Baylee ha recensito Doveva essere il nostro momento di Eleonora Caruso
Doveva essere il nostro momento
5 stelle
So che molte persone della mia generazione si sono trovate rappresentate nei romanzi di Sally Rooney, ma non è proprio il mio caso. Ho letto solo Persone normali e mi ha detto così poco che quasi non ha lasciato tracce nella mia mente. Mi sentivo dunque ancora orfana di unə autorə che sapesse raccontare la mia generazione senza risultare cringe: è così che ho incontrato Eleonora C. Caruso e il suo ultimo romanzo, Doveva essere il nostro momento.
Caruso è stata capace di individuare la caratteristica saliente della generazione Millennial: la rabbia. Noi Millennials siamo una generazione perennemente incazzata: abbiamo iniziato a incazzarci perché il mondo che ci era stato promesso è andato a rotoli prima che potessimo davvero goderne e perché anche l’oasi utopistica senza confini che sembrava Internet ha finito per essere egemonizzata da una manciata di grandi aziende che vogliono solo i nostri dati e la …
So che molte persone della mia generazione si sono trovate rappresentate nei romanzi di Sally Rooney, ma non è proprio il mio caso. Ho letto solo Persone normali e mi ha detto così poco che quasi non ha lasciato tracce nella mia mente. Mi sentivo dunque ancora orfana di unə autorə che sapesse raccontare la mia generazione senza risultare cringe: è così che ho incontrato Eleonora C. Caruso e il suo ultimo romanzo, Doveva essere il nostro momento.
Caruso è stata capace di individuare la caratteristica saliente della generazione Millennial: la rabbia. Noi Millennials siamo una generazione perennemente incazzata: abbiamo iniziato a incazzarci perché il mondo che ci era stato promesso è andato a rotoli prima che potessimo davvero goderne e perché anche l’oasi utopistica senza confini che sembrava Internet ha finito per essere egemonizzata da una manciata di grandi aziende che vogliono solo i nostri dati e la nostra attenzione per venderci qualsiasi cosa; poi abbiamo continuato a essere incazzatə per essere diventatə il capro espiatorio di tutto, per essere tacciati di essere choosy, bamboccionə, pigrə ed egoistə, mentre cercavamo solo di stare a galla in mezzo a crisi economiche e precariato.
Caruso delinea perfettamente questa rabbia generazionale e così può presentarci quello che è stato il più grave difetto deə Millennials: non quello di mettere a rischio aziende storiche e la famiglia a causa delle nostre convinzioni e scelte scriteriate, ma di non aver sfogato questa rabbia in un movimento che provasse a puntare i piedi e dire no. Certo, l’attivismo e le manifestazioni non sono mancate, ma non sono diventate un fatto generazionale: noi Millennials abbiamo finito per rivolgere verso noi stessə tutta quella rabbia, oppure ci siamo limitatə a sfogarla in ironia. Molto divertente, ma così abbiamo rinunciato a provare a migliorare la situazione.
Caruso usa un viaggio lungo l’Italia per far scontrare un uomo millennial con una giovane donna della Generazione Z, che davanti al disprezzo di lui per essere solo un’influencer che usa temi sensibili per sponsorizzare prodotti, lo accuserà di non aver fatto nulla affinché il mondo non degenerasse fino a quel punto. E per aggiungere una stratificazione ulteriore ə due si incontreranno in una setta fondata sulla nostalgia del mondo splendente che era stato promesso aə Millennials e capace di irretire non solo questə, ma anche ə Gen Z, affascinatə da un’alternativa alle macerie che vedono intorno a loro.
Come se non bastasse, il viaggio avviene nel 2020, quando l’epidemia di coronavirus è arrivata in Italia, ci sono le prime zone rosse e non si sa bene cosa stia accadendo: proprio quei primi giorni di marzo in cui ancora non sapevamo che un nuovo trauma collettivo si sarebbe abbattