Neurob ha recensito Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien
Qualche appunto sul "Signore degli Anelli"
5 stelle
Tutti conosciamo il Signore degli Anelli, per cui una recensione di questo capolavoro mi sembra oltremodo superflua. Mi limiterò ad alcune osservazioni sull'impianto ideologico del romanzo e sulla traduzione.
Tanto si è detto sul Signore degli Aneli, e ancora molto si dirà. In Italia, inoltre, l'opera di Tolkien ha avuto il singolare destino di diventare patrimonio culturale della destra neofascista di stampo esoterico, in cui è prevalsa una lettura simbolista dell'opera, ben esemplificata nell'introduzione (datatissima e decisament fuori luogo) di E. Zolla. Tolkien ha sempre detto della sua opera essere di matrice "profondamente cristiana", e questo è indubbio (esaltazione della pietà, dell'umiltà, della semplicità d'animo) ma è un cristianesimo senza rivelazione, senza messaggio dogmatico e dottrinario, men che meno simbolista (motivo per cui Tolkien avrà da ridire sulle Cronache di Naria dell'Amico C.S. Lewis, che invece sono una paese allegoria cristiano-evangelica). In quest'edizione è stata ripristinata la fondamentale prefazione di Tolkien alla seconda edizione del romanzo, in cui l'autore confessa di non amare l'allegoria, in quanto si tratta di una sorta di imposizione, da parte dell'autore, di una lettura forzatamente simbolica. Il Signore degli Anelli ha chiaramente una forte affinità con il mito, ma il mito non è allegoria, semmai è simbolo, e di conseguenza ambiguo, e ciò che conta è il nostro rapporto con esso, non tanto con ciò che l'autore impone ad esso. La nuova traduzione di Fatica è magistrale, rispecchia i vari registri dell'opera Tolkeniana, restituisce i preziosismi del suo inglese. Le polemiche si erano arrestate alle questioni relative ai toponimi e alla nuova nomenclatura, ma poco si è detto sulla qualità della sua prosa, sulla sua bellezza e sulla sua eleganza (un esempio per tutti: l'assalto di Gondor), per non parlare della sua resa delle poesie che, chi è capace di andare al di là del mero "prima erano più evocative", sono state magistralmente rese. Un'operazione editoriale straordinaria, di cui la galassia tolkeniana italiana aveva decisamente bisogno.