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Taaqtumi (Paperback, 2019, Inhabit Media Incorporated) 3 stelle

“Taaqtumi” is an Inuktitut word that means “in the dark”—and these spine-tingling horror stories by …

Taaqtumi

3 stelle

Avevo in programma di leggere questa raccolta di storie horror ambientate nell’estremo nord della Terra a ottobre per calarmi nell’atmosfera halloweeniana, ma ho finito per leggerlo in questi giorni di freddo invernale e devo dire che forse – per una volta – il mio essere ritardataria ha avuto il suo perché. È un libro da leggere mentre il freddo morde e fuori infuria il maltempo, sebbene a queste latitudini sia difficile immaginarsi in un contesto dove -3°C sono considerati una temperatura mite.

La raccolta si apre con Iqsinaqtutalik Piqtuq: The Haunted Blizzard di Aviaq Johnston, una storia molto breve di un bambino che torna a casa durante una tempesta che ha cose brutte dentro. È una classica storia di figure misteriose che si muovono in una tempesta di neve, forse troppo per poter turbare davvero, ma l’atmosfera è resa molto bene. Si prosegue con The Door di Ann R. Loverock: una porta appare in mezzo al nulla davanti al povero Joamie, che deve resistere alla tentazione di aprirla e vedere cosa nasconde. Una tentazione potentissima che costruisce una bella tensione.

Il terzo racconto, Wheetago War II: Summoners di Richard Van Camp, mi è sembrato abbastanza deludente. C’è una guerra contro queste creature, i Wheetago, che rapiscono e mangiano le persone: non l’ho trovato pauroso e non mi ha detto molto, alla fine ero solo dispiaciuta per il riccio, al quale è toccata una parte così infame. La raccolta si rifà con Revenge di Thomas Anguti Johnston, un racconto molto bello sull’inutilità della vendetta e su come sia deleteria per il suo riprodurre il ciclo della violenza, in un loop di dolore e distruzione.

Louge di Sean e Rachel Qitsualik-Tinsley è il racconto più lungo della raccolta e non mi ha colpito particolarmente perché ci mette troppo per arrivare al dunque e forse è una storia che avrei visto meglio dipanata in un romanzo. Poi abbiamo Utiqtuq di Gayle Kabloona, che mi è piaciuto molto. Nonostante sia abbastanza evidente dove andrà a parare, ho apprezzato molto la riflessione sul rapporto tra popolazioni indigene e colonizzatorɜ bianchɜ.

Anche Sila di K.C. Carthewsi è fatto apprezzare, con l’inserimento del cambiamento climatico come motore dell’orrore: eventi che prima erano improbabili sono diventati possibili, lasciandoci impreparatɜ sul come affrontarli. The Wildest Game di Jay Bulckaert è la lettera di un cannibale che ci spiega i perché e i per come si è mangiato il suo migliore amico. È piuttosto inquietante, ma fa un parallelo interessante tra mangiare animali e mangiare esseri umani.

La raccolta si conclude come era iniziata, cioè con un racconto piuttosto classico come Strays di Repo Kempt, dove le allucinazioni visive e uditive si mescolano alla realtà in maniera inestricabile. L’ho trovato molto cinematografico e piuttosto ansiogeno e un’ottima conclusione per Taaqtumi, che svolge bene il suo compito di far conoscere autorɜ provenienti dalle lande più fredde del nostro pianeta.