cretinodicrescenzago ha valutato Contro natura: 5 stelle

Contro natura di Lorraine Daston
Da sempre – in ogni luogo, epoca e cultura – gli esseri umani hanno chiamato in causa la natura per …
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Il classico nerd sinistronzo: leggo narrativa fantastica classica, narrativa realistica con una trama (quindi niente dick lit), saggi di scienze sociali marxisti-femministi-decoloniali-froci, testi di mitologia, filosofia pagana e magia, e roba che tiene assieme tutto ciò. Salvo dove indicato diversamente, ho composto le recensioni a ridosso della prima lettura, quindi le primissime risalgono al 2017 quando avevo ventun anni e qualcosa – abbiate pietà delle mie ingenuità.
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Dopo A Princess of Mars, prosegue la mia dieta di planetary romance con questa raccolta di tre novelle giovanili del signor Poul Anderson, autore riveritissimo della letteratura fantastica statunitense classica, col quale ho dei trascorsi un po' complessi legati ai suoi romanzi Three Hearts & Three Lions e The Broken Sword e pertanto volevo riconciliarmici Nel complesso Swordsmen from the Stars ci riconcilia appieno: il voto poteva anche essere di 5/5, ed è calato per responsabilità della casa editrice più che dell'autore. Dico 5/5 potenziale, perché le prime due storie proposte sono una dose perfetta di adrenalina e senso del meraviglioso, esattamente ciò che io cerco dal racconto di avventura fantastica:
Dopo A Princess of Mars, prosegue la mia dieta di planetary romance con questa raccolta di tre novelle giovanili del signor Poul Anderson, autore riveritissimo della letteratura fantastica statunitense classica, col quale ho dei trascorsi un po' complessi legati ai suoi romanzi Three Hearts & Three Lions e The Broken Sword e pertanto volevo riconciliarmici Nel complesso Swordsmen from the Stars ci riconcilia appieno: il voto poteva anche essere di 5/5, ed è calato per responsabilità della casa editrice più che dell'autore. Dico 5/5 potenziale, perché le prime due storie proposte sono una dose perfetta di adrenalina e senso del meraviglioso, esattamente ciò che io cerco dal racconto di avventura fantastica:
Per cui, qual è il problema della raccolta? Che il terzo racconto, "Swordsman of Lost Terra", è tremendamente soporifero perché pecca nei punti forti degli altri due: manca di una direzione narrativa chiara, saltabeccando come fa dalla cronaca corale all'avventura individuale, dal tema di scontro di civiltà a quello di conflitto intimo fra padri e figli, dedica un sacco di spazio agli antefatti sacrificando il cuore dell'azione, e non trova mai un tono linguistico coeso e adatto alla materia, a differenza della sensazione di avventura spensierata in "Witch" e di rivoluzione eroica in "Virgin".
Da un lato, capisco la volontà di DMR Books di ristampare testi rari di Anderson entrati nel dominio pubblico, ma la raccolta avrebbe tratto gran giovamento da una scelta un po' più oculata: mi stupirebbe scoprire che davvero Anderson ha scritto solo questi tre pezzi di sword & planet!
Jonathan Strange & Mr Norrell è probabilmente uno dei miei romanzi preferiti, in quanto grande romanzo mondo che risulta ricco e profondo senza diventare cervellotico, e ritmato senza diventare adrenalinico: non potevo non leggere anche The Ladies of Grace Adieu and Other Stories, la raccolta di racconti ancillari ambientati nello stesso mondo del romanzo (e talvolta spin-off del romanzo stesso), e ne sono rimasto altrettanto soddisfatto. La qualità resta altissima e Clarke riesce a cambiare efficacemente stile di racconto in racconto, a seconda di quale sia il genere di letteratura proto-moderna che sta imitando di volta in volta: dal libro di memorie alla Casanova al racconto folklorico medievale e protomoderno, dal "vero" Inglese ottocentesco alle escursioni in quello seicentesco; e anche a livello di intreccio, le vicende sono varie e gustose e danno voce a eroine femminili e persone di basso rango, in un valido contrappunto al focus del …
Jonathan Strange & Mr Norrell è probabilmente uno dei miei romanzi preferiti, in quanto grande romanzo mondo che risulta ricco e profondo senza diventare cervellotico, e ritmato senza diventare adrenalinico: non potevo non leggere anche The Ladies of Grace Adieu and Other Stories, la raccolta di racconti ancillari ambientati nello stesso mondo del romanzo (e talvolta spin-off del romanzo stesso), e ne sono rimasto altrettanto soddisfatto. La qualità resta altissima e Clarke riesce a cambiare efficacemente stile di racconto in racconto, a seconda di quale sia il genere di letteratura proto-moderna che sta imitando di volta in volta: dal libro di memorie alla Casanova al racconto folklorico medievale e protomoderno, dal "vero" Inglese ottocentesco alle escursioni in quello seicentesco; e anche a livello di intreccio, le vicende sono varie e gustose e danno voce a eroine femminili e persone di basso rango, in un valido contrappunto al focus del romanzo principale sui gentiluomini e, al più, i loro maggiordomi.

