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Noia terminale
In un pianeta dove gli uomini sono confinati in una zona marginale, le donne godono dei frutti di un’utopia lesbo-matriarcale, …
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Il classico nerd sinistronzo: leggo narrativa fantastica classica, narrativa realistica con una trama (quindi niente dick lit), saggi di scienze sociali marxisti-femministi-decoloniali-froci, testi di mitologia, filosofia pagana e magia, e roba che tiene assieme tutto ciò.
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In un pianeta dove gli uomini sono confinati in una zona marginale, le donne godono dei frutti di un’utopia lesbo-matriarcale, …
The work we do brings us meaning, moulds our values, determines our social status and dictates how we spend most …
Fino al 2021 circa, ero pienamente certo che il movimento No Tav fosse una cricca di montanari più interessati a preservare i propri agriturismi che ad alleggerire il trasporto su gomma lasciando costruire una nuova ferrovia. A fine '21, mi accorgo che le e i No Tav stavano anche aiutando le persone migranti sulla tratta alpina, e qualche dubbbio mi è salito. Vari anni e vari spunti dopo, mi capita in mano questo I ribelli della montagna, che ha sostanzialmente sfatato ogni perplessità residua e segnato il mio passaggio dall'altro lato della barricata: perché porco Giuda, la TAV Torino-Lione non è necessaria per un cavolo, i lavori in proposito sono dannosi se non infattibili di base, la devastazione dei territori che si portano dietro è uno schifo, e le autorità armate e non che cercano di portarli avanti commettono abusi e violenze un giorno sì e l'altro pure – …
Fino al 2021 circa, ero pienamente certo che il movimento No Tav fosse una cricca di montanari più interessati a preservare i propri agriturismi che ad alleggerire il trasporto su gomma lasciando costruire una nuova ferrovia. A fine '21, mi accorgo che le e i No Tav stavano anche aiutando le persone migranti sulla tratta alpina, e qualche dubbbio mi è salito. Vari anni e vari spunti dopo, mi capita in mano questo I ribelli della montagna, che ha sostanzialmente sfatato ogni perplessità residua e segnato il mio passaggio dall'altro lato della barricata: perché porco Giuda, la TAV Torino-Lione non è necessaria per un cavolo, i lavori in proposito sono dannosi se non infattibili di base, la devastazione dei territori che si portano dietro è uno schifo, e le autorità armate e non che cercano di portarli avanti commettono abusi e violenze un giorno sì e l'altro pure – è davvero una legge marziale perpetua in territorio interno, se non direttamente un assaggio del modello securtario sionista spostato in situazione non strettamente coloniale (ma solo di centro tecnocratico contro comunità periferiche). Spero che Chiarelli o chi per lui componga il prima possibile un secondo volume dedicato agli ultimi dieci anni di lotta, perché col DDL 1660 alle porte (brrrr!) avere un quadro aggiornato della situazione in Val Susa è più impellente che mai.
Il libro più aggiornato e obiettivo sul movimento No Tav. La verità sulla vicenda di Sole e Baleno grazie alla …
Questo reportage per me ha un valore affettivo immenso. Mi fu regalato appena uscito, o quasi, da un'amicizia con cui poi ho perso i contatti, in un periodo abbastanza sbalestrato della mia giovinezza, e lo lessi capendoci poco, ma assimilando una sarabanda di concetti, di immagini, di luoghi e date. E tutta quella sarabanda è sedimentata nel mio cervello, si è intersecata piano piano con spunti che venivano da altre parti (principalmente da Zerocalcare e dal rap classico), ed è sbocciata tanti anni dopo e tanta acqua sotto i ponti dopo, nel momento in cui sono andato a vivere a Milano dalla grigia (anzi, nera...) provincia lombarda – e non a caso, le date che metto qui su Bookwyrm sono quelle della seconda lettura, con occhi ben diversi. Che dire, Le radici del glicine non è certamente un memoriale immediatamente comprensibile, perché racconta "da dentro" gli anni d'oro dell'autogestione e …
