The Art of Joy (L'arte della gioia) is an monumental historical Italian novel by Goliarda Sapienza.
Written over a nine-year period the novel was finished in 1976 but was rejected by Italian publishers because of its length (of 540 pages) and its portrayal of a woman unrestrained by conventional morality and traditional feminine roles. It detailed a woman’s pursuit of cultural, financial and sexual independence in early-20th-century Sicily, during which she sleeps with both men and women, commits incest and murders a nun.
It was only published after Sapienza’s death with the success of its French, German and Spanish editions earning Sapienza comparisons to D.H. Lawrence and Stendhal.
Sebbene sia stato scritto più tardi rispetto all'ambientazione resta un libro di 50 anni fa, e offre spunti sull'affettività, sessualità, rapporti e analisi politiche di una modernità spiazzante. Alcuni passaggi sono sembrati onestamente troppo lunghi.
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L’arte della gioia è un romanzo sul quale è difficile scrivere una recensione perché il suo più grande pregio è, a parer mio, anche il suo peggior difetto (anche se, devo ammettere, ce ne fossero di difetti così!).
Goliarda Sapienza, infatti, ha scritto un romanzo popolare incentrato su tematiche femministe che, perlomeno in Italia e per quel che ho potuto constatare negli ultimi anni, di popolare non hanno niente, visto che sembrano sorprendentemente lontane dalla cultura di massa (penso a fiction italiane, programmi televisivi, letteratura d’evasione, e via dicendo).
Sono rimasta molto colpita da questo aspetto: pensavo che avrei letto un romanzo mainstream e invece mi sono ritrovata tra le mani un libro che grondava melodramma e ha messo a dura prova la mia sospensione dell’incredulità in più punti. Tuttavia, per quanto questo possa essere stato fastidioso, …
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L’arte della gioia è un romanzo sul quale è difficile scrivere una recensione perché il suo più grande pregio è, a parer mio, anche il suo peggior difetto (anche se, devo ammettere, ce ne fossero di difetti così!).
Goliarda Sapienza, infatti, ha scritto un romanzo popolare incentrato su tematiche femministe che, perlomeno in Italia e per quel che ho potuto constatare negli ultimi anni, di popolare non hanno niente, visto che sembrano sorprendentemente lontane dalla cultura di massa (penso a fiction italiane, programmi televisivi, letteratura d’evasione, e via dicendo).
Sono rimasta molto colpita da questo aspetto: pensavo che avrei letto un romanzo mainstream e invece mi sono ritrovata tra le mani un libro che grondava melodramma e ha messo a dura prova la mia sospensione dell’incredulità in più punti. Tuttavia, per quanto questo possa essere stato fastidioso, non ho potuto fare a meno di apprezzare il lavoro di Sapienza, il suo essere riuscita a portare il femminismo in una storia popolare, accessibile e godibile per chiunque.
È assai probabile che, se “trafficate” abitualmente con il femminismo, L’arte della gioia non vi riservi rivelazioni o vi scateni chissà quale riflessioni inedita: anzi, la filosofia della differenza che vi aleggia oggi ci sembra superata. Però non si può fare a meno di tifare per Modesta, anticonvenzionale fin dal nome con un deciso adieu al nomen omen.
Sarebbe bello, per la popolarità e la diffusione che hanno ultimamente, se qualcuno facesse de L’arte della gioia una serie televisiva: è un testo che si presterebbe molto bene a questo tipo di trasposizione e così si riuscirebbe a farlo uscire dalla cerchia molto intellettuale alla quale mi sembra sia stato “condannato”. Spero solo che un’eventuale trasposizione non venga affidata a emittenti dagli eccessi di pudore facili (cough Rai cough): Modesta oggi sarebbe più scandalosa che mai e di certo non se ne starebbe tremebonda ad aspettare il discorso redentore di Don Matteo...