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Cosa racconterebbero un cane, una gatta, un topolino, una talpa, un pappagallo, un corvo, una maialina e un orso della …
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Nelle profondità dell’oceano, Stellamarina nasce e cresce in un mondo brutale in cui l’umanità, organizzata per tribù, è regredita al …

Lo spirito di un luogo è fatto dalle persone che lo abitano, dalle storie che si intersecano nelle sue strade. …
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Lo scienziato che ha rivoluzionato la ricerca su staminali e invecchiamento presenta la sua DIETA MIMA-DIGIUNO, per vivere sani fino …
Saggio divulgativo interessante e per nulla pesante. Pratico il digiuno intermittente e prolungato da diversi anni e quindi conoscevo già il lavoro del Dott. Longo ma avevo solo letto qualcosa in rete. Ho approffittato della ristampa in edizione economica per approfondire.
Lo consiglio a chiunque sia interessato agli studi clinici sugli effetti del digiuno ma anche a chi è semplicemente appassionatə di nutrizione ed è interessatə a uno stile alimentare principalmente a base vegetale (non esclusivamente vegetale perchè prevede modeste quantità di pesce, ma è adattabile)
L'illusione di molti italiani è di essere protetti da questi problemi perché consumano la «dieta mediterranea». Purtroppo, come ho già fatto notare nei capitoli precedenti, anche nella sua forma più protettiva la dieta mediterranea ha effetti limitati su invecchiamento e malattie. Ancora più preoccupante e il fatto che la forma più protettiva della dieta mediterranea e adottata da una percentuale molto bassa di italiani, probabilmente da meno del 10%.
— La dieta della longevità di Valter D. Longo (Pagina 214)
@Hyp0x90wn@books.infosec.exchange Lo trovi ancora al 50% in diversi negozi quindi lo pagheresti anche una scemata 😉
A me è piaciuto davvero tanto. Consigliatissimo.

Semuren, ‘uomini dagli occhi colorati’, così vengono chiamati con disprezzo gli italiani immigrati in Cina. Nel ghetto di Hak Nam, …

Cosa racconterebbero un cane, una gatta, un topolino, una talpa, un pappagallo, un corvo, una maialina e un orso della …
Anche se mettersi a parlare di femminismo, oggi come oggi, non è di moda, resta comunque necessario farlo. Basti pensare ai Paesi in via di transizione, come quello da cui provengo. Il mio parere di scienziata è che a perderci più di tutti, con il crollo del comunismo in Europa orientale, siano state le donne. Ho visto con i miei occhi come i dissidenti, non appena saliti al potere, si siano dimenticati delle loro compagne. E che dire di tutto l'olio di gomito che ci avevano messo le donne, senza il quale la «Rivoluzione di velluto» (che poi non fu così vellutata in tutta l'Europa orientale) non sarebbe stata possibile? Del contributo teorico, delle discussioni, dei volantini che quelle donne scrissero, stamparono, distribuirono, delle manifestazioni fatte insieme, dei pasti che prepararono per gli uomini, di tutte le volte che li aiutarono a riprendersi da una sbornia o che li nascosero dalla polizia? Dopo il 1990 tutte le dissidenti scomparvero nel nulla! Alla faccia dell'ugua-glianza... Ma tanto, quando si tratta di prendere il potere, l'uguaglianza va a farsi benedire. In termini generali, nei Paesi ex comunisti la vita delle donne è peggiorata. Le donne sono state le prime a perdere il lavoro e le ultime a trovarlo.
Una mia amica ungherese mi ha raccontato che la figlia trentenne, quando ha finalmente trovato lavoro, ha dovuto firmare un contratto segreto. Si è dovuta impegnare a non avere figli per i successivi cinque anni! E molte sue giovani amiche hanno dovuto fare altrettanto, perché era l'unico modo per farsi assumere. Queste donne sono costrette a convivere con le leggi del capitalismo selvaggio, che da quelle parti sono più spietate che in Occidente, così come ho avuto modo di constatare che, nella parte del mondo da cui provengo, le donne non le protegge nessuno; nessun governo farà mai rispettare i loro diritti, se non impareranno a farlo da sole.
— La gatta di Varsavia di Slavenka Drakulić (Pagina 136 - 137)
A proposito, sappiate che sono stata una delle prime maialine ungheresi ad attraversare, insieme ai cittadini della Ddr, il famoso confine di Sopron dove, nell'agosto del 1989, austriaci e ungheresi tagliarono insieme il filo spinato affinché noi potessimo entrare in Occidente. Che euforia che c'era nell'aria... Eravamo convinti che dalla sera alla mattina tutto sarebbe cambiato. In realtà, al posto del gulasch-comunismo, ci ritrovammo con il gulasch-capitalismo! Sarebbe a dire un capitalismo condito con tanti avanzi di «kadarismo», se mi passate il termine. Ma la speranza è l'ultima a morire, perché, parafrasando Eraclito, «non ci si può bagnare due volte nello stesso gulasch».
— La gatta di Varsavia di Slavenka Drakulić (Pagina 135)