Questo reportage per me ha un valore affettivo immenso. Mi fu regalato appena uscito, o quasi, da un'amicizia con cui poi ho perso i contatti, in un periodo abbastanza sbalestrato della mia giovinezza, e lo lessi capendoci poco, ma assimilando una sarabanda di concetti, di immagini, di luoghi e date. E tutta quella sarabanda è sedimentata nel mio cervello, si è intersecata piano piano con spunti che venivano da altre parti (principalmente da Zerocalcare e dal rap classico), ed è sbocciata tanti anni dopo e tanta acqua sotto i ponti dopo, nel momento in cui sono andato a vivere a Milano dalla grigia (anzi, nera...) provincia lombarda – e non a caso, le date che metto qui su Bookwyrm sono quelle della seconda lettura, con occhi ben diversi. Che dire, Le radici del glicine non è certamente un memoriale immediatamente comprensibile, perché racconta "da dentro" gli anni d'oro dell'autogestione e delle culture undergorund qui a Milano, e tanto viene esposto a muso duro senza spiegare più di tanto i retroscena e i quadri generali – ma proprio per questo, leggerlo è un metodo fantastico per innescarsi in testa la curiosità di cosa è stata, in Italia, la contestazione del '68-'77 e la controcultura. Qui dentro ci sono i marxisti-leninisti, gli indiani metropolitani, gli artisti vagabondi impegnati contro l'eroina, gli eroinomani grossomodo di buon cuore, i politicanti e gli scrocconi, gli autonomi che andavano a rubare le pistole, i meridionali in cerca di fortuna, le donne che attraversavano tutte queste categorie con ancora addosso certi stigmi di misoginia... la morte di Fausto e Iaio, con i quali venne ucciso il Movimento e venne aperto il Riflusso, quel riflusso che qualche tempo dopo ingoiò anche via Correggio. Ma finché l'ingranaggio collettivo della memoria continua a girare, anche noi che non c'eravamo ancora possiamo farci un'idea di cosa rappresentò una delle più variegate e durature occupazioni abitative e culturali di Milano (se non d'Italia), e prenderne spunto per rendere vero, nel nostro piccolo, un mondo diverso e migliore.
Dai capelloni ai moicani. Testimonianze da una comunità ribelle sotto l’ombra dei glicini a rappresentare le radici dei movimenti sociali. …
Via Padova è da sempre considerata una delle “strade simbolo” di Milano e da diversi anni è diventata archetipo di …
Via Padova è considerata una delle “strade simbolo” di Milano e da diversi anni è diventata archetipo di periferia, non …
«La scuola non è niente senza le vite dei ragazzi». Militant A è un rapper, frontman di Assalti Frontali, uno …
Una grande avventura che si legge con il fiato sospeso. Un viaggio in un periodo poco conosciuto della cultura underground, …
I capelli sono fondamentali - bisogna tenerli dritti - in piedi - come spilli o borchie taglienti - sono un …
[Vecchia recensione esportata da altro sito] Pochi giorni fa ho divorato Il popolo delle scimmie. Scritti sul fascismo, un'analisi giorno per giorno della prassi politica di Mussolini attraverso gli articoli di Antonio Gramsci. Mi è parso opportuno proseguire il percorso con questo celeberrimo pamphlet di Eco, che a quanto pare è celeberrimo a ragion veduta: perché è potente, incisivo, completo, e ti prende a sassate. È risaputo che il succo del testo è enumerare con una sintesi impeccabile le caratteristiche intrinseche di una mentalità politica fascista: il culto per una Tradizione rivelata e statica, l'antimodernismo, l'irrazionalismo, l'acriticità, la xenofobia, la frustrazione piccolo borghese, il nazionalismo, e così via – ma secondo me il "pezzo forte" sono i paragrafi "metodologici" in cui Eco giustifica la sua ricerca di un fascismo originario, dai quali cito un tratto:
Ci fu un solo nazismo, e non possiamo chiamare "nazismo" il falangismo ipercattolico di …
