sostanza piú che negli interventi precedenti, però). Insomma, 15 pagine davvero utili, il resto lo prenderei solo come una bibliografia (ben fatta, fra l'altro) per possibili approfondimenti.
nemobis ha recensito Brand's Haide di Arno Schmidt
Review of "Brand's Haide" on 'Goodreads'
5 stelle
La lettura di Schmidt riempie di umiltà... Che genio! (Mi viene quasi il dubbio di aver trovato non "lo scrittore preferito", ma "l'eroe", il modello di vita; però no, non potrò mai disinteressarmi alla politica.) Non commento, ma mi limito a qualche citazione, sperando di non aver scelto troppo male (be', una l'ha scelta Pinto, credo, e anche la citazione di Grass ne conferma l'importanza): it.wikiquote.org/wiki/Arno_Schmidt#Brand.27s_Haide. Ho scritto anche qualche nota a margine: possibile che ci siano errori di stampa in questo libro?
nemobis ha recensito Ateo?: altrochè! di Arno Schmidt
Review of 'Ateo?: altrochè!' on 'Goodreads'
5 stelle
40 pagine, di cui 14 di Schmidt, 7 di introduzione del buon Pinto, e il resto di annessi e connessi editoriali, al prezzo stratosferico di 7,80 €, in piena coerenza coll'avversione dell'autore per la "cultura per il popolo". Ma si spendono volentieri, perché è probabilmente l'unico sistema per continuare la traduzione delle opere del mitico Schmidt.
Queste pagine sono state scritte in origine per il libro «Lei cosa pensa del Cristianesimo? 18 risposte a un sondaggio» di Deschner (1957).
In genere non mi interessano queste critiche del Cristianesimo: conosciamo tutti le incoerenze e gli orrori contenuti nella Bibbia; sappiamo che farne l'esegesi è uno spreco di tempo e considerarla piú che una raccolta di favolette di dubbio gusto (con una qualche rilevanza per la storia della letteratura) una follia, e ai misfatti della Chiesa (rinnovati ogni giorno) ormai abbiamo fatto il callo. Non bisogna dare troppa importanza a gente cosí. …
40 pagine, di cui 14 di Schmidt, 7 di introduzione del buon Pinto, e il resto di annessi e connessi editoriali, al prezzo stratosferico di 7,80 €, in piena coerenza coll'avversione dell'autore per la "cultura per il popolo". Ma si spendono volentieri, perché è probabilmente l'unico sistema per continuare la traduzione delle opere del mitico Schmidt.
Queste pagine sono state scritte in origine per il libro «Lei cosa pensa del Cristianesimo? 18 risposte a un sondaggio» di Deschner (1957).
In genere non mi interessano queste critiche del Cristianesimo: conosciamo tutti le incoerenze e gli orrori contenuti nella Bibbia; sappiamo che farne l'esegesi è uno spreco di tempo e considerarla piú che una raccolta di favolette di dubbio gusto (con una qualche rilevanza per la storia della letteratura) una follia, e ai misfatti della Chiesa (rinnovati ogni giorno) ormai abbiamo fatto il callo. Non bisogna dare troppa importanza a gente cosí.
Però è bello il punto di vista di Schmidt, che (oltre a riassumere tutto questo e a esprimersi nel suo solito modo magnifico, anche se meno che altrove) considera Gesú un villano ignorante venuto dalla provincia, che non conosce i classici della filosofia e se ne vanta, e dalla cui scuola possono derivare perciò solo danni per la ricerca del vero e del bello, cioè per la (vera!) cultura umana, di cui Schmidt è uno dei massimi alfieri.
Divertente poi il passo in cui si confrontano i miracoli da fiera di Gesú, come la pesca di Pietro, sommerso dal pescato, agli atti del vero "figlio di Dio" Pitagora, che compra i pesci appena pescati per liberarli.
