Baylee reviewed Raven Boys by Maggie Stiefvater
Raven Boys
4 stars
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Appena ho iniziato a leggere il primo capitolo di Raven Boys, mi sono detta: eccola, è lei, Maggie Stiefvater in persona, una delle poche autrici di YA dallo stile talmente particolare da non poter essere confusa con nessun’altra collega. Una che è capace di scrivere di ragazzacci senza farmi venire voglia di defenestrare il libro e di genitori senza farmi invocare il Telefono Azzurro ha tutta la mia attenzione.
Oddio, in tutta sincerità tra questi Raven Boys, allievi della Aglionby, la più esclusiva scuola privata di Henrietta, l’unico bad boy è Ronan, che ha il cazzotto facile, la lingua tagliente e l’immancabile tatuaggio, ma riesce a essere un normale ragazzo problematico e non un piccolo femminicida in erba. Stiefvater ci dice che nasconde qualcosa di grosso e che la sua vita è stata stravolta dalla morte del padre, …
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Appena ho iniziato a leggere il primo capitolo di Raven Boys, mi sono detta: eccola, è lei, Maggie Stiefvater in persona, una delle poche autrici di YA dallo stile talmente particolare da non poter essere confusa con nessun’altra collega. Una che è capace di scrivere di ragazzacci senza farmi venire voglia di defenestrare il libro e di genitori senza farmi invocare il Telefono Azzurro ha tutta la mia attenzione.
Oddio, in tutta sincerità tra questi Raven Boys, allievi della Aglionby, la più esclusiva scuola privata di Henrietta, l’unico bad boy è Ronan, che ha il cazzotto facile, la lingua tagliente e l’immancabile tatuaggio, ma riesce a essere un normale ragazzo problematico e non un piccolo femminicida in erba. Stiefvater ci dice che nasconde qualcosa di grosso e che la sua vita è stata stravolta dalla morte del padre, ma si riserva di parlarci di lui in seguito – sì, è un’autrice parca di informazioni, famosa per buttarti in mezzo alle vicende senza troppi preamboli: c’è chi non la sopporta per questo, io l’adoro.
Poi abbiamo Gansey e Adam, l’uno ricchissimo rampollo dalla famiglia modello, l’altro povero in canna e costretto a lavorare per poter frequentare l’Aglionby. Il loro rapporto dà l’opportunità a Stiefvater di esplorare le difficoltà dell’amicizia tra persone che provengono da background economici diversi, di quanto sia difficile per chi è povero accettare la generosità di chi è ricco e di come in questa generosità ci sia uno squilibrio di potere molto difficile anche solo da vedere per chi è benestante.
Infine abbiamo Noah, che viene introdotto quasi per caso, perché è lì e Stiefvater deve parlarcene per forza e non finirò mai di complimentarmi con la bravura di questa donna nel gestire la prosa per adattarla alle sue esigenze narrative (studiatevela se volete cimentarvi nella scrittura di romanzi). L’ho trovato un personaggio molto dolce, nonostante non abbia una storia particolarmente limpida alle spalle. Ma si può cambiare, no?
Proprio il cambiamento è uno dei fili dei conduttori della storia: può avvenire in seguito a un evento traumatico, può stravolgere una persona come la conoscevamo, può rimanere a covare sotto la cenere per anni, può avvenire contro la nostra volontà. L’importante è andare avanti, evolvere, non rimanere ancorati a un passato perso.