XX ha recensito Racconti di Pietroburgo di Nikolaj Vasil'evič Gogol' (Gli Adelphi -- 429)
Una città viva, un libro faticoso
3 stelle
Non ho amato questi racconti di Gogol, anche se stento a trovarne la motivazione, perché ripensandoci, trovo molti pregi oltre che difetti. Quello che mi è piaciuto è lo spirito a metà tra il surreale, il gotico e l'esistenziale che permea i racconti, spesso con elementi sovrannaturali ma anche focalizzati sulla piccola borghesia impiegatizia russa dell'800. "Il mantello", forse il mio preferito, mette perfettamente insieme i due temi, partendo da situazioni fantozziane per arrivare a una storia di fantasmi. Altro grande merito è aver trasmesso ottimamente lo spirito di una città in un periodo. La Pietroburgo ottocentesca di Gogol è vivissima e tridimensionale. Non sono tuttavia racconti particolarmente originali. Un racconto su un ritratto maledetto, sul diario di un pazzo o su un gentiluomo che fa da stalker a una signorina non sono proprio cose mai sentite. Probabilmente però quello che più mi ha turbato è lo stile di scrittura, …
Non ho amato questi racconti di Gogol, anche se stento a trovarne la motivazione, perché ripensandoci, trovo molti pregi oltre che difetti. Quello che mi è piaciuto è lo spirito a metà tra il surreale, il gotico e l'esistenziale che permea i racconti, spesso con elementi sovrannaturali ma anche focalizzati sulla piccola borghesia impiegatizia russa dell'800. "Il mantello", forse il mio preferito, mette perfettamente insieme i due temi, partendo da situazioni fantozziane per arrivare a una storia di fantasmi. Altro grande merito è aver trasmesso ottimamente lo spirito di una città in un periodo. La Pietroburgo ottocentesca di Gogol è vivissima e tridimensionale. Non sono tuttavia racconti particolarmente originali. Un racconto su un ritratto maledetto, sul diario di un pazzo o su un gentiluomo che fa da stalker a una signorina non sono proprio cose mai sentite. Probabilmente però quello che più mi ha turbato è lo stile di scrittura, faticoso, involuto, a tratti ridondante e con la sintassi talvolta addirittura zoppicante. Davo la colpa al traduttore Tommaso Landolfi, ma egli stesso nella prefazione rileva gli stessi difetti ma dice che ha voluto riportare lo stile così come l'ha trovato. Il risultato, comunque, è una lettura faticosa e poco piacevole, priva del piacere della letteratura.