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Per chi come me ha il pallino dei racconti di avventura fantasy (alias la sword & sorcery), DMR Books è un'ottima casa editrice specializzata da cui recuperare testi classici raramente ristampati, ma francamente non ho ancora dato una chance alle loro proposte di inediti, visto che (prevedibilmente) il catalogo propone solo scrittori caucasici metallari con i capelli unti (a quanto so, la gente punk sinistronza del settore scrive sulla rivista «New Edge Sword & Sorcery»); astutamente, però, DMR offre a chi si iscrive alla loro newsletter questo The Infernal Bargain and Other Stories, una selezione di campioni gratuiti estrapolati da varie loro pubblicazioni, e mi ha fatto ottimamente compagnia come lettura da relax pomeridiano. La qualità dei racconti è globalmente buona, dal più che competente al grossolano che però fa il giro e diventa piacevolmente kitsch: i tre pezzi a mio giudizio più deboli sono “The Gift …
Per chi come me ha il pallino dei racconti di avventura fantasy (alias la sword & sorcery), DMR Books è un'ottima casa editrice specializzata da cui recuperare testi classici raramente ristampati, ma francamente non ho ancora dato una chance alle loro proposte di inediti, visto che (prevedibilmente) il catalogo propone solo scrittori caucasici metallari con i capelli unti (a quanto so, la gente punk sinistronza del settore scrive sulla rivista «New Edge Sword & Sorcery»); astutamente, però, DMR offre a chi si iscrive alla loro newsletter questo The Infernal Bargain and Other Stories, una selezione di campioni gratuiti estrapolati da varie loro pubblicazioni, e mi ha fatto ottimamente compagnia come lettura da relax pomeridiano. La qualità dei racconti è globalmente buona, dal più che competente al grossolano che però fa il giro e diventa piacevolmente kitsch: i tre pezzi a mio giudizio più deboli sono “The Gift of the Ob-men” e “Black Genesis”, e in parte “Thannhausefeer’s Guest”, tutti ascrivibili a quell'approccio alla s&s mediato dall'heavy metal, in cui si privilegiano estetiche truculente e atmosfere di ferocia maschile belluina, presentata come modalità per affermarsi in un mondo decadente e marcescente. Per il mio gusto, sono stati ben più interessanti i tre racconti di autori classici minori che l'editore ha riscoperto: “The Sapphire Goddess” comprime quella che oggi sarebbe la trama di un isekai in poche decine di pagine e risulta "così assurdo che diventa geniale" per quanto vertiginoso è il suo ritmo (e per quanto cruciale sia il comprimario fatato rispetto all'eroe marziale), “The Thief of Forthe” mette in bocca ai suoi personaggi (forse inconsapevolmente) una buona dose di sarcasmo e smargiassate che, in qualche modo, riesce comunque a intrecciarsi a una scena climatica discretamente emotiva, e “Adventure in Lemuria” propone delle atmosfere incredibilmente solari e, oso dire, ottimiste, più in linea con quel lato gioviale della s&s classica che usualmente si assocerebbe a Fritz Leiber più che a Robert Howard... lato gioviale che anche “The Infernal Bargain” tocca, ma per altra via, cioè assemblando deliberatamente così tante situazioni archetipiche ed esagerate da risultare un pastiche finemente autoironico. In ogni caso, i miei testi preferiti restano quelli più audaci per temi e situazioni: “The Mountains Have Eyes and the Woods Have Teeth”, itera in modo più che competente su una trama assolutamente trita ma assolutamente archetipica se non mitica, il brevissimo “The Heaviest Sword” è al limite della satira amara di ciò che ci aspettiamo da questo genere... e “Into the Dawn of Storms” è il primo episodio di un maledetto romanzo a puntate che mi toccherà recuperarmi a parte, accidenti.

