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Recensioni e commenti
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nemobis ha valutato Riflessioni e massime: 2 stelle
nemobis ha valutato I ricercatori non crescono sugli alberi: 4 stelle
![Nessuna copertina](/static/images/no_cover.jpg)
F. Sylos Labini: I ricercatori non crescono sugli alberi (Italian language, 2010, Laterza)
I ricercatori non crescono sugli alberi di F. Sylos Labini (Saggi tascabili Laterza -- 333)
nemobis ha valutato Una finestra sul bosco: 4 stelle
nemobis ha valutato Here comes everybody: 2 stelle
![Clay Shirky: Here comes everybody (Paperback, 2009, Penguin Books)](/images/covers/d1bedde7-3cde-409d-aefb-1d6eead75b32.jpeg)
Here comes everybody di Clay Shirky
A look at the wide-reaching effects of the internet.
nemobis ha recensito Storia sociale dell'oppio
nemobis ha recensito Libera nos a malo di Luigi Meneghello
Review of 'Libera nos a malo' on 'Goodreads'
4 stelle
Questo è forse un caso in cui è meglio leggere l'introduzione prima del libro, e non dopo come al solito: è proprio vero che c'è un salto incredibile fra il primo, il secondo e il terzo terzo. Il primo terzo è tutto incentrato sul dialetto, e sarà che ormai siamo abituati alle legittimazione del dialetto (fin troppo! abbiamo quasi bisogno di un nuovo Manzoni) o che il veneto lo conosco abbastanza, o forse semplicemente sono un lettore banale che ama avere un po' di "trama" e contenuto, sta di fatto che l'ho trovato pesantissimo. Consiglio a chi si trovasse nella stessa condizione: saltatelo a piè pari, ricominciate verso pagina 80-90. (Anche se è un po' un sacrilegio, dato che come si spiega bene nell'introduzione tutto il romanzo è costruito sulla lingua; caratteristica che però si può apprezzare anche nelle ultime due parti.) In seguito il "romanzo" si fa molto piú …
Questo è forse un caso in cui è meglio leggere l'introduzione prima del libro, e non dopo come al solito: è proprio vero che c'è un salto incredibile fra il primo, il secondo e il terzo terzo. Il primo terzo è tutto incentrato sul dialetto, e sarà che ormai siamo abituati alle legittimazione del dialetto (fin troppo! abbiamo quasi bisogno di un nuovo Manzoni) o che il veneto lo conosco abbastanza, o forse semplicemente sono un lettore banale che ama avere un po' di "trama" e contenuto, sta di fatto che l'ho trovato pesantissimo. Consiglio a chi si trovasse nella stessa condizione: saltatelo a piè pari, ricominciate verso pagina 80-90. (Anche se è un po' un sacrilegio, dato che come si spiega bene nell'introduzione tutto il romanzo è costruito sulla lingua; caratteristica che però si può apprezzare anche nelle ultime due parti.) In seguito il "romanzo" si fa molto piú piacevole. Mi hanno colpito in particolare due cose: 1) La descrizione della struttura e dei valori della famiglia, il cui interesse passa sopra qualsiasi morale ufficiale. Proprio adesso che la famiglia patriarcale non esiste piú la si esalta come valore supremo, associandola però a una morale distantissima dalla realtà di quando era un valore davvero (radicato nella struttura socio-economica). Qui si capisce che cosa significa[va] davvero la "famiglia" (davvero, non ero mai riuscito a capire questo presunto "valore" di cui tanto si parla). 2) La descrizione della "compagnia" degli amici. È incredibile, in sessant'anni qui non è cambiato proprio nulla, checché se ne dica. Fulminante la parte in cui si dice che fuori dalla compagnia non c'è alcun valore, e chi non ne fa parte si sente vuoto ed emarginato dalla vita e dalla società, perciò tenta inevitabilmente una marcia di riavvicinamento. Possibile che non ci siano alternative? Che siano necessarie le sovrastrutture di una serie di rapporti sociali privi di significato e fine a sé stessi, tutto sommato noiosissimi, per costruire relazioni di qualche valore (nel libro: il matrimonio, ma anche il sesso da solo)? Qualche citazione: it.wikiquote.org/wiki/Luigi_Meneghello#Libera_nos_a_malo
nemobis ha recensito Contro l'etica della verità di Gustavo Zagrebelsky (Robinson)
Review of "Contro l'etica della verità" on 'Goodreads'
4 stelle
Avevo già letto tutti gli articoli da "la Repubblica", ma qui ci sono anche interventi da conferenze, ed è veramente incredibile come tutti questi testi separati si tengano insieme perfettamente, tanto che rileggendoli di fila si scoprono nuovi significati.