Qualche citazione: it.wikiquote.org/wiki/Arno_Schmidt#Ateo.3F:_altroch.C3.A9
nemobis ha recensito Le carte parlanti di Pietro Aretino
Review of 'Le carte parlanti' on 'Goodreads'
4 stelle
Un dialogo "morale" fra il Padovano, cartaio, e un mazzo di carte da lui appena prodotto, rappresentante di tutta la categoria. Le carte mostrano con grande facezia come il gioco non sia affatto malvagio in sé, perché dipende dai giocatori (mentre la prostituzione è sempre un male; la Nanna dice l'opposto). Al contrario, i giocatori sono le persone piú eminenti e capaci, geniali, virtuose: straordinaria la loro capacità di perdere somme enormi e restare impassibili. Il giocatore è il vero santo, perché sopporta di tutto nel gioco. E sperperare tutto il proprio patrimonio è un grande dono per gli eredi, perché la ricchezza rende oziosi. Non è un libro di quelli salaci che ci si aspetta dall'Aretino, perché è stato scritto in aria di Controriforma (le carte si lamentano della censura, discretamente); ma le lodi sperticate dei grandi personaggi (prelati ma non solo) giocatori accaniti colgono il segno, con grande …
Un dialogo "morale" fra il Padovano, cartaio, e un mazzo di carte da lui appena prodotto, rappresentante di tutta la categoria. Le carte mostrano con grande facezia come il gioco non sia affatto malvagio in sé, perché dipende dai giocatori (mentre la prostituzione è sempre un male; la Nanna dice l'opposto). Al contrario, i giocatori sono le persone piú eminenti e capaci, geniali, virtuose: straordinaria la loro capacità di perdere somme enormi e restare impassibili. Il giocatore è il vero santo, perché sopporta di tutto nel gioco. E sperperare tutto il proprio patrimonio è un grande dono per gli eredi, perché la ricchezza rende oziosi. Non è un libro di quelli salaci che ci si aspetta dall'Aretino, perché è stato scritto in aria di Controriforma (le carte si lamentano della censura, discretamente); ma le lodi sperticate dei grandi personaggi (prelati ma non solo) giocatori accaniti colgono il segno, con grande efficacia antifrastica. Il dialogo è volutamente disordinatissimo, però quelle continue divagazioni per parlare di personaggi dell'epoca, che ai empi di Aretino potevano essere gustosi pettegolezzi utili ad alleggerire il discorso, essendo anche alquanto ripetitive mi hanno un po' appesantito la lettura. La lingua invece non è particolarmente complessa, anche se alcuni passi sono incomprensibili anche per i curatori; come al solito, le note ci sono dove non servono e mancano dove sono necessarie, ma immagino che non si possa soddisfare tutti. Ho fatto un po' fatica a ingranare, ma poi l'ho fatto fuori in due mattine (chissà perché l'orario fra le 3 e le 10.30 si è rivelato il piú proficuo). A margine: vero è che gli ho fatto passare diverse disavventure, però questa rilegatura è davvero fragile, e la carta velina sulla copertina è nella ma non serve a molto. Qualche citazione qui: it.wikiquote.org/wiki/Pietro_Aretino#Le_carte_parlanti.
nemobis ha recensito Epigrammi. Testo latino a fronte
Review of 'Epigrammi. Testo latino a fronte' on 'Goodreads'
4 stelle
Non oso mai commentare davvero classici come questo. Dico solo che ha cominciato a piacermi davvero circa dal quarto libro in poi, che gli epigrammi adulatori (presenti in maggiore o minore quantità a seconda dell'imperatore in carica) li ho saltati a piè pari il piú delle volte, che ci sono molti epigrammi ripetitivi (quanti, quanti su pseudo-poeti che leggono le sue poesie fingendo che siano proprie, o sul tempo perso per raggiungere gli amici in angoli remoti della città, o sui poetastri che gli "rubano" le poesie!), che per la maggior parte gli epigrammi non mi sono parsi particolarmente arguti, per quanto non spiacevoli da leggere. Ma poi ce ne sono alcuni davvero geniali. Marziale, pur coi suoi pregiudizi, porta davvero allo scoperto alcune contraddizioni e certi tabù della società contemporanea, compresi quelli sessuali (con epigrammi salaci ma non in modo gratuito, in genere – se anche fosse, comunque, non …