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«Ciò che Schalom Ben-Chorin offre, è una delle presentazioni più ragionate di quello che oggi possiamo sapere intorno a Gesù …
Da insegnante di Lettere, detesto profondamente l'enfasi che i programmi ministeriali concedono a quella che io chiamo la "letteratura del cazzo", cioè i romanzi realistici stilisticamente pretenziosi e inerenti la grave crisi di coscienza di un uomo etero borghesotto (o giovanotto o di mezza età), che si scopre incapace di reggere le aspettative sociali... e anziché optare per la rivolta costruttiva e la diserzione dal suo ceto, si perde in velleità inconcludenti o capricci bambineschi. Questo culto ossessivo per La coscienza di Zeno o Il fu Mattia Pascal o Gli indifferenti mi seccava istintivamente già da ragazzo, a maggior ragione ora che, da adulto, comprendo che si tratti di un cacciare in gola alle scolaresche la prospettiva sul mondo delle classi dirigenti, così da deresponsabilizzarle e mitizzarle agli occhi dei subalterni (cioè il 95% degli studenti), mettendo al contempo a tacere i tentativi dei gruppi subalterni stessi di alzare la …
Da insegnante di Lettere, detesto profondamente l'enfasi che i programmi ministeriali concedono a quella che io chiamo la "letteratura del cazzo", cioè i romanzi realistici stilisticamente pretenziosi e inerenti la grave crisi di coscienza di un uomo etero borghesotto (o giovanotto o di mezza età), che si scopre incapace di reggere le aspettative sociali... e anziché optare per la rivolta costruttiva e la diserzione dal suo ceto, si perde in velleità inconcludenti o capricci bambineschi. Questo culto ossessivo per La coscienza di Zeno o Il fu Mattia Pascal o Gli indifferenti mi seccava istintivamente già da ragazzo, a maggior ragione ora che, da adulto, comprendo che si tratti di un cacciare in gola alle scolaresche la prospettiva sul mondo delle classi dirigenti, così da deresponsabilizzarle e mitizzarle agli occhi dei subalterni (cioè il 95% degli studenti), mettendo al contempo a tacere i tentativi dei gruppi subalterni stessi di alzare la voce. Non è affatto un caso che, nella mia esperienza, mai ho visto proporre a scuola Vogliamo tutto, che è l'esatta antitesi della letteratura del cazzo: superficialmente, sembra un romanzo mordenista nel solco di Svevo, ma qui il flusso di coscienza serve a restituire voce collettiva al sottoproletariato italiano, quella massa di contadini meridionali nati poco dopo la Guerra e sradicati dalla misera sicurezza campagnola per diventare operai non specializzati nelle grandi fabbriche, sia quelle impiantate nel Meridione sia ovviamente quelle del triangolo industriale padano, e tale flusso di coscienza ci racconta non già una storia di inettutudine e mediocrità individuale (come piace fare ai romanzieri borghesi), bensì la storia di riscatto collettivo di questi operai ipersfruttati mossi inizialmente dalla ricerca egoistica di benessere materiale, salvo poi rendersi conto della loro comune condizione di sfruttamento, così che il nostro protagonista anonimo (perché non è solo un uomo, ma un archetipo) e i suoi colleghi man mano acquisiscono coscienza, appunto, collettiva di sé come subalterni, e organizzano in autonomia la propria mobilitazione politica, rifiutando impietosamente il dirigismo di CGIL e PCI in favore dello scontro frontale con il padronato e le forze dell'ordine... e il finale del romanzo, fotografia quasi in presa diretta dei sollevamenti operai dell'autunno caldo 1969, non può non ispirarci come mito moderno e paradigma eroico da replicare.
