Scartafaccio ha recensito Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf
Review of 'Trilogia della città di K.' on 'Goodreads'
5 stelle
Un pugno nello stomaco. Una lettura dolorosa e straniante. Consigliatissimo
lingua Italian
Pubblicato il 27 Settembre 2005
Quando "Il grande quaderno" apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la "Trilogia della città di K" ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.
Il grande quaderno La prova La terza menzogna
Un pugno nello stomaco. Una lettura dolorosa e straniante. Consigliatissimo
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Io e Trilogia della città di K. non siamo partiti con il piede giusto: la prima parte, Il grande quaderno, mi ha lasciata piuttosto perplessa, mi sembrava piena di violenza gratuita messa lì per suscitare un orrore fine a se stesso, visto che il romanzo non pareva prendere nessuna direzione precisa.
Poi ho iniziato La prova e mi sono dovuta ricredere. Trilogia della città di K. è improvvisamente diventato più del classico libro sugli effetti devastanti della guerra, dell’odio e dei regimi totalitari. È un libro sull’impatto che esperienze così estreme e disumanizzanti hanno sulla mente umana, portandola a distorcere la realtà, a farla essere meno tremenda di quanto in realtà non sia.
Si tratta di uno dei libri più tristi che abbia letto nella mia vita. La storia di questi due gemelli e della loro famiglia …
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Io e Trilogia della città di K. non siamo partiti con il piede giusto: la prima parte, Il grande quaderno, mi ha lasciata piuttosto perplessa, mi sembrava piena di violenza gratuita messa lì per suscitare un orrore fine a se stesso, visto che il romanzo non pareva prendere nessuna direzione precisa.
Poi ho iniziato La prova e mi sono dovuta ricredere. Trilogia della città di K. è improvvisamente diventato più del classico libro sugli effetti devastanti della guerra, dell’odio e dei regimi totalitari. È un libro sull’impatto che esperienze così estreme e disumanizzanti hanno sulla mente umana, portandola a distorcere la realtà, a farla essere meno tremenda di quanto in realtà non sia.
Si tratta di uno dei libri più tristi che abbia letto nella mia vita. La storia di questi due gemelli e della loro famiglia ti mette davanti a tutta la cattiveria degli esseri umani e la verità non è più così importante davanti alle distorsioni della realtà operate dalla mente per cercare di sopravvivere. Infatti, a un certo punto ho smesso di chiedermi cosa fosse successo, ma perché esistesse quella distorsione.
Leggere Trilogia della città di K. è stato come entrare nella mente depressa di una persona sopravvissuta agli orrori della guerra: non ci vengono risparmiate le incongruenze proprio perché queste fanno parte della personalità del narratore. Alla fine ci rimane un enorme senso di spreco: quante vite vengono distrutte da questi eventi traumatici? Si contano sempre le morti in caso di guerre, ma quanto è grande il prezzo che paga chi sopravvive?
Dipende tutto dal gusto, il libro è scritto benissimo ma alcune peculiarità possono piacere o non piacere.
Dubbio che riguarda l'edizione: già i tre libri sono molto diversi tra di loro e i passaggi dall'uno all'altro sono bruschi e spiazzanti – non è che per caso avrebbe potuto essere una buona idea usare lo stesso traduttore per tutti e tre i libri? Niente da dire sulle traduzioni in generale, mi chiedo solo se una traduzione più uniforme avrebbe ridotto il senso di spaesamento.
Dubbi a parte, molto bello.