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Noi di Evgenij Zamjátin
«Nel XXVI secolo, nella visione di Zamjatin, gli abitanti di Utopia hanno perso completamente la loro individualità tanto da essere …
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«Nel XXVI secolo, nella visione di Zamjatin, gli abitanti di Utopia hanno perso completamente la loro individualità tanto da essere …
Il titolo è orribile ma la biografia dell'autrice mi ha incuriosito. Trovato a un prezzo incredibilmente basso, altrimenti non l'avrei mai acquistato sinceramente... Sembra interessante comunque, a giudicare da queste "prime pagine"

Vent'anni fa, dopo un grave incidente stradale, la dottoressa Schoffro Cook riportò una lesione traumatica al cervello, che intaccò le …
I fascisti hanno in cento contro uno ucciso, bastonato, tormentato, insultato donne, ragazzi, uomini invalidi ed inermi, hanno incendiato, distrutto ricchezze che erano il frutto di lunghi sacrifici dei lavoratori, hanno ridotto in vera schiavitù intere popolazioni; molti di essi hanno tradito i partiti a cui appartenevano ed imperversano contro i loro antichi compagni e malgrado tutto questo e peggio, sono considerati come uomini politici, come combattenti per una causa confessabile, e molta gente onorata, che certamente quei delitti non commetterebbe, non ripugna dallo stringer loro la mano e mantenere con loro rapporti di buon vicinato.
Si è predicato molto la violenza e poco la morale; ed il risultato naturale è stato che, quando si sono presentati dei violenti forniti di forza adeguata o di audacia sufficiente, non hanno trovato né resistenza fisica, né condanna morale.
È di comune esperienza che il violento è sempre il più facile a sottoporsi alla violenza, se trova il più forte di lui. E chi è capace di commettere una cattiva azione non si meraviglia e non s'indigna se la commette un altro; piuttosto cerca se è possibile associarsi al beneficio.
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 142)
Certamente, il socialismo è cosa ben più vasta, ben più alta che la semplice questione alimentare, che la sola questione economica. E si può avere largamente soddisfatti tutti i bisogni materiali senza diventare per questo un socialista, come si può essere socialista pur dibattendosi nelle strettezze della miseria. Ma ciò non impedisce che non può esistere, non si può concepire, una società socialista se la questione economica non sia risolta in modo che non sia più possibile lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo e non sia assicurata a tutti una decente vita materiale.
Anarchia e socialismo sono due concezioni sublimi (per noi si confondono in una sola) che abbracciano tutta la vita umana e la spingono verso le più alte idealità, ma esse sono condizionate da due necessità fondamentali: l'abolizione della sciabola e l'abolizione della fame.
È un errore, e più spesso è una ipocrisia di soddisfatti, il disprezzare i bisogni materiali in nome dei bisogni ideali. I bisogni materiali sono senza dubbio bisogni inferiori, ma la loro soddisfazione è necessaria al sorgere ed allo svilupparsi dei bisogni superiori: morali, estetici, intelletuali.
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 132)
E come governo noi non varremmo certamente meglio degli altri. Forse anche saremmo più pericolosi per la libertà, perché convinti fortemente di aver ragione e di fare il bene, saremmo inclinati, da veri fanatici, a considerare quali contro-rivoluzionari e nemici del bene tutti quelli che non pensassero ed agissero come noi.
Ché se poi quello che gli altri fanno non fosse quello che vorremmo noi, la cosa non avrebbe importanza, sempre che fosse salvaguardata la libertà di tutti.
Ciò che veramente importa è che la gente faccia come vuole, perché non vi sono conquiste assicurate se non quelle che il popolo fa coi propri sforzi, non vi sono riforme definitive se non quelle reclamate ed imposte dalla coscienza popolare.
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 128)
Non bisogna proporsi di tutto distruggere credendo che poi le cose si aggiusteranno da loro. La civiltà attuale è frutto di una evoluzione millenaria ed ha risolto in qualche modo il problema della convivenza di milioni e milioni di uomini, spesso affollati sopra territori ristretti, e quello della soddisfazione di bisogni sempre crescenti e sempre più complicati. I suoi benefici sono diminuiti - e per la gran massa quasi annullati - dal fatto che l'evoluzione si è compiuta sotto la pressione dell'autorità e nell'interesse dei dominatori; ma se si toglie l'autorità ed il privilegio, restano sempre i vantaggi acquisiti, i trionfi dell'uomo sulle forze avverse della natura, l'esperienza accumulata dalle generazioni estinte, le abitudini di socievolezza contratte nella lunga convivenza e negli sperimentati benefici del mutuo appoggio; e sarebbe stolto, e del resto impossibile, rinunziare a tutto questo.
Noi dobbiamo dunque combattere l'autorità ed il privilegio, ma profittare di tutti i benefici della civiltà; e nulla distruggere di quanto soddisfi, sia pur malamente, ad un bisogno umano se non quando abbiamo qualche cosa di meglio da sostituirvi.
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 122)

«Nel XXVI secolo, nella visione di Zamjatin, gli abitanti di Utopia hanno perso completamente la loro individualità tanto da essere …