Che marciscano pure nel letamaio gli Zeno Cosini, i Mattia Pascal e i Michele Ardengo: datemi la storia dei miei padri tute blu, loro che hanno cercato di prendersi tutto.
A rigore, Roma senza Papa è fantascienza che, per l'anno di composizione, si svolgeva nei proverbiali "20 anni nel futuro", e a leggerlo oggi diventa ucronia, ma è tutto meno che la fantascienza ucronica all'americana di thriller fantapolitico. Nella finzione narrativa, stiamo infatti leggendo dei diari personali, in parte privati e in parte appunti da pubblicare, composti da un prevosto svizzero in trasferta a Roma, per partecipare a un dibattito teologico sul culto mariano che vede contrapposti tradizionalisti e riformisti, entro una Chiesa Cattolica in via di conciliazione sia con i protestantisimi sia, per certi versi... col buddismo. Da questa base, traiamo un romanzo che intreccia assieme, senza soluzione di continuità, dibattiti squisitamente tecnici di teologia cattolica (proprio come la fantascienza americana classica propone dibattiti squisitamente tecnici di scienze dure), cenni a una Storia con la maiuscola alternativa in cui l'URSS è ancora in piedi e l'Italia non ha conosciuto …
A rigore, Roma senza Papa è fantascienza che, per l'anno di composizione, si svolgeva nei proverbiali "20 anni nel futuro", e a leggerlo oggi diventa ucronia, ma è tutto meno che la fantascienza ucronica all'americana di thriller fantapolitico. Nella finzione narrativa, stiamo infatti leggendo dei diari personali, in parte privati e in parte appunti da pubblicare, composti da un prevosto svizzero in trasferta a Roma, per partecipare a un dibattito teologico sul culto mariano che vede contrapposti tradizionalisti e riformisti, entro una Chiesa Cattolica in via di conciliazione sia con i protestantisimi sia, per certi versi... col buddismo. Da questa base, traiamo un romanzo che intreccia assieme, senza soluzione di continuità, dibattiti squisitamente tecnici di teologia cattolica (proprio come la fantascienza americana classica propone dibattiti squisitamente tecnici di scienze dure), cenni a una Storia con la maiuscola alternativa in cui l'URSS è ancora in piedi e l'Italia non ha conosciuto Mani Pulite, e, soprattutto, ampie discettazioni su come la vita di Roma resti indissolubilmente legata alla presenza della Santa Sede, e ogni rettifica alla pratica e al cerimoniale cattolico possa scompensare gli equilibri della Città Eterna. Un romanzo estremamente complicato, probabilmente un esercizio cerebrale per la maggior parte del pubblico, per me una goduria.
Se i gatti scomparissero dal mondo è come quei film di "fantastico leggero" che si usavano una volta, con gli scambi di coscienza fra persone diverse o gli angeli che danno una mano alle squadre sportive in crisi; in questo caso, abbiamo il diavolo che offre un patto faustiano a un postino qualunque malato terminale: un giorno in più in cambio della sparizione di un qualcosa dal mondo. E a ogni sparizione il nostro signor postino riepiloga e rivisita questo o quel fatto della sua vita nel tentativo di trovare una quadra ai conti in sospeso, finché l'ultimo e più importante di essi non ci conduce a un climax finale che, per una questione di risonanza biografica, a me ha davvero davvero toccato.
Speravo con fiducia che Come distruggere il capitalismo della sorveglianza desse degli spunti aggiuntivi rispetto a Silicon Valley. I signori del silicio, il primo testo sul tema che ho letto, e in parte ne ha dati analizzando più nel dettaglio la storia dei meccanismi di profilazione di massa a scopo pubblicitario e securtario; tuttavia, questo pregio viene compromesso da una prosa che sembra pensata per la pubblicazione su Twitter, con capitoli brevi brevi che spezzettano la trattazione in pensieri semplici, e da una traduzione italiana piena di frasi contorte (se non sintatticamente sgrammaticate) che sanno tanto di bozza mai revisionata; e lo dico a malincuore, da grande estimatore del gruppo Ippolita.

Teorico e militante politico conosciuto, letto e discusso in tutto il mondo, Antonio Negri (1933-2023) è una delle figure più …