[Vecchia recensione esportata da altro sito] Pochi giorni fa ho divorato Il popolo delle scimmie. Scritti sul fascismo, un'analisi giorno per giorno della prassi politica di Mussolini attraverso gli articoli di Antonio Gramsci. Mi è parso opportuno proseguire il percorso con questo celeberrimo pamphlet di Eco, che a quanto pare è celeberrimo a ragion veduta: perché è potente, incisivo, completo, e ti prende a sassate. È risaputo che il succo del testo è enumerare con una sintesi impeccabile le caratteristiche intrinseche di una mentalità politica fascista: il culto per una Tradizione rivelata e statica, l'antimodernismo, l'irrazionalismo, l'acriticità, la xenofobia, la frustrazione piccolo borghese, il nazionalismo, e così via – ma secondo me il "pezzo forte" sono i paragrafi "metodologici" in cui Eco giustifica la sua ricerca di un fascismo originario, dai quali cito un tratto:
Ci fu un solo nazismo, e non possiamo chiamare "nazismo" il falangismo ipercattolico di Franco, dal momento che il nazismo è fondamentalmente pagano, politeistico e anticristiano, o non è nazismo. Al contrario, si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia. [...] Il termine "fascismo" si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. Togliete dal fascismo l'imperialismo e avrete Franco o Salazar; togliete il colonialismo e avrete il fascismo balcanico. Aggiungete al fascismo italiano un anticapitalismo radicale (che non affascinò mai Mussolini) e avrete Ezra Pound. Aggiungete il culo della mitologia celtica e il misticismo del Graal (completamente estraneo al misticismo ufficiale) e avrete uno dei più rispettati guru fascisti, Julius Evola.
Considerando che scrivo questa recensione a circa due mesi dalle elezioni parlamentari e ci sono dei ** così audaci da sostenere che "il partito X non è formalmente una rifondazione del Partito Nazionale Fascista, quindi non può essere un partito fascista", mi sembra evidente perché e percome Il fascismo eterno dovrebbe essere lettura scolastica.
[Post Scriptum: ripubblico questa recensione circa due anni e mezzo dopo quelle elezioni, e abbiamo solo da preoccuparci, perché l'onda nera e velenosa sale in tutto l'Occidente. Stringiamoci forte, gente...]
Com'è indicato apertamente nella prefazione, Caccia alle streghe, guerra alle donne è sostanzialmente una "versione ridotta e introduttiva" del magnum opus di Calibano e la strega. Le donne, il corpo e l'accumulazione originaria; inoltre non si tratta di un saggio unitario, ma di un'antologia di articoli relativamente brevi che esplorano uno stesso tema. Normalmente mi aspetterei che queste due caratteristiche producano un volume al massimo discreto, e invece il risultato è indubbiamente egregio. E con "egregio", intendo dire che il volume scardina brutalmente l'interpretazione positivista della storia socioeconomica moderna proposta senza battere ciglio dalla manualistica scolastica "ufficiale", poiché svela che l'affermazione in Europa della cultura capitalista, con i suoi miti di efficienza, razionalizzazione e accumulo, rappresentò in realtà il massacro di un'economia di sussistenza relativamente egalitaria e attenta al benessere emotivo-spirituale sviluppatasi nel corso del Medioevo, e che questa repressione violenta non poté non passare per la violenza sistematica …
Com'è indicato apertamente nella prefazione, Caccia alle streghe, guerra alle donne è sostanzialmente una "versione ridotta e introduttiva" del magnum opus di Calibano e la strega. Le donne, il corpo e l'accumulazione originaria; inoltre non si tratta di un saggio unitario, ma di un'antologia di articoli relativamente brevi che esplorano uno stesso tema. Normalmente mi aspetterei che queste due caratteristiche producano un volume al massimo discreto, e invece il risultato è indubbiamente egregio. E con "egregio", intendo dire che il volume scardina brutalmente l'interpretazione positivista della storia socioeconomica moderna proposta senza battere ciglio dalla manualistica scolastica "ufficiale", poiché svela che l'affermazione in Europa della cultura capitalista, con i suoi miti di efficienza, razionalizzazione e accumulo, rappresentò in realtà il massacro di un'economia di sussistenza relativamente egalitaria e attenta al benessere emotivo-spirituale sviluppatasi nel corso del Medioevo, e che questa repressione violenta non poté non passare per la violenza sistematica sulle