La popolazione italiana ha decisamente bisogno di essere istruita sul funzionamento della democrazia liberale: sul vero significato delle parole "democrazia", "libertà", "laicità", "laicismo".
Leggendo Zagrebelsky si respira cosí bene, ci si puliscono tanto i polmoni dalla fuliggine quotidiana del populismo e dell'integralismo teocratico contemporaneo.
Qualche citazione qui: it.wikiquote.org/wiki/Gustavo_Zagrebelsky e anche qui: it.wikiquote.org/wiki/Speciale:PuntanoQui/Gustavo_Zagrebelsky .
In particolare ho aggiunto delle citazioni di Tocqueville; diverse le ho ri-aggiunte perché le avevo già messe a suo tempo: significa proprio che mi colpiscono sempre (una peraltro era stata tolta, bah).
Resta il fatto che invece di girarci intorno, fra Zagrebelsky, Sartori, John Lukacs, Losurdo... dovrei leggerlo direttamente, Tocqueville. È ora di passare ai grandi classici.
nemobis ha recensito La vita agra di Luciano Bianciardi (La scala)
Review of 'La vita agra' on 'Goodreads'
4 stelle
Il libro si apre col racconto di un'esplosione in una miniera dovuta ai ritmi forsennati di produzione e all'ingordigia; poi si passa a Milano, dove il protagonista dovrebbe pianificare un attentato per vendicare i minatori, ma presto questo filo narrativo si perde completamente, e in effetti non si capisce piú nulla di che cosa c'entri tutta questa storia con ciò da cui siamo partiti: ma alla fine si capisce, il problema è che il romanzo perde un filo logico perché il protagonista non riesce a compiere il proprio dovere e a svolgere la propria storia, ma viene catturato dai ritmi della città, dal lavoro necessario per sopravvivere e poi anche per vivere con moderate comodità. Tuttavia il protagonista non si fa catturare del tutto: non lavora piú del necessario per ciò di cui sente davvero bisogno, non fa lavori supplementari per andare in vacanza; in effetti questo comportamento è una …
Il libro si apre col racconto di un'esplosione in una miniera dovuta ai ritmi forsennati di produzione e all'ingordigia; poi si passa a Milano, dove il protagonista dovrebbe pianificare un attentato per vendicare i minatori, ma presto questo filo narrativo si perde completamente, e in effetti non si capisce piú nulla di che cosa c'entri tutta questa storia con ciò da cui siamo partiti: ma alla fine si capisce, il problema è che il romanzo perde un filo logico perché il protagonista non riesce a compiere il proprio dovere e a svolgere la propria storia, ma viene catturato dai ritmi della città, dal lavoro necessario per sopravvivere e poi anche per vivere con moderate comodità. Tuttavia il protagonista non si fa catturare del tutto: non lavora piú del necessario per ciò di cui sente davvero bisogno, non fa lavori supplementari per andare in vacanza; in effetti questo comportamento è una vera ribellione verso il consumismo della crescita fine a sé stessa, anche se tale filosofia «a sfondo disattivistico e copulatorio» viene esplicitata solo verso la fine. Un romanzo preveggente nel descrivere le caratteristiche del consumismo e nel proporre la soluzione che a posteriori (alla luce di Latouche ecc.) si può chiamare della decrescita. Divertente la previsione dei libri venduti nei supermercati. Da quello che ho scritto, però, potrebbe sembrare la solita morale; in verità il bello del romanzo è come la trama (distrutta) e la prosa trasmettono perfettamente questa situazione paradossale senza "descriverla", ciò che sarebbe alquanto noioso (e non realistico, dato che il protagonista se ne accorge man mano). Piuttosto diverso da "Fiorirà l'aspidistra" di Orwell, che invece credo si possa dire abbia una trama lineare e ben diretta verso la fine inevitabile della fioritura dell'aspidistra, senza speranza. Tutt'altro clima ne "La vita agra", coll'utopia «a sfondo disattivistico e copulatorio». Qualche citazione qui: it.wikiquote.org/wiki/Luciano_Bianciardi#La_vita_agra
nemobis ha recensito Un dialogo di Vittorio Foa (Serie bianca)
Review of 'Un dialogo' on 'Goodreads'
4 stelle
Il titolo è corretto, questo è solo "un dialogo" un po' caotico su argomenti vari, dove Carlo Ginzburg chiede a Vittorio Foa alcune spiegazioni su certe sue posizioni assunte in passato, cambiamenti di opinione, ecc. Alcune di queste domande sono suscitate da degli appunti inediti di Foa risalenti al 1950, dove esprimeva una posizione piuttosto diversa da quella ufficiale del suo partito. Il libri si lascia leggere velocemente (ma qualche mese fa non era stato cosí, in effetti), e mi è piaciuto scoprire un po' di cose in piú di questo grand'uomo che è Foa.