Parliamo di spettro proprio per far emergere e rappresentare la complessità dell'esperienza asessuale, non per classificare in maniera rigida ogni aspetto della nostra sessualità. È certamente vero che l'ossessione turbocapitalista per il personal branding può spingerci verso una continua parcellizzazione e hashtagizzazione della nostra identità, ma la sacrosanta riflessione sui meccanismi socioculturali che influenzano la nostra vita non dovrebbe mai tradursi in sovradeterminazione dei bisogni altrui. Le microetichette che compongono lo spettro asessuale sono state create perché, banalmente, ciò che non ha un nome non esiste, e dunque viene riassorbito dalla norma, cancellato.
— Lo spettro dell'asessualità by Francesca Anelli (Page 16)