donne per privarle dei diritti che si erano ritagliate dopo il crollo dell'Antica Roma – ed è evidente il nesso strutturale con le violenze istituzionalizzate per tenere sotto controllo le schiave e gli schiavi nelle piantagioni coloniali americane, di cui ha trattato Angela Y. Davis in Donne, razza e classe. L'analisi di Federici, inoltre, non si limita a guardare indietro, ma ci propone anche materiali sulla caccia alle streghe odierna nell'ex Terzo Mondo coloniale e dimostra il ricorso storico di un attacco plutocratico alle economie comunitarie, attacco fondato sulle alleanze profane fra Chiese e capitale e sulla guerra fra poveri che oppone, in linea di massima, donne anziane paladine di un sistema valoriale precoloniale e maschi giovani senza prospettive economiche né scrupoli etici (ed è difficile non pensare alla mobilitazione mussoliniana della piccola borghesia analizzata da Antonio Gramsci ne Il popolo delle scimmie. Scritti sul fascismo). Non do le 5 stelle piene solo perché la raccolta, essendo un testo introduttivo, necessariamente lascia solo accennate alcune tematiche periferiche, ma di sicuro riceve una lode per avermi fatto riappassionare alla storia socioeconomica dopo che avevo "appreso l'arte per metterla da parte" in università – e per avermi fatto adottare il grido di battaglia "Somos la nietas de todas las brujas que no pudisteis quemar".
Quella a cui stiamo assistendo è una nuova ondata di violenza, interpersonale e istituzionale, contro le donne: una nuova caccia …
[Vecchia recensione esportata da altro sito.]
Prima o poi arrivano nella vita dei momenti in cui o ci si dà un'alfabetizzazione politica, o si resta dei bambocci senza spina dorsale. Ho deciso che per me era arrivato quel momento, ergo ho cercato dei saggi che risuonassero con i miei valori personali e, fra i vari, ho recuperato questo Anarchia: Idee per l'umanità liberata, una selezione di dieci scritti di Noam Chomsky composti fra gli anni Settanta e i primi Duemila. Ora, è vero che prima o poi arrivano anche dei momenti in cui un pensatore o si ritira dalle scene civilmente o si attacca alla poltrona e rimbambisce, e che Chomsky ha scelto di attaccarsi alla poltrona e nell'ultimo paio di anni ha fatto un po' di figure da vecchio senile – però la sua prosa dei tempi d'oro raccolta in questo volume brilla ancora per limpidezza e per …
[Vecchia recensione esportata da altro sito.]
Prima o poi arrivano nella vita dei momenti in cui o ci si dà un'alfabetizzazione politica, o si resta dei bambocci senza spina dorsale. Ho deciso che per me era arrivato quel momento, ergo ho cercato dei saggi che risuonassero con i miei valori personali e, fra i vari, ho recuperato questo Anarchia: Idee per l'umanità liberata, una selezione di dieci scritti di Noam Chomsky composti fra gli anni Settanta e i primi Duemila. Ora, è vero che prima o poi arrivano anche dei momenti in cui un pensatore o si ritira dalle scene civilmente o si attacca alla poltrona e rimbambisce, e che Chomsky ha scelto di attaccarsi alla poltrona e nell'ultimo paio di anni ha fatto un po' di figure da vecchio senile – però la sua prosa dei tempi d'oro raccolta in questo volume brilla ancora per limpidezza e per vis polemica e riesce a dimostrare, secondo me, egregiamente i fondamenti del progressismo libertario, dall'illegittimità etica della gerarchia fino alla compromissione delle classi intellettuali con il potere economico, passando per l'esempio virtuoso della fazione anarchica nella Guerra Civile Spagnola. Come precisato nell'introduzione, i dieci pezzi tornano spesso sui medesimi temi, portando avanti un unico discorso nell'arco di tanti anni, ma la ridondanza conseguente rende molto più masticabile il tema e talvolta permette a Chomsky di ritrattare punti opinabili (non tutti quelli degni di nota, ma non chiediamo troppo). Forse non una lettura da illuminazione buddhista, ma di sicuro un bel tassello nella mia formazione.
[Post Scriptum al Febbraio 2025: mi commuove un po' rileggere le mie ingenuità di tre anni fa, proprio all'inizio della mia formazione politica.]