C'È UNA STORIA MOLTO DIVERTENTE DIETRO QUESTO ROMANZO
Zola era amicissimissimo con gli impressionisti, no, erano veramente un sacco amici, Cézanne, Monet, Renoir e compagnia bella, no. Li sosteneva, scriveva articoli in loro favore ed era tra i pochi, perché all'epoca tanti critici d'arte non capivano - i geni vengono quasi sempre apprezzati dopo, no? Mangiavano insieme, passeggiavano insieme per le strade di Parigi, Zola gli faceva compagnia mentre dipingevano, loro facevano compagnia a Zola mentre scriveva, forse dormivano insieme - no homo, ma in ogni caso non giudico -, insomma, erano pappa e ciccia.
A una certa però Zola sbrocca, non si sa cosa gli dice la testa, ma comunque prende e scrive questo romanzo. Che parla di un gruppo di pittori fallitissimi, disgraziati, roba che affittano delle stanze misere e dormono per terra pur di portare avanti la loro arte che non è capita da nessuno. Tra questi spicca il protagonista, Claude Lantier, il più fallito di tutti, che svende totalmente la propria vita e impazzisce pur di completare il suo quadro più ambizioso - del quale tutti, comunque, ridono, non capendo.
Com'è, come non è, è chiarissimo che questo gruppo di pittori sia il gruppo impressionista, quello vero. Ci restano tutti discretamente male, ma soprattutto ci resta male il buon Cézanne, che si riconosce nel personaggio di Lantier e va a fare una discreta e giusta sparata a Zola, del tipo "eravamo tanto amici e tu mi fai 'sta cosa qui, ma che schifo di persona sei, ma io ti denunzio", e Zola in tutta risposta è tipo "E vbb". Monet cerca di calmare gli animi e dice a Cézanne "Eddai Paul non fare così, è chiaro che Lantier non sei tu, questo genio, qui, Émile, ha chiamato il protagonista 'Claude'. Io mi chiamo Claude, ma che genio puoi essere, Émile, veramente antisgamo, complimenti, bravissimo", e Zola è ancora tipo "E vbb".
In sostanza, non è chiaro chi fosse realmente Claude Latier, ma è chiaro che giustamente gli impressionisti non vollero più avere a che fare con Zola.
Che si rivelò essere una discreta persona un po' del cavolo (sto cercando di scrivere questa recensione senza parolacce, perdonatemi).
La morale è: se volete scrivere un romanzo in cui prendete per il sedere i vostri amici, cercate di essere meno sgamabili di Zola.
(In realtà non è poi così divertente, ma a me fa molto ridere. Questo è quello che conta.)
Detto questo, il romanzo non è niente male.
Se vi piace la storia dell'arte, leggetelo.
Ma pure se non vi piace.