Trilogia della città di K.

lingua Italian

Pubblicato il 27 Settembre 2005

ISBN:
978-88-06-17398-2
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4 stelle (5 recensioni)

Quando "Il grande quaderno" apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la "Trilogia della città di K" ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.

Il grande quaderno La prova La terza menzogna

1 edizione

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4 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Io e Trilogia della città di K. non siamo partiti con il piede giusto: la prima parte, Il grande quaderno, mi ha lasciata piuttosto perplessa, mi sembrava piena di violenza gratuita messa lì per suscitare un orrore fine a se stesso, visto che il romanzo non pareva prendere nessuna direzione precisa.

Poi ho iniziato La prova e mi sono dovuta ricredere. Trilogia della città di K. è improvvisamente diventato più del classico libro sugli effetti devastanti della guerra, dell’odio e dei regimi totalitari. È un libro sull’impatto che esperienze così estreme e disumanizzanti hanno sulla mente umana, portandola a distorcere la realtà, a farla essere meno tremenda di quanto in realtà non sia.

Si tratta di uno dei libri più tristi che abbia letto nella mia vita. La storia di questi due gemelli e della loro famiglia …

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4 stelle

Dipende tutto dal gusto, il libro è scritto benissimo ma alcune peculiarità possono piacere o non piacere.
Dubbio che riguarda l'edizione: già i tre libri sono molto diversi tra di loro e i passaggi dall'uno all'altro sono bruschi e spiazzanti – non è che per caso avrebbe potuto essere una buona idea usare lo stesso traduttore per tutti e tre i libri? Niente da dire sulle traduzioni in generale, mi chiedo solo se una traduzione più uniforme avrebbe ridotto il senso di spaesamento.
Dubbi a parte, molto bello.

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