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Credo che Fahrenheit 451 sia un romanzo più vicino alla nostra sensibilità di quanto non lo fosse 1984 di Orwell, che ormai è diventato uno spauracchio da agitare quando si ritiene che libertà individuali e privacy siano state violate. Peccato che, se fossimo in una società orwelliana, libertà individuali e privacy neanche esisterebbero...
Ray Bradbury, invece, ci dice che, per quanto una società sia assuefatta alla massificazione e alla dittatura della maggioranza, spunterà sempre fuori qualcuno che vedrà la realtà da una prospettiva diversa ed entrerà a far parte di una sgradevole e pericolosa minoranza.
Questo concetto, oggi, nel 2015, riusciamo a capirlo bene; il finale di 1984, invece, lo percepiamo molto più distante, di difficile realizzazione pratica. In parte, forse, per un incrollabile ottimismo nell'essere umano: facciamo di tutto per sembrare (ed essere) stupidi, ma, per quanto ne sappiamo ad oggi, il cervello più evoluto è il nostro. Sic.
In parte, però, dipende dal tipo di società nella quale viviamo oggi. Nel nostro sfrenato e spudorato individualismo ci pare assurdo che un regime possa indurci a pensare qualunque cosa voglia: o, perlomeno, a farlo con chiunque, in maniera indiscriminata.
In questo senso, ho trovato Fahrenheit 451 molto più moderno e attuale di quanto non fosse 1984 (e, a quanto ne so, anche de Il mondo nuovo di Huxley, ma ancora non l'ho letto). Per noi è molto più facile identificarsi in Montag, il pompiere che non vuole più bruciare i libri ma leggerli, piuttosto che in Winston, un uomo dei tanti che si ribella per sentirsi vivo ma sa di essere morto.