Non oso mai commentare davvero classici come questo. Dico solo che ha cominciato a piacermi davvero circa dal quarto libro in poi, che gli epigrammi adulatori (presenti in maggiore o minore quantità a seconda dell'imperatore in carica) li ho saltati a piè pari il piú delle volte, che ci sono molti epigrammi ripetitivi (quanti, quanti su pseudo-poeti che leggono le sue poesie fingendo che siano proprie, o sul tempo perso per raggiungere gli amici in angoli remoti della città, o sui poetastri che gli "rubano" le poesie!), che per la maggior parte gli epigrammi non mi sono parsi particolarmente arguti, per quanto non spiacevoli da leggere. Ma poi ce ne sono alcuni davvero geniali. Marziale, pur coi suoi pregiudizi, porta davvero allo scoperto alcune contraddizioni e certi tabù della società contemporanea, compresi quelli sessuali (con epigrammi salaci ma non in modo gratuito, in genere – se anche fosse, comunque, non sarebbe male –): ci parla della vita quotidiana a Roma, e a volte anche non solo dal punto di vista del privilegiato, il che per un autore dell'epoca non è poco. Una nota sulla traduzione: non so giudicarla, ma noto che Simone Beta per motivi a me incomprensibili traducendo ha spesso aggiunto allitterazioni e altro non presenti nell'originale, e in generale ha cambiato parecchio. L'impressione è poi che i versi meno noti siano molto simili a quelli di altri traduttori, mentre quelli più conosciuti si distanziano dalle altre traduzioni in modo anche eccessivo (perché il lettore non abbia l'impressione di averli già sentiti?). L'avvertenza è quindi di non perdere mai di vista l'originale a fronte. Alcune citazioni: it.wikiquote.org/wiki/Marco_Valerio_Marziale#Epigrammi.
nemobis ha recensito Giulio Cesare di Luca Canali
nemobis ha recensito La rivoluzione inglese : 1640-1660 di Giampiero. Carocci
Review of 'La rivoluzione inglese : 1640-1660' on 'Goodreads'
4 stelle
Carocci in questo libriccino riesce a condensare tutta la storia delle rivoluzione inglese individuandone le caratteristiche principali (fra cui le differenze rispetto alla rivoluzione francese), alcune delle quali davvero attuali, come quelle sul diritto di rappresentanza, che si possono applicare benissimo anche alla questione del diritto di voto agli immigrati: l'affermazione della necessità che una persona abbia interessi stabili in una nazione risale come minimo alla rivoluzione inglese del 1640-60, e ai dibattiti fra chi diceva che solo le persone con delle proprietà e quindi degli interessi stabili dovevano avere la possibilità di votare, perché altrimenti nessuno avrebbe potuto impedire ai nullatenenti di infrangere il sacro diritto di proprietà una volta conquistato il potere, dato che non avevano nulla da perdere; e chi diceva che tutti dovevano avere diritto di voto perché altrimenti non si sarebbero mai riconosciuti nel potere costituito, che non avrebbero contribuito a formare, e che quindi …
Carocci in questo libriccino riesce a condensare tutta la storia delle rivoluzione inglese individuandone le caratteristiche principali (fra cui le differenze rispetto alla rivoluzione francese), alcune delle quali davvero attuali, come quelle sul diritto di rappresentanza, che si possono applicare benissimo anche alla questione del diritto di voto agli immigrati: l'affermazione della necessità che una persona abbia interessi stabili in una nazione risale come minimo alla rivoluzione inglese del 1640-60, e ai dibattiti fra chi diceva che solo le persone con delle proprietà e quindi degli interessi stabili dovevano avere la possibilità di votare, perché altrimenti nessuno avrebbe potuto impedire ai nullatenenti di infrangere il sacro diritto di proprietà una volta conquistato il potere, dato che non avevano nulla da perdere; e chi diceva che tutti dovevano avere diritto di voto perché altrimenti non si sarebbero mai riconosciuti nel potere costituito, che non avrebbero contribuito a formare, e che quindi non avrebbe mai potuto funzionare adeguatamente (il concetto espresso in seguito con no taxation without representation). Però non siamo nel 1660: nel XXI secolo (ma già nel XX e nel XIX per gli stati piú avanzati), il suffragio universale non è solo un ideale ma anche una necessità concreta, resa possibile dall'alfabetizzazione della popolazione. Ma andrei troppo lontano, quindi mi fermo qui: volevo solo fare un esempio delle riflessioni che questo piccolo, ottimo libro riesce a suscitare. Alcune citazioni qui: snurl.com/7fcay.
nemobis ha recensito 1914 di Luciano Canfora (Alle 8 della sera -- 1.)
nemobis ha recensito Doppio ritratto di Tommaso Giartosio (Le terre ;)
Review of 'Doppio ritratto' on 'Goodreads'
4 stelle
Trovo difficile commentare questo libro (avrei dovuto farlo subito, ma non ho trovato il tempo).
