@cretinodicrescenzago da sempre grande fan del "vero" Conan, finora l'ho letto solo in traduzione nell'edizione uscita molti anni fa in 4 volumi Mondadori. Mi hai fatto venire voglia di riprenderlo.
Conan is one of the greatest fictional heroes ever created– a swordsman who cuts a …
Alle radici del fantasy avventuroso
4 stelle
[Vecchia recensione esportata da un altro sito]
C'è chi si considera un fan di Conan il Barbaro per aver guardato l'ottimo film omonimo di John Milius dell'82, e chi considera il film una mediocre riduzione della dodecalogia curata negli anni '60 da Lyon S. de Camp e Lin Carter. Io, francamente, dissento: Milius si procurò una sceneggiatura originale e ci appiccicò sopra i nomi propri della saga di Conan, mentre l'edizione de Camp-Carter è risaputamente una loro fanfiction che interpola ed espande i racconti originali di Robert Howard – un giorno la leggerò volentieri per curiosità, ma intanto quello non è il "vero" Conan creato da Howard: il personaggio autentico sta nei racconti pubblicati in edizione critica in questo volume, perfettamente aderenti alle stesure originali. E che dire, sono letture di grandissimo pregio: sicuramente si tratta di narrativa di consumo per studenti, pendolari e lazzaroni, ma nel suo genere era …
[Vecchia recensione esportata da un altro sito]
C'è chi si considera un fan di Conan il Barbaro per aver guardato l'ottimo film omonimo di John Milius dell'82, e chi considera il film una mediocre riduzione della dodecalogia curata negli anni '60 da Lyon S. de Camp e Lin Carter. Io, francamente, dissento: Milius si procurò una sceneggiatura originale e ci appiccicò sopra i nomi propri della saga di Conan, mentre l'edizione de Camp-Carter è risaputamente una loro fanfiction che interpola ed espande i racconti originali di Robert Howard – un giorno la leggerò volentieri per curiosità, ma intanto quello non è il "vero" Conan creato da Howard: il personaggio autentico sta nei racconti pubblicati in edizione critica in questo volume, perfettamente aderenti alle stesure originali. E che dire, sono letture di grandissimo pregio: sicuramente si tratta di narrativa di consumo per studenti, pendolari e lazzaroni, ma nel suo genere era di ottimo livello e surclassa senza problemi tante opere equivalenti che escono oggi; non solo la prosa fiorita e barocca risulta affabulante, non pretenziosa, ma il Conan genuino è un carismatico "uomo della tundra" che parla fin troppe lingue e suo malgrado si ritrova a essere un galantuomo fra gaglioffi peggiori di lui.
Ma, cosa più importante di tutte, le avventure del Cimmero sono piuttosto varie: abbiamo tre racconti sul Conan giovane ladruncolo che si trova faccia a faccia con degli orrori cosmici, in situazioni da fiaba, da giallo e da avventura pura; abbiamo due avventure politicheggianti del Conan imperatore quarantenne che affronta i suoi nemici; c'è una storia quasi barzelletta su un ladro un principe e un mago che si perdono in una segreta; c'è una guerra campale fra la sovrana di Conan e un adorabile negromante; c'è un testo affascinante in cui una piratessa intraprendente prende prigioniero Conan e lo rende il suo concubino (non che a lui dispiaccia). E poi c'è, nel bene e nel male, la sezione di racconti super-formulaici che Howard produsse in serie per batter cassa, in cui Conan pesta il mostro della settimana e salva la bella donnina nuda che funge da personaggio punto di vista; al primo racconto questa formula è anche godibile, ma al sesto inizia a farmi venire le carie ai denti, però non dubito che in molti preferiranno questo materiale al resto.
E come se questo ben di Dio non fosse sufficiente, ci sono splendidi saggi che contestualizzano il lavoro di Howard e dettagliano il suo processo compositivo, appunti personali che il Nostro usava per fare worldbuilding, bozze incompiute (quelle che de Camp e Carter finirono per conto proprio) e illustrazioni che fanno tanto xilografia di una volta. Tutto considerato questa antologia, The Coming of Conan the Cimmerian, è una lettura obbligata non solo per conoscere davvero la saga di Conan, ma per comprendere la letteratura di consumo in generale.
Cosa possono dirci i racconti di Lovecraft della maniera in cui il pianeta si sta …
Interessante ma nulla più
3 stelle
Ho finalmente terminato di leggere questo tanto osannato testo di Thacker. Non posso dire non sia interessante, tutavia, al di là del fascino della scrittura e di una incredibile chirezza espositiva, non comprendo il senso di un'opera del genere: si vuol dare dignità filosfica all'horror e in generale ad altri prodotti dell'industria culturale? Ok, ma allora ci troviamo più davanti a una miscellanea di saggi che non davanti a un trattato strutturato, per cui non comprendo molto l'approdo filosofico a cui tende l'autore: il "mondo-senza-di-noi", il Pianeta come concetto filosofico ben rappresentato nell'horror speculativo è certamente affascinante, ma al di là di sciorinare una certo pregevole conoscenza di prodotti culturali non ne so certo di più rispetto a quando avevo iniziato il libro.
