Alcune considerazioni a caldo dopo aver letto "Il Signore degli Anelli", per considerazioni più lunghe forse scriverò qualcosa sul mio blog.
Mi sembra ovvio che si tratta di un romanzo anti-moderno: nella forma, nelle tematiche, nell'esaltazione della virtù eroica... eppure è mi risulta ancora incredibile come abbia fatto la destra neofascista ad appropriarsene. Tolkien era certamente un conservatore, un tradizionalista, un cattolico che amava il latino a messa; eppure tutto il romanzo pullula di suggestioni anti-totalitariste: il reame di Gondor è un reame giusto perché il Re permette ai suoi sudditi di essere liberi, dona le terre agli uomini di Sud, esercita la tolleranza. Ciò che corrompe la società è la brama di potere e la coercizione (questo, in fin dei conti, è l'Anello). Se di "messaggio" dobbiamo parlare (ammesso che sia lecito) mi verrebbe da dire che è una grande ode alla maestosità della natura, una denuncia dell'ottusità umanala critica all'esercizio smodato del potere, la diffidenza nei confronti della tecnica, il tutto attraversato da un grande afflato morale che - come anche l'autore affermò - è certamente cristiano.
Come la destra fascista neo-pagana ne abbia fatto una lettura esoterica è un mistero. Inoltre c'è quell'incredibile penultimo capitolo, "the scouring of the Shire", dove emerge chiaramente una condanna quasi politica dei totalitarismi, della corruzione, della burocrazia, finanche del mercato e del socialismo realizzato (gli sgherri di Saruman che arraffano tutto per "redistribuire", l'erba pipa esportata a sud...).
Il Signore degli Anelli è certamente grandissima letteratura universale, e solo dei mentecatti come i fascisti nostrani potevano leggere, tra le righe di quella che forse è l'ultima epica contemporanea, richiami alla Tradizione e a tutte quelle fesserie.