Review of 'Tehanu (The Earthsea Cycle, Book 4)' on 'Storygraph'
4 stelle
I enjoyed this book more than “Farthest Shore” but not as much as “Wizard of Earthsea” (one of my favourite books) and “Tombs of Atuan” (also very good). Le Gunn’s writing is as beautiful as ever but this one loses its way in the middle and the ending is satisfying but feels rushed. It was lovely to be reunited with Tenar and the dragons are always great.
This book was both heartbreaking and heartwarming. It was heartbreaking because there is a constant violence against the poor little girl, and she seems to suffer so much. But then things turn to a positive outcome at the end, and she speaks to Kalessin and calls Ged and Tenar her father and mother (when there where just hints of Tenar thinking of her as "adoptive daughter"). I was feeling joy while reading those pages.
At the fourth book in the series, I think I see a kind of tidal cycle between male- and female-focused stories. Books 1 and 3 were pretty much male-focused and books 2 and 4 are strongly female-focused. It's explicit, the Place of the Tombs of Atuan has no men, only eunuchs. In "Tehanu" the female perspective is weaved in almost every page, both in the grand scheme of things and the everyday life.
I couldn't help noticing a Christian analogy for the final scene when Kalessin says that Tehanu is their daughter, given to Ged and Tenar who should care for her - but it's Tehanu who chooses to stay and help them. So it's actually a radically different approach than the Christian God.
Review of 'Tehanu (4) (Earthsea Cycle)' on 'Goodreads'
4 stelle
Tehanu (Ursula Le Guin, 1990)
Con The Farthest Shore pensavamo che la storia di Terramare fosse conclusa: Ged aveva salvato il mondo e si era ritirato comodamente a vita privata. Così pensava anche zia Ursula, finché a un certo punto non ha capito che c'era altro da dire sul mondo di Terramare: la nostra autrice si era già permessa di ribaltare nei primi libri lo stereotipo etnico del fantasy europeo e aveva creato un mondo in cui il 90% della popolazione è nero; ora ha deciso di fare un passo ulteriore e di scrivere un romanzo fantasy sui personaggi che, nel fantasy convenzionale, restano sullo sfondo: contadine di mezza età, streghe guaritrici di villaggio, uomini esausti di ritorno da avventure eroiche, e soprattutto bambini la cui infanzia è stata distrutta dalla malvagità umana, e che non scopriramno di essere i Prescelti. Tehanu, infatti, si svolge subito dopo The Farthest …
Tehanu (Ursula Le Guin, 1990)
Con The Farthest Shore pensavamo che la storia di Terramare fosse conclusa: Ged aveva salvato il mondo e si era ritirato comodamente a vita privata. Così pensava anche zia Ursula, finché a un certo punto non ha capito che c'era altro da dire sul mondo di Terramare: la nostra autrice si era già permessa di ribaltare nei primi libri lo stereotipo etnico del fantasy europeo e aveva creato un mondo in cui il 90% della popolazione è nero; ora ha deciso di fare un passo ulteriore e di scrivere un romanzo fantasy sui personaggi che, nel fantasy convenzionale, restano sullo sfondo: contadine di mezza età, streghe guaritrici di villaggio, uomini esausti di ritorno da avventure eroiche, e soprattutto bambini la cui infanzia è stata distrutta dalla malvagità umana, e che non scopriramno di essere i Prescelti. Tehanu, infatti, si svolge subito dopo The Farthest Shore e ha per protagonista Tenar, l'eroina di The Tombs of Atuan, ormai invecchiata e tranquillamente insediata su Gont, e la sua lotta quotidiana contro tanti fardelli che al tempo stesso sono sia "Terramarini" sia tremendamente verisimili: un lutto in famiglia, una figlia adottiva vittima di terribili abusi, un migliore amico in crisi d'identità, e soprattutto il sessimo diffuso in tutta la società sia fra gli uomini sia fra le donne, che Tenar (da sempre una persona fuori dagli schemi) percepisce benissimo e combatte con tutte le sue forze. Il risultato è un dramma psicologico di lotta contro il pregiudizio e di guarigione faticosa, che ti riempie di cazzotti allo stomaco e poi ti asciuga le lacrime; lo considero appena inferiore a The Tombs of Atuan (che secondo me ha un ritmo più sotenuto), e quindi nel complesso ottimo.