alephoto85 citazione da Ancora venticinque estati di Stephan Schäfer
Qualcosa c'era sempre, Affannarsi, eseguire piuttosto che vivere. Riuscii a vagare per mezz'ora senza ricordare se mi fosse venuto incontro qualcuno o dove di preciso avessi svoltato. Tuttavia avevo una certezza, me la sentivo addosso, mi accerchiava, mi sfibrava: a un certo punto della mia vita avevo imboccato il ramo sbagliato del bivio, perso la bussola interiore. Fino a qualche anno prima mi sentivo ancora sereno e libero, amavo le cose che facevo, sia nel privato sia nel lavoro. Ma con il passare del tempo avevo barattato un'addizione di doveri per una sottrazione di libertà. Non era stato un atto consapevole, si era trattato piuttosto di un'infiltrazione strisciante, subdola. Ero diventato uno di quegli ottimizzatori che mettono al centro della propria esistenza professione, riconoscimento e guadagno. Severi con sé stessi, quasi mai soddisfatti, risoluti anziché rilassati. Incalzati dalle scadenze, dalle aspettative proprie e altrui. Non volevo quello che avevo, volevo quello che non avevo. Quindi il mattino in questione non aveva l'oro in bocca, e io non ero l'allodola che si prende allegramente il verme, ero piuttosto il passero esausto imprigionato nella sua gabbia e intento a rimuginare. Lo sentivo: questo non andava bene e non mi faceva stare bene. Come sentivo di non essere affatto la persona che ero in realtà. Né tanto meno quella che avrei voluto essere.
— Ancora venticinque estati di Stephan Schäfer (Pagina 5)
Iniziamo benissimo direi 😍
