Il classico nerd sinistronzo: leggo narrativa fantastica classica, narrativa realistica con una trama (quindi niente dick lit), saggi di scienze sociali marxisti-femministi-decoloniali-froci, testi di mitologia, filosofia pagana e magia, e roba che tiene assieme tutto ciò.
Salvo dove indicato diversamente, ho composto le recensioni a ridosso della prima lettura, quindi le primissime risalgono al 2017 quando avevo ventun anni e qualcosa – abbiate pietà delle mie ingenuità.
R. Andrew Chesnut è professore ordinario di Storia delle Religioni presso la Virginia Commonwealth University, …
Vario, dettagliato, un po' rifinibile
3 stars
A livello di vastità della ricerca e acume dell'analisi etnografica, questo testo è assolutamente egregio e ricostruisce benissimo sia le origini storiche e lo sviluppo secolare della Santa Morte, sia le pratiche cultuali contemporanee e la posizione di queste pratiche nella religiosità latinoamericana ampia. Pecca, però, sotto due fronti: in primis, ci sono evidenti ripetizioni e cesure malfatte fra il nucleo originario del testo e i nuovi dati aggiunti alla seconda edizione; in secundis, manca una genealogia precisa e una mappatura dei legami reciproca fra i vari templi e chiese dedicati alla Santa Muerte (i dati sono sparsi qua e là o impliciti, ma manca la sistematizzazione); in tertis, questa edizione italiana ha voluto tradurre, appunto, la seconda edizione... ma ne è appena uscita una terza, e io dubito che l'autore l'abbia messa assieme dal nulla senza dire nulla ai propri agenti.
A dicembre 2021 sarà il 30° anniversario della fine dell'Urss. L'italo-russo Yurii Colombo - ormai …
Un grande risultato storico distrutto da una codardia di fondo
4 stars
Nella sua brevità e compattezza, un testo a mio giudizio ben argomentato e documentato (ma non sono uno specialista) che va a sostenere con tenacia una tesi molto pragmatica: se l'URSS è crollata su sé stessa lasciandosi alle spalle degli Stati cleptocratici e reazionari, è perché sin dalle sue origini ha tradito le promesse di uguaglianza sostanziale e libertà personale in favore dell'ortodossia ideologica e della lealtà al corpo dirigente, con la conseguenza che già nella tarda età di Lenin lo Stato si era trasformato in un sistema oligarchico pacificato con il bastone della repressione e la carota dello stato sociale – e gli appuntamenti con la Storia che avrebbero potuto sbloccare la situazione attraverso una liberalizzazione del pensiero e della vita pubblica sono stati tutti mancati, vuoi per l'inettitudine di Trotsky nel suo scontro con Stalin, vuoi per l'ambizione imperialista di Kruscev nel volere la "destalinizzazione in un solo …
Nella sua brevità e compattezza, un testo a mio giudizio ben argomentato e documentato (ma non sono uno specialista) che va a sostenere con tenacia una tesi molto pragmatica: se l'URSS è crollata su sé stessa lasciandosi alle spalle degli Stati cleptocratici e reazionari, è perché sin dalle sue origini ha tradito le promesse di uguaglianza sostanziale e libertà personale in favore dell'ortodossia ideologica e della lealtà al corpo dirigente, con la conseguenza che già nella tarda età di Lenin lo Stato si era trasformato in un sistema oligarchico pacificato con il bastone della repressione e la carota dello stato sociale – e gli appuntamenti con la Storia che avrebbero potuto sbloccare la situazione attraverso una liberalizzazione del pensiero e della vita pubblica sono stati tutti mancati, vuoi per l'inettitudine di Trotsky nel suo scontro con Stalin, vuoi per l'ambizione imperialista di Kruscev nel volere la "destalinizzazione in un solo Paese", vuoi per la miopia economica di Andropov e Breznev nel non puntare sul cybercomunismo, vuoi per la viltà di Gorbacev nel suo progetto velleitario di trasparenza. Nel complesso, un'amara dimostrazione che il socialismo reale ha fallito per il suo essere autoritario e quiescente, e che la sua derivazione maoista sta invece tenendo botta perché autoritaria ma spregiudicata.
Se non faremo l'impossibile ci troveremo di fronte l'impensabile!
Per Murray Bookchin l’unica soluzione possibile …
Uno sguardo esterno documentato e ordinato
4 stars
A parte il fatto che Varengo è una compagna deliziosa, questo saggio nato come tesi di laurea e man mano revisionato è davvero valido e un ottimo complemento alla raccolta di articoli La prossima rivoluzione: come quella è un'autoritratto di Bookchin, questo è un ritratto tracciato da uno sguardo esterno, che ricostruisce la formazione del nostro ed esplica molto bene i pensieri altrui con cui egli si è posto in dialogo (in particolare lo scontro con l'ecologia profonda e il rapporto deuteragonistico con i partiti verdi). E in particolare, conferma e fornisce una base valida per discutere i punti critici del pensiero bookchiniano, cioè in buona sostanza l'eurocentrismo positivista di fondo.
Non do punteggio massimo solo perché l'introduzione (non di Varengo) è di un accademismo esasperato e illeggibile.
