Baylee ha recensito Il pendolo di Foucault di Umberto Eco
Review of 'Il pendolo di Foucault' on 'Goodreads'
4 stelle
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È stato più forte di me: mentre leggevo Il Pendolo di Foucault, continuavo a immaginarmi il povero Umberto Eco “costretto” a sorbirsi Il codice Da Vinci perché tutti si ostinavano a paragonare i due romanzi, mettendoli sullo stesso piano. Avrà prevalso il fastidio o la scrollata di spalle? Per me si è fatto delle grasse risate – e si è riletto Il Pendolo di Foucault alla faccia di Dan Brown!
Sì perché Il Pendolo di Foucault è il romanzo degli scettici, quelli che quando sentono gridare al complotto non possono fare a meno di alzare le sopracciglia; quelli che guardano con sgomento alla credulità condivisa sui social; quelli che cercano le fonti delle notizie e fanno gentilmente notare ai creduli il loro diffondere scemenze – e che spesso vengono poco gentilmente liquidati da questi ultimi.
Il Pendolo di Foucault è un campionario di teorie sul Grande Piano e sul Disegno Intelligente che guida le genti verso un destino glorioso, ancorché sconosciuto ai più. Sono ammirata dalla vastità delle conoscenze di Umberto Eco, ma ancora di più dalla sua ironia, che attraversa più o meno sottilmente l'intero romanzo ed è in definitiva l'arma principale da opporre ai creduli.
Allo stesso tempo, però, Eco ci mette in guardia dalla pericolosità del Piano, dal rischio che diventi reale. Infatti, il mondo pare pieno di tizi pronti a credere alle teorie più strampalate pur di continuare a campare tranquilli al riparo della verità, che, guarda un po', non offre alcuna consolazione.
Eco ha scritto un gran bel romanzo: l'unica pecca, per quanto mi riguarda, è che ho iniziato a cedere verso pagina quattrocento. Insomma, cinquecento pagine di Piano e Oscuri Segreti Potenzialmente Mortali sono troppe per la mia povera mente e ho iniziato a desiderare una lavanda cerebrale per tutti. Il finale, però, è grandioso: quindi se come me date segno di cedimento, reggete fino alla fine e godetevi il botto. Ve lo sarete meritato.
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Ciao, Umberto. Grazie di tutto.