All'inizio mi ha quasi stregato, lette le prime righe ho dovuto correre (come il protagonista) e leggerlo tutto d'un fiato, anche se in seguito certi passaggi sono risultati meno interessanti.
Qualche citazione qui: it.wikiquote.org/wiki/Tommaso_Giartosio#Doppio_ritratto.
nemobis ha recensito Matematica in camicia nera di Angelo Guerraggio (Matematica e dintorni)
Review of 'Matematica in camicia nera' on 'Goodreads'
4 stelle
Il libro è una sorta di storia della matematica nel ventennio, piú che un'analisi delle responsabilità dei matematici, del loro coinvolgimento col regime ecc. come mi aspettavo. È stato però molto interessante, per me che non ne sapevo nulla, conoscere tante grandi personalità che hanno fatto la storia della matematica: le loro ricerche ma anche la loro attività pubblica (specie per persone come Volterra, Enriques, Severi). E inoltre, com'era il mondo accademico italiano all'inizio del secolo scorso, e il ruolo assunto al suo interno dalla matematica, che aveva l'obiettivo di razionalizzare tutte le scienze ma poi è anche stata asservita al regime, ad esempio nell'uso che se ne è fatto per gli studi demografici. Il libro mostra l'impatto del regime sul mondo accademico (riassumendo la storia del manifesto, del contromanifesto, del giuramento e via dicendo), e riesce a comunicare la gravità di certi atti come la rimozione di Volterra perché …
Il libro è una sorta di storia della matematica nel ventennio, piú che un'analisi delle responsabilità dei matematici, del loro coinvolgimento col regime ecc. come mi aspettavo. È stato però molto interessante, per me che non ne sapevo nulla, conoscere tante grandi personalità che hanno fatto la storia della matematica: le loro ricerche ma anche la loro attività pubblica (specie per persone come Volterra, Enriques, Severi). E inoltre, com'era il mondo accademico italiano all'inizio del secolo scorso, e il ruolo assunto al suo interno dalla matematica, che aveva l'obiettivo di razionalizzare tutte le scienze ma poi è anche stata asservita al regime, ad esempio nell'uso che se ne è fatto per gli studi demografici. Il libro mostra l'impatto del regime sul mondo accademico (riassumendo la storia del manifesto, del contromanifesto, del giuramento e via dicendo), e riesce a comunicare la gravità di certi atti come la rimozione di Volterra perché ha spiegato prima l'importanza di certe persone e certi studi. La lettura è molto piacevole, infatti l'ho completata in un solo giorno.
nemobis ha recensito Il bene, il male e la scienza di Evandro Agazzi (Problemi attuali)
Review of 'Il bene, il male e la scienza' on 'Goodreads'
2 stelle
Davvero niente di interessante. L'autore si limita a una specie di formalizzazione di alcune questioni, senza aggiungere proprio nulla di nuovo, e anzi dimostrandosi talvolta piuttosto superficiale, specie quando critica alcuni filosofi come Popper.
nemobis ha recensito Pirati e imperatori
Review of 'Pirati e imperatori' on 'Goodreads'
2 stelle
Una raccolta di saggi sparsi, dagli anni '80 a (quasi) oggi, sul tema dell'imperialismo statunitense giustificato dalla guerra al terrore. Non è particolarmente interessante, perché Chomsky si limita a scovare e mostrare (brillantemente com al solito) le contraddizioni del pensiero imperialista dominante, senza però spiegare veramente che cosa sia il terrorismo, quando sia nato, ecc. (era terrorismo il bombardamento di Dresda?): per questo, si limita alla definizione data dal governo statunitense, per poi dimostrare che si applica al governo stesso. Questo in estrema sintesi. Qualche citazione: it.wikiquote.org/wiki/Noam_Chomsky#Pirati_e_imperatori