cretinodicrescenzago reviewed Mondi antichi by Michael Scott
Inferiore alle aspettative, comunque non da buttare
3 stars
Mondi antichi mi ha lasciato sensazioni contrastanti, di insoddisfazione su alcuni passaggi e di grande apprezzamento su altri. Partendo dai punti deboli, il libro non è ciò che mi era stato presentato: io mi aspettavo una storia universale dell'Eurasia antica che descrivesse "a volo d'uccello" i processi socioeconomici comuni a tutto il continente, come i commerci a lungo raggio e l'interazione fra culture nomadiche e sedentarie, in realtà si tratta di una storiografia comparata che analizza tre fenomeni circoscritti verificatisi contemporaneamente in aree diverse del Vecchio Mondo, tutti inerenti la produzione, attuazione e circolazione di ideologie: la riflessione politologica ateniese, romana e cinese nel VI-V secolo a.C., le guerre per l'egemonia regionale combattute dal Mediterraneo alla Cina nel III secolo a.C., l'elaborazione di nuove religioni istituzionalizzate nel IV-V secolo d.C. In questo senso ho trovato il saggio un po' deludente: il rilevamento di affinità e divergenze fra le varie regioni …
Mondi antichi mi ha lasciato sensazioni contrastanti, di insoddisfazione su alcuni passaggi e di grande apprezzamento su altri. Partendo dai punti deboli, il libro non è ciò che mi era stato presentato: io mi aspettavo una storia universale dell'Eurasia antica che descrivesse "a volo d'uccello" i processi socioeconomici comuni a tutto il continente, come i commerci a lungo raggio e l'interazione fra culture nomadiche e sedentarie, in realtà si tratta di una storiografia comparata che analizza tre fenomeni circoscritti verificatisi contemporaneamente in aree diverse del Vecchio Mondo, tutti inerenti la produzione, attuazione e circolazione di ideologie: la riflessione politologica ateniese, romana e cinese nel VI-V secolo a.C., le guerre per l'egemonia regionale combattute dal Mediterraneo alla Cina nel III secolo a.C., l'elaborazione di nuove religioni istituzionalizzate nel IV-V secolo d.C. In questo senso ho trovato il saggio un po' deludente: il rilevamento di affinità e divergenze fra le varie regioni è molto facile da seguire e lineare nell'esposizione, ma è parzialmente compromesso dalla dovizia di dettagli sul mondo greco-romano a fronte di una mera sintesi sulla civiltà cinese e un'esposizione davvero troppo povera sull'India – e francamente mi è dispiaciuto che la cultura iranica non sia stata coinvolta nell'analisi, nonostante fosse il quarto grande polo di civiltà stanziale dell'età classica. Questo detto, il testo ha un pregio non da poco: è un ottimo punto di partenza per studiare l'Eurasia antica come plesso di Stati e comunità che comunicavano l'una con l'altra tramite i commerci, la diplomazia e lo scambio di idee, dando adito generazione dopo generazione a stili di vita e di pensiero sincretici, scambiando continuamente costumi e idee fra i rispettivi patrimoni culturali. Una prospettiva del genere alla storia politica non è lo standard condiviso nemmeno nell'università italiana, figuriamoci alla scuola del'obbligo, quindi ben venga ogni contributo possibile per sdoganarla.