cretinodicrescenzago ha recensito La spada spezzata di Poul Anderson
Quella narrata da Anderson è una vicenda le cui radici simboliche affondano in un terreno …
Non sempre elegante, certamente norreno ed epicheggiante
3 stelle
[Vecchia recensione composta da ragazzetto; abbiate pietà delle mie ingenuità tagliate con l'accetta!]
Ho comprato La spada spezzata perché mi era stato presentato come "Il Signore degli Anelli americano", dato che entrambi i romanzi rielaborano temi e concetti della mitologia norrena, ma trovo che la somiglianza si fermi qui: il tomone ponderoso di Tolkien si apprezza davvero se lo si legge come un testo di Letteratura alta e accademica, perché così era stato scritto; il volumetto di Anderson ti incolla alla pagina come un bravo racconto pulp, cerca di elevarsi a vette introspettive... e fallisce. Partiamo dall'ambientazione, un fine fantasy storico: siamo nell'Inghilterra nell'alto medioevo, e le divinità e le creature fatate pagane esistono davvero e sono sopravvissute all'avvento del cristianesimo: gli dèi vichinghi se ne stanno nel Valhalla a continuare la loro lotta con i giganti dei ghiacci; elfi, troll, nani, goblin e altri semidèi abitano sulla …
[Vecchia recensione composta da ragazzetto; abbiate pietà delle mie ingenuità tagliate con l'accetta!]
Ho comprato La spada spezzata perché mi era stato presentato come "Il Signore degli Anelli americano", dato che entrambi i romanzi rielaborano temi e concetti della mitologia norrena, ma trovo che la somiglianza si fermi qui: il tomone ponderoso di Tolkien si apprezza davvero se lo si legge come un testo di Letteratura alta e accademica, perché così era stato scritto; il volumetto di Anderson ti incolla alla pagina come un bravo racconto pulp, cerca di elevarsi a vette introspettive... e fallisce. Partiamo dall'ambientazione, un fine fantasy storico: siamo nell'Inghilterra nell'alto medioevo, e le divinità e le creature fatate pagane esistono davvero e sono sopravvissute all'avvento del cristianesimo: gli dèi vichinghi se ne stanno nel Valhalla a continuare la loro lotta con i giganti dei ghiacci; elfi, troll, nani, goblin e altri semidèi abitano sulla Terra, nascosti con la magia agli occhi degli umani. La nostra storia inizia quando Imric, conte degli elfi d'Inghilterra, rapisce un bambino umano per crescerlo come suo, e lascia al suo posto un ibrido mezzo elfo e mezzo troll di apparenza umana; l'umano rapito viene chiamato Skafloc, invece il meticcio scambiato sarà noto come Valgard, e le loro vite potrebbero procedere tranquillamente... non fosse che Odino incrocerà i loro sentieri per portare avanti i suoi piani: si avvicina una guerra fra elfi e troll e Odino vuole che, durante tale guerra, Skafloc riforgi Tyrfing, la terribile spada spezzata foriera di rovine, e Valgard dovrà spingere Skafloc ad addossarsi tale fardello.
Per quanto riguarda l'intreccio, è decisamente appassionante: il nocciolo degli eventi è la vicenda bellica fra elfi e troll, che segue in modo assolutamente grammaticale (e quindi a prova di bomba) il classico ritmo in tre atti: 1. Introduzione dello status quo pacifico in cui vivono i protagonisti; A. Esperienza traumatica che rompe l'equilibrio; 2. Scontro fra eroe e nemesi con prevalere della nemesi; B. Crollo dell'eroe al suo punto più basso; 3. Progressivo riscatto e resa dei conti. L'unica caduta di ritmo è sul finale, francamente affrettato e risolto con faciloneria – come se il nostro autore avesse voluto tagliar corto perché non aveva più energie scrittorie. Su piano dell'epopea bellica si innesta un conflitto più psicologico che è, in sostanza, quello fra volontà umana e Destino, proprio della tragedia greca (e, se ho capito bene la prefazione, di certe saghe norrene): ciascuno dei due protagonisti (Skafloc e Valgard) si è formato una certa percezione di sé e vive la vita di conseguenza, poi apprende cose che mettono in dubbio la sua identità, non trova più un senso alla sua esistenza ed entra in una spirale autodistruttiva. Proprio qui sta il grosso punto debole del romanzo: laddove il conflitto bellico tiene botta, la parabola tragica personale dei due eroi è elaborata male. L'arco personale di Valgard è fondamentale all'inizio e viene abbandonato attorno a metà romanzo, degradando Valgard stesso da deuteragonista ad antagonista, mentre l'esito tragico del percorso di Skafloc viene continuamente anticipato come elemento fondamentale, gli si dedica tanto spazio espositivo nel secondo atto... ma alla fine il conflitto interiore non aggiunge nulla a ciò che il personaggio fa e pensa in relazione al conflitto con la sua nemesi – se Skafloc non vivesse una tragedia tanto il suo carattere quanto gli altri eventi non cambierebbero di una virgola.
Spendo anche due parole sullo stile: Anderson stesso spiega in prefazione di aver scritto il romanzo a 28 anni e di averlo revisionato a 45, per l'edizione definitiva del 1971, e indubbiamente è la prosa veloce e ben descrittiva di un bravo romanziere – ma per qualche motivo arcano ha deciso di conservare alcuni passaggi decisamente noiosi, appesantiti da aggettivi, avverbi e metafore da poetastro che non aggiungono informazioni né colore, il classico errore di un autore esordiente che vuole fare il dotto. Mi fa però strano che questi passi si concentrino nei primi capitoli e vadano via via scemando, come se l'autore avesse superato quel vizio man mano che scriveva la prima stesura e abbia voluto preservare anche nella revisione la traccia della sua maturazione.
Al netto di questi difetti, La Spada Spezzata è un romanzo piacevole e dignitoso che ci offre brutali sbudellamenti, stregonerie abbastanza evocative e scene erotiche rappresentate con finezza dietro un velo, il tutto in tinte nordeuropee. In più per chi, come me, è appassionato del videogioco Warcraft III, qui dentro è presentato l'antecedente culturale della spada maledetta Frostmourne! In più mi ha messo voglia di voglia di rileggere The Children of Húrin], il racconto lungo di tragedia mitologica del prof. Tolkien, per fare un raffronto con La Spada Spezzata, e di recuperare l'altro romanzo fantasy di Anderson, Tre cuori e tre leoni.