Murray Bookchin ha speso la vita opponendosi allo spirito rapace del capitalismo del “crescere o …
Biglietto da visita di un grande maestro
4 stars
Un'egregia raccolta di articoli brevi e medi in cui Bookchin delinea con estrema chiarezza il suo pensiero, sia esponendo le fallacie dell'anarchismo classico, del marxismo leninista e del sindacalismo militante, sia proponendone una sintesi coerente nel sistema del confederalismo di municipalità con pianificazione economica ecologista. Non do punteggio pieno perché questa traduzione italiana, in realtà, è parziale e cerca pure di nasconderlo: mancano un intero saggio, il paragrafo finale di un altro, e ci sono tagli vari nel corpo di un terzo. Vergogna alla BS Edizioni!
Cinque tappe della critica femminista lungo il Novecento: dal femminismo …
Complesso da seguire, illuminante se lo capisci
4 stars
Un bigino introduttivo di filosofia che ha il merito tipico della sua categoria: farti capire a colpo d'occhio quali correnti di pensiero hanno analizzato fenomeni concreti e tangibili e si sono chieste come cambiare in meglio in mondo, e quali hanno passato decenni a blaterare dei blablabla autoreferenziali. Rafforza nettamente la mia ipotesi pregressa che non ci possa essere ragionamento femminista fruttuoso se non lo si tiene assieme alla riflessione antirazzista-decoloniale, e se non si va oltre la rigida gerarchia marxiana di struttura e sovrastruttura verso una visione più olitistica.
For Pagans and Christians alike, Jesus Through Pagan Eyes offers a provocative portrait of Jesus―as a compassionate, life-affirming, nature-inspired spiritual …
Holger Carlsen, giovane ingegnere danese timido ed impacciato, è all'apparenza una persona del tutto ordinaria, …
Per chi ama le "storie di re Artù e degli antichi cavalieri"
3 stars
Quasi tre anni fa ho deciso di leggere La spada spezzata perché nella mia camera d'eco di blog letterari girava l'idea che se John Tolkien non avesse rovinato sul nascere il fantasy epico con Il signore degli anelli e la sua carica di "buonismo" oggi saremmo pieni di romanzi crudi e maturi come quello summenzionato di Poul Anderson. Dopo aver toccato con mano quel libro, valutai che era una minchiata: La spada spezzata è "solo" un onestissimo libro d'avventura tragica, fedele al mito scandinavo e pieno di situazioni truculente (senza diventare grottesche), ma di certo non è un capolavoro assoluto e non credo sarebbe bastato a dare origine a un filone (se mai ha anticipato il giusto grimdark senza cadere nei suoi eccessi). A suo tempo mi ripromisi di leggere l'altro famoso romanzo fantasy di Anderson, Tre cuori e tre leoni appunto, e ora che l'ho finito ho un parere …
Quasi tre anni fa ho deciso di leggere La spada spezzata perché nella mia camera d'eco di blog letterari girava l'idea che se John Tolkien non avesse rovinato sul nascere il fantasy epico con Il signore degli anelli e la sua carica di "buonismo" oggi saremmo pieni di romanzi crudi e maturi come quello summenzionato di Poul Anderson. Dopo aver toccato con mano quel libro, valutai che era una minchiata: La spada spezzata è "solo" un onestissimo libro d'avventura tragica, fedele al mito scandinavo e pieno di situazioni truculente (senza diventare grottesche), ma di certo non è un capolavoro assoluto e non credo sarebbe bastato a dare origine a un filone (se mai ha anticipato il giusto grimdark senza cadere nei suoi eccessi). A suo tempo mi ripromisi di leggere l'altro famoso romanzo fantasy di Anderson, Tre cuori e tre leoni appunto, e ora che l'ho finito ho un parere alquanto più positivo: neanche questo è un capolavoro, ma è un esempio davvero godibile del fantasy epico con trame fortemente episodiche, estremamente affine alla vera poesia narrativa medievale e ormai spazzato via dal fantasy epico a intreccio orizzontale forte (quanto banale e farraginoso) in stile tolkieniano. Il nostro eroe Holger Carlsern viene catapultato dalla Seconda Guerra Mondiale in un pase incantanto, si arma di cavallo e vesti da cavaliere e si impegna nella forma più archetipica ed elementare di cerca (o quête, o quest): andare da A a B per cercare qualcosa in B, incappare strada facendo in un incontro interessante (amichevole od ostile che sia), trovare in B informazioni che rimandano a un luogo C, ripetere ad libitum finché l'ultima tappa della cerca non porta alla risoluzione di un conflitto ovviamente bellico e ovviamente lasciato sullo sfondo. Questa elementarietà potrebbe diventare ridicola se i nessi causa effetto fossero nebulosi (William Morris, sto guardando te), ma Anderson non ne sbaglia una nel rendere sensati i viaggi (basta tenere semplici le motivazioni) e costante l'immedesimazione nel simpatico protagonista (è gustoso sentire un ingegnere che analizza la Fantasilandia); di sicuro le singole avventure sono poco più che scuse per rendere eroico Holger ed esibire qualche mostriciattolo interessante, i comprimari maschili rimangono piatti come cartapesta e le eroine o avversarie femminili sono, ovviamente, tutte arrapanti e arrapate, ma tutto l'insieme resta godibile: è un'esecuzione nel pieno XX secolo di un modo antichissimo di raccontare storie, che nella sua semplicità fanciullesca riesce comunque ad avvincere.
Riassumendo, Tre cuori e tre leoni non è un romanzo imprescindibile o particolarmente creativo, ma è il più lontano discendente dell'Odissea che io conosca: questo basta a giustificare la lettura.