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Questo buio feroce (Hardcover, Italiano language, Mondolibri) 4 stelle

Un uomo, uno scrittore, scopre nel 1993, con sorpresa (le sue sporadiche avventure omosessuali risalivano …

Questo buio feroce

4 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog ---> La siepe di more

Questo buio feroce è un libro pieno di sapori contrastanti: possiamo trovarci l'amore e la morte, il dolore e la felicità, la verità e la fame di bugie, la stanchezza e la voglia di fare, la forza e il disfacimento.

Dimenticate le frasi strappalacrime sull'ingiustizia di beccarsi una malattia che nel 1993 non lasciava scampo (l'AIDS): Harold Brodkey era un giornalista e ha voluto lasciarci una testimonianza del suo avvicinarsi alla morte a causa di una malattia in odore di infamia e depravazione e a tratti sfoggia un'ironia che difficilmente non vi strapperà un sorriso.

Il guaio della morte-sulla-soglia-di-casa è che sta succedendo proprio a te. E anche, che non sei più l'eroe della tua storia, e nemmeno il narratore.

Nel corso del libro, Brodkey non manca di sottolineare i suoi momenti di felicità, basati su quello strano e documentato fenomeno secondo il quale si vive più intensamente quando le nostre aspettative di vita sono drasticamente – e certamente – ridimensionate. Tuttavia, neanche prova mai a indorarsi la pillola: sa che dovrà morire, che sarà solo questione di – poco – tempo. A volte va bene, a volte è terribile; a volte gli sembra di aver vissuto una vita piena e soddisfacente, a volte gli appare tutto così vano.

È un ritratto molto umano quello che Brodkey fa di se stesso: senza certezze, senza Dio (che, anche se c'è, è lontano), senza pace (perché la pace nel nostro mondo non è mai esistita). Solo un uomo sull'orlo di questo melodrammatico pozzo, che rappresenta la perdita nella sua forma più pura e più monumentale, questo buio feroce, che oltre a essere sconosciuto, è un buio in cui non puoi entrare come te stesso.

Ma Questo buio feroce non si limita a essere una cronaca di una morte annunciata: è anche uno sguardo lucido sulla sua contemporaneità, su una società così presa dai suoi costrutti da aver smarrito la sua umanità.

La vita borghese è animata da una forte tendenza a mentire, a nascondere le cose. […] Preferisco essere franco sull'AIDS e farmi beffe dell'umiliazione pubblica, piuttosto che provare la reale umiliazione. Preferisco impegnarmi per far sì che questa morte assomigli il più possibile a qualsiasi altra fine.

La gentilezza dice sempre molto sul significato dell'universo, ma forse è una qualità che conta e riluce di più applicata a questa malattia che a qualsiasi altra in questo momento. Forse perché questa malattia si prende beffe più pesantemente di ogni altra di tutto ciò che uno era prima – mentalmente e fisicamente, socialmente ed eroticamente, emotivamente e politicamente.

E davvero non so so cos'altro aggiungere.