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alephoto85

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Slavenka Drakulić: La gatta di Varsavia (Paperback, Italiano language, 2010, B.C. Dalai editore) No rating

Cosa racconterebbero un cane, una gatta, un topolino, una talpa, un pappagallo, un corvo, una …

«Se credete a quello che dice la gente, ne dovreste dedurre che in questo Paese non una singola persona sia mai stata iscritta al Partito Cominusta Cecoslovacco! Erano tutte vittime! Il che è da idioti, soprattutto alla luce del fatto che il 10% della popolazione aveva la tessera del partito, punto e basta. Fanno un milione e settecentomila persone! Dubito che fossero tutti sostenitori convinti, in molti casi si trattava solo di tessere "formali", prese per il lavoro e la carriera e i benefici che la tessera stessa comportava. Ma nessun regime, per quanto totalitario, può esistere senza la complicità di una parte della popolazione - per quanto estorta controvoglia», diceva il professor Perlik. «Non prendiamoci in giro, se la maggior parte di noi si allineava non lo faceva solo per sopravvivere - perché la Cecoslovacchia non era l'Unione Sovietica - ma semplicemente per vivere meglio. Capisco che sia una verità dura da ingoiare oggi come oggi. »

La gatta di Varsavia by  (Page 16)

Slavenka Drakulić: La gatta di Varsavia (Paperback, Italiano language, 2010, B.C. Dalai editore) No rating

Cosa racconterebbero un cane, una gatta, un topolino, una talpa, un pappagallo, un corvo, una …

E qui, in questo cinema, finisce la storia del comunismo. Quella del museo, intendo.

<<Che me n'è venuto dal cambiamento?» dice Milena. «Ho perso il lavoro. Ho meno soldi. Mio marito beve. La libertà? Quale libertà? Non possiamo fare un viaggio, non ci possiamo comprare niente. Non abbiamo neanche più la macchina, non ce la possiamo permettere», si sfoga con Dasha, che non può fare altro che concordare. Ogni tanto provo pena per entrambe, fanno palesemente parte della schiera dei perdenti. Queste due signore non sono forse la migliore pubblicità per la democrazia e il capitalismo, direi. Il cambiamento è arrivato troppo tardi per loro. Effettivamente, deve essere proprio frustrante ritrovarsi finalmente nell'era dell'opulenza, ma non potersela godere, non trovi, Hans?

La gatta di Varsavia by  (Page 26)

Slavenka Drakulić: La gatta di Varsavia (Paperback, Italiano language, 2010, B.C. Dalai editore) No rating

Cosa racconterebbero un cane, una gatta, un topolino, una talpa, un pappagallo, un corvo, una …

Pensa a come viveva la gente - centinaia di milioni di persone con la sensazione di avere una stanza d'interrogatorio installata nel cervello. Non la vedevi ma c'era. Penserai che sto di nuovo esagerando , ma sto semplicemente parlando di autocensura, di una situazione in cui diventi l'interrogatore di te stesso - l'esatto contrario della libertà di espressione. Ti chiedi se non fosse un modo per essere politically correct? Caro Hans... mettiamola così, se mi permetti di citare ancora una volta il professore: «Il politically correct nasce dalla sensibilità verso l'altro - l'autocensura nasce dalla paura dell'altro». La sorveglianza reciproca era un sistema messo a punto nell'Urss e praticato in tutti i Paesi del blocco sovietico.

La gatta di Varsavia by  (Page 23)

replied to MZan74's status

@mzan74@fedi.bobadin.icu credo che sia proprio quello che intende Rovelli citando Mach, che presenta come persona con una formazione "completa". Comunque sono d'accordo, anche se l'associazione scienze naturali = tecnica mi sembra limitata e, come sottolineava Roberto Vacca, spesso capita anche il problema opposto, soprattutto con la matematica. Tema interessante comunque. Grazie del link.