cretinodicrescenzago reviewed I Mabinogion by Evangeline Wilna Ensley (Mabinogi, #1-2-3-4)
Mitologia celtica in prosa per lo più valida
3 stars
Premessa doverosa: dovrei classificarlo come libro abbandonato, ma si tratta di una saga di quattro romanzi e io ho completato i primi tre e la prima delle tre parti in cui è diviso il quarto, ergo mi sento in diritto di considerarlo praticamente finito.
Venendo al sodo, faccio presente a chiunque mi legga che La Tetralogia dei Mabinogion di Evangeline Walton non è un fantasy in senso proprio e non andrebbe letta come tale: è la riscrittura di una saga mitologica gallese (i Mabinogi o Mabinogion, appunto), riscrittura che resta fedele all'intreccio originale ma lo rielabora quel tanto che serve a farlo funzionare in forma di romanzo, così da renderlo accessibile a un pubblico moderno; se dovessi trovare un corrispettivo italiano, proporrei a naso Il mio nome è Nessuno di Manfredi. Questo detto, ciascuno dei quattro romanzi adatta una porzione autoconclusiva della saga originale e ha dunque una fisionomia …
Premessa doverosa: dovrei classificarlo come libro abbandonato, ma si tratta di una saga di quattro romanzi e io ho completato i primi tre e la prima delle tre parti in cui è diviso il quarto, ergo mi sento in diritto di considerarlo praticamente finito.
Venendo al sodo, faccio presente a chiunque mi legga che La Tetralogia dei Mabinogion di Evangeline Walton non è un fantasy in senso proprio e non andrebbe letta come tale: è la riscrittura di una saga mitologica gallese (i Mabinogi o Mabinogion, appunto), riscrittura che resta fedele all'intreccio originale ma lo rielabora quel tanto che serve a farlo funzionare in forma di romanzo, così da renderlo accessibile a un pubblico moderno; se dovessi trovare un corrispettivo italiano, proporrei a naso Il mio nome è Nessuno di Manfredi. Questo detto, ciascuno dei quattro romanzi adatta una porzione autoconclusiva della saga originale e ha dunque una fisionomia propria, ergo li commento uno per uno:
- Il principe dell'Annwn è il testo probabilmente più vicino a un fantasy convenzionale post-Tolkien: il dio dell'Oltretomba Arawn incarica re Pwyll del Dyved di combattere per lui un mostro che minaccia l'Aldilà, e il nostro Pwyll esplora il paese dei morti, affronta una prova iniziatica dopo l'altra... e già che c'è si mette in cerca di una moglie semidea, secondo uno schema non tanto diverso dalla saga greca di Teseo o da quella di Perseo. Per chi adora le avventure a cerca sarà una goduria, per chi come me le apprezza e basta ci sono comunque delle belle scene oniriche. Un degno 3/5.
- I figli di Llyr è sicuramente il mio preferito dei quattro romanzi: ci racconta una guerra epocale fra Britanni e Irlandesi al cui centro sta la sanguinosa tragedia delle rispettive famiglie reali – in pratica la controparte celtica della Guerra di Troia e della Faida degli Atridi. E inserito nel tutto c'è pure il famoso mito del calderone magico capace di rianiamare i cadaveri, di cui finalmente ho scoperto la vera fonte. Fra personaggi che escono dalla pagina, situazioni fantasmagoriche, prosa evocativa e ritmo eccellente, un 5/5 con lode.
- La canzone di Rhiannon è sostanzialmente l'Odissea rispetto all'Iliade narrata nel secondo romanzo: ci narra il ritorno a casa dalla grande guerra di re Pryderi figlio di Pwyll (quello del primo libro) e i suoi sforzi per tutelare il Dyved dal malocchio di potenze ultraterrene. Rispetto ai precedenti romanzi ha un ritmo più lento e una struttura narrativa da fiaba (in particolare ci sono eventi cruciali che si ripetono per tre volte) e piacerà tanto a chi ama vedere la vita quotidiana di personaggi eroici. Anche qui, un 3/5.
- L'isola dei potenti è nettamente più lungo degli altri romanzi e, secondo me, nettamente inferiore, visto che il ritmo degli eventi è continuamente annacquato da considerazioni della voce narrante e da monologhi interiori inconcludenti dei singoli personaggi – si sente tantissimo che l'autrice l'ha scritto per primo e non l'ha mai revisionato per uniformarlo agli altri. A questo giro la narrazione si sposta dalla famiglia reale del Dyved ai signori del Gwynedd, loro rivali, e intreccia conflitti generazionali, guerre e guerriciole, incesti e una tale quantità di pinzillacchere che a circa il 33% del romanzo non avevo ancora capito dove si volesse andare a parare. Voto 1/5, e anche a stringere i denti e andare avanti per completezza temo che sarebbe solo 2/5. In conclusione e tirando le somme, sono lieto di aver letto i primi tre volumi della Tetralogia, visto che mi hanno aperto una porta su un patrimonio culturale che mi era completamente sconosciuto: nel prossimo futuro potrei addirittura procurarmi una copia dei Mabinogi originali per leggermi lì la quarta parte e le sette leggende ancillari a quella principale. Credo che la signora Walton possa ritenersi soddisfatta.