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Michael Scott: Mondi antichi (Paperback, Italiano language, 2017, Bollati Boringhieri) 3 stars

Viviamo in un mondo globalizzato e interconnesso. Eppure, paradossalmente, sembra che preferiamo scrivere e leggere …

Mondi antichi mi ha lasciato sensazioni contrastanti, di insoddisfazione su alcuni passaggi e di grande apprezzamento su altri. Partendo dai punti deboli, il libro non è ciò che mi era stato presentato: io mi aspettavo una storia universale dell'Eurasia antica che descrivesse "a volo d'uccello" i processi socioeconomici comuni a tutto il continente, come i commerci a lungo raggio e l'interazione fra culture nomadiche e sedentarie, in realtà si tratta di una storiografia comparata che analizza tre fenomeni circoscritti verificatisi contemporaneamente in aree diverse del Vecchio Mondo, tutti inerenti la produzione, attuazione e circolazione di ideologie: la riflessione politologica ateniese, romana e cinese nel VI-V secolo a.C., le guerre per l'egemonia regionale combattute dal Mediterraneo alla Cina nel III secolo a.C., l'elaborazione di nuove religioni istituzionalizzate nel IV-V secolo d.C. In questo senso ho trovato il saggio un po' deludente: il rilevamento di affinità e divergenze fra le varie regioni è molto facile da seguire e lineare nell'esposizione, ma è parzialmente compromesso dalla dovizia di dettagli sul mondo greco-romano a fronte di una mera sintesi sulla civiltà cinese e un'esposizione davvero troppo povera sull'India – e francamente mi è dispiaciuto che la cultura iranica non sia stata coinvolta nell'analisi, nonostante fosse il quarto grande polo di civiltà stanziale dell'epoca. Questo detto, il testo ha un pregio non da poco: è un ottimo punto di partenza per studiare l'Eurasia antica come plesso di Stati e comunità che comunicavano l'una con l'altra tramite i commerci, la diplomazia e lo scambio di idee, dando adito generazione dopo generazione a stili di vita e di pensiero sincretici, scambiando continuamente costumi e idee fra i rispettivi patrimoni culturali. Una prospettiva del genere alla storia politica non è lo standard condiviso nemmeno nell'università italiana, figuriamoci alla scuola dell'obbligo, quindi ben venga ogni contributo possibile per sdoganarla.