Cosa possono dirci i racconti di Lovecraft della maniera in cui il pianeta si sta …
Ho finalmente terminato di leggere questo tanto osannato testo di Thacker. Non posso dire non sia interessante, tutavia, al di là del fascino della scrittura e di una incredibile chirezza espositiva, non comprendo il senso di un'opera del genere: si vuol dare dignità filosfica all'horror e in generale ad altri prodotti dell'industria culturale? Ok, ma allora ci troviamo più davanti a una miscellanea di saggi che non davanti a un trattato strutturato, per cui non comprendo molto l'approdo filosofico a cui tende l'autore: il "mondo-senza-di-noi", il Pianeta come concetto filosofico ben rappresentato nell'horror speculativo è certamente affascinante, ma al di là di sciorinare una certo pregevole conoscenza di prodotti culturali non ne so certo di più rispetto a quando avevo iniziato il libro.
Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? Un immenso …
Un commento straordinariamente fecondo.
5 stelle
In questo accurato e mai pedante commento il mons. Ravasi ci accompagna, con infinita sapienza e entusiasmente ardore, tra le pagine di questo libriccino appartenente alle "Meghillot" ebraiche, i rotoli sapienziali, forse il libro che più fa scandalo all'interno del corpus biblico, per la sua negazione della teoria della salvezza, della retribuzione del giusto. E' un libro che parla a tutti noi, e che dà voce, con straordinaria poesia, alle nostre più profonde angosce. Il commento di Ravasi è preciso, puntuale, garbato, documentato, non appesantito da eredità esegetiche, assolutamente limpido. Un piacere a leggersi.
In un unico volume La compagnia dell'anello, Le due torri, Il ritorno del re. Il …
Qualche appunto sul "Signore degli Anelli"
5 stelle
Tutti conosciamo il Signore degli Anelli, per cui una recensione di questo capolavoro mi sembra oltremodo superflua. Mi limiterò ad alcune osservazioni sull'impianto ideologico del romanzo e sulla traduzione.
Tanto si è detto sul Signore degli Aneli, e ancora molto si dirà. In Italia, inoltre, l'opera di Tolkien ha avuto il singolare destino di diventare patrimonio culturale della destra neofascista di stampo esoterico, in cui è prevalsa una lettura simbolista dell'opera, ben esemplificata nell'introduzione (datatissima e decisament fuori luogo) di E. Zolla. Tolkien ha sempre detto della sua opera essere di matrice "profondamente cristiana", e questo è indubbio (esaltazione della pietà, dell'umiltà, della semplicità d'animo) ma è un cristianesimo senza rivelazione, senza messaggio dogmatico e dottrinario, men che meno simbolista (motivo per cui Tolkien avrà da ridire sulle Cronache di Naria dell'Amico C.S. Lewis, che invece sono una paese allegoria cristiano-evangelica). In quest'edizione è stata ripristinata la fondamentale prefazione di …
Tutti conosciamo il Signore degli Anelli, per cui una recensione di questo capolavoro mi sembra oltremodo superflua. Mi limiterò ad alcune osservazioni sull'impianto ideologico del romanzo e sulla traduzione.
Tanto si è detto sul Signore degli Aneli, e ancora molto si dirà. In Italia, inoltre, l'opera di Tolkien ha avuto il singolare destino di diventare patrimonio culturale della destra neofascista di stampo esoterico, in cui è prevalsa una lettura simbolista dell'opera, ben esemplificata nell'introduzione (datatissima e decisament fuori luogo) di E. Zolla. Tolkien ha sempre detto della sua opera essere di matrice "profondamente cristiana", e questo è indubbio (esaltazione della pietà, dell'umiltà, della semplicità d'animo) ma è un cristianesimo senza rivelazione, senza messaggio dogmatico e dottrinario, men che meno simbolista (motivo per cui Tolkien avrà da ridire sulle Cronache di Naria dell'Amico C.S. Lewis, che invece sono una paese allegoria cristiano-evangelica). In quest'edizione è stata ripristinata la fondamentale prefazione di Tolkien alla seconda edizione del romanzo, in cui l'autore confessa di non amare l'allegoria, in quanto si tratta di una sorta di imposizione, da parte dell'autore, di una lettura forzatamente simbolica. Il Signore degli Anelli ha chiaramente una forte affinità con il mito, ma il mito non è allegoria, semmai è simbolo, e di conseguenza ambiguo, e ciò che conta è il nostro rapporto con esso, non tanto con ciò che l'autore impone ad esso. La nuova traduzione di Fatica è magistrale, rispecchia i vari registri dell'opera Tolkeniana, restituisce i preziosismi del suo inglese. Le polemiche si erano arrestate alle questioni relative ai toponimi e alla nuova nomenclatura, ma poco si è detto sulla qualità della sua prosa, sulla sua bellezza e sulla sua eleganza (un esempio per tutti: l'assalto di Gondor), per non parlare della sua resa delle poesie che, chi è capace di andare al di là del mero "prima erano più evocative", sono state magistralmente rese.
Un'operazione editoriale straordinaria, di cui la galassia tolkeniana italiana aveva decisamente bisogno.