Gregorio Magini mostra che le narrazioni complottistiche sono uno dei casi più eclatanti di una generale disgregazione del sistema dei …
V'è stato perfino chi, nella foga dell'entusiasmo, anticipando forse di secoli i risultati sperabili della educazione e della eugenetica (scienza ed arte di ben procreare), ha intravisto per l'indomani stesso dell'insurrezione vittoriosa un'umanità composta tutta di gente buona, intelligente, sana, forte e bella!
La verità è che ci siamo aggirati sempre in un circolo vizioso.
Mentre da una parte abbiamo sostenuto che la massa non può emanciparsi moralmente fino a quando durano le attuali condizioni di soggezione politica ed economica, dall'altra parte abbiamo supposto che gli avvenimenti si svolgerebbero come se essa massa fosse già composta tutta quanta, o in grande maggioranza, di individui coscienti ed evoluti, gelosi della libertà propria e rispettosi di quella degli altri. Mentre abbiamo sostenuto che l'anarchia, che è tutta materia di libertà, non può imporsi con la forza per la «contraddizion che nol consente», non abbiamo pensato a prepararci perché altri non potesse imporsi a noi.
Ci è mancato insomma un programma pratico, attuabile l'indomani stesso della insurrezione vittoriosa, tale che senza violare la libertà di nessuno permettesse a noi di attuare o cominciare l'attuazione delle nostre idee, ed attirasse a noi le masse con l'esempio e con la prova della superiorità dei nostri metodi.
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 107)
"Pensiero e volontà", 1° Febbraio 1924
Vi è tra noi la tendenza a trovare vero, bello e buono tutto ciò che si presenta sotto il simpatico manto della rivolta contro «le verità» ammesse, specie se è sostenuto da chi è, o si dice, anarchico. Il che dimostra una deficienza di quello spirito di esame e di critica che dovrebbe essere sviluppatissimo negli anarchici.
Sta bene il non considerare come definitiva nessuna delle conquiste dell'intelligenza umana ed aspirare sempre a nuove scoperte, a nuovi progressi, ma bisogna badare che non sempre il nuovo è migliore del vecchio, e che la qualità di anarchico non porta con sé il dono della scienza infusa.
La medicina è scienza eminentemente sperimentale, ed è scienza giovane che, si può dire, sta ancora ai suoi inizi. Quindi è bene che si guardi con simpatia ogni tentativo, onesto ed illuminante di aprirle vie novelle. Ma non ci pare troppo il pretendere che chi vuole criticare e combattere i metodi vecchi sappia quali essi sono e quali sono i fatti accertati in favore o contro di essi. In altri termini, noi domandiamo semplicemente che chi vuole parlare di una cosa si prenda prima la briga di studiarla.
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 89)
"Pensiero e Volontà", 1 marzo 1924 e 1 maggio 1924
Comprendiamo tutto il male che l'attuale organizzazione sociale, fondata sull'egoismo e sul contrasto degli interessi, fa allo sviluppo della scienza ed alla sincerità degli scienziati. Sappiamo che molti medici, spinti dall'avidità e spesso forzati dal bisogno, prostituiscono quella che dovrebbe essere una delle più nobili missioni umane, e ne fanno un vile mercimonio. Ma tutto questo non ci impedisce di comprendere che la medicina è una scienza ed un'arte difficilissima che richiede lungo ed arduo tirocinio e non si apprende per intuizione e per conto nostro, quando fosse il caso, preferiremmo ancora affidare la nostra salute ad un medico disonesto, piuttosto che ad un'onestissimo ignorante il quale credesse che il fegato si trova nella punta dei piedi. Secondo noi hanno torto quei compagni che prendon partito per un dato sistema terapeutico solo perché l'inventore professa, più o meno sinceramente, idee anarchiche e si dà l'aria del ribelle e tuona contro la «scienza ufficiale». Noi, al contrario, ci mettiamo subito in guardia se vediamo che uno vuole avvalersi delle sue idee politiche per far accettare le sue idee scientifiche e ne fa una questione di partito.
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 88)

Dal disegnatore de I Ribelli arriva un meraviglioso noir d’autore! Siamo negli anni Cinquanta, nel profondo degli Stati Uniti. Jack …
Invece, la qualifica di mentalità scientista non mi dispiace affatto e sarei lusingato di meritarla; poiché la mentalità scientista è quella che ricerca la verità con metodo positivo, razionale e sperimentale, non s'illude mai di aver trovato la Verità assoluta e si contenta di avvicinarvisi faticosamente, scoprendo delle verità parziali, che considera sempre come provvisorie e rivedibili. Lo scienziato, quale secondo me dovrebbe essere, è quello che esamina i fatti e ne trae le logiche conseguenze quali che esse siano, in opposizione a coloro che si foggiano un sistema e poi ne cercano la conferma nei fatti e per trovarla inconsciamente scelgono i fatti che loro convengono trascurando gli altri e magari sforzano e travisano la realtà per serrarla nei ceppi delle loro concezioni. Egli adopera delle ipotesi da lavoro, vale a dire fa delle supposizioni che gli servono di guida e di sprone nelle sue ricerche, ma non resta vittima dei suoi fantasmi, pigliando, a forza di servirsene, per verità dimostrate le sue supposizioni e generalizzando ed elevando a legge, con arbitraria induzione, ogni fatto particolare che convenga alla sua tesi.
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 71)
"Pensiero e Volontà", 1 novembre 1924
L'uomo non è perfetto, d'accordo. Ma questo non è che una ragione di più, forse la ragione migliore, per non dare a nessuno i mezzi per «mettere i freni alla libertà individuale».
L'uomo non è perfetto. Ma dove trovare allora quegli uomini, non solo abbastanza buoni per convivere pacificamente con gli altri, ma capaci di regolare autoritariamente la vita degli altri? E se per ipotesi vi fossero, chi li designerebbe? S'imporrebbero da loro? Ma chi li garantirebbe dalla resistenza, dagli attentati dei «malvagi»? O li sceglierebbe «il popolo sovrano», quel popolo che è considerato troppo ignorante e troppo cattivo per vivere in pace, ma acquista d'un tratto tutte le buone qualità quando gli si domanda di scegliersi dei padroni?
— Buon senso e utopia di Errico Malatesta (Pagina 52)
Umanità Nova, 24 settembre 1920