Baylee ha recensito Racconti di Pietroburgo di Nikolaj Vasil'evič Gogol'
Racconti di Pietroburgo
4 stelle
In generale, i Racconti di Pietroburgo sono una lettura molto piacevole e molto scorrevole: l’ironia con cui Gogol’ imbeve le sue storie rende interessante questa umanità meschina che popola Pietroburgo, ma che potrebbe abitare una qualunque altra città del mondo. Se a tutto questo aggiungete un sapiente uso del grottesco, raggiungiamo delle vette di ridicolo che, se queste persone meschine sapessero quanto ridiamo di loro, ne sarebbero sopraffatte dalla vergogna tanto si impegnano per darsi un tono.
È però un riso misto al pianto – o un ridere per non piangere – perché Gogol’ nelle figure meschine che si agitano nei suoi racconti ci mostra i primi danni dell’alienazione sulle persone: i suoi personaggi sono soli, in cerca di fortuna e/o di affetto, incapaci di essere liberi con la loro arte, o sempre pronti a ingannare e ad approfittarsi deə altrə per il proprio tornaconto.
Quella di Gogol’ è un’umanità …
In generale, i Racconti di Pietroburgo sono una lettura molto piacevole e molto scorrevole: l’ironia con cui Gogol’ imbeve le sue storie rende interessante questa umanità meschina che popola Pietroburgo, ma che potrebbe abitare una qualunque altra città del mondo. Se a tutto questo aggiungete un sapiente uso del grottesco, raggiungiamo delle vette di ridicolo che, se queste persone meschine sapessero quanto ridiamo di loro, ne sarebbero sopraffatte dalla vergogna tanto si impegnano per darsi un tono.
È però un riso misto al pianto – o un ridere per non piangere – perché Gogol’ nelle figure meschine che si agitano nei suoi racconti ci mostra i primi danni dell’alienazione sulle persone: i suoi personaggi sono soli, in cerca di fortuna e/o di affetto, incapaci di essere liberi con la loro arte, o sempre pronti a ingannare e ad approfittarsi deə altrə per il proprio tornaconto.
Quella di Gogol’ è un’umanità in cerca di una liberazione che non trova da nessuna parte, nemmeno dove pensa che fosse: non nell’amore, non nel successo artistico ed economico, non in una compagnia di colleghi, non in una carica e nemmeno nella consapevolezza della propria dignità. Non c’è scampo dalle maglie di una società che vuole solo il tuo contributo meccanico alla produzione, non che tu rompa le scatole con la pretesa di voler realizzare la tua unicità di essere umano.
Peccato aver notato in Gogol’ un serio problema con le figure femminili (direi che il suo discepolo letterario Dostoevskij ha imparato molto bene questa lezione): la cosa positiva è che non ce ne sono troppe in questi racconti e che potrebbero comunque avere un’interpretazione femminista interessante (soprattutto La prospettiva Nevskij), che ormai temo mi parta di default di fronte a certi classici. Vorrei poter scrivere di essere diventata matura abbastanza da essere più critica nei confronti di quello che leggo, ma forse sono le prime avvisaglie dell’insofferenza della vecchiaia per le assurdità del mondo per sopraggiunti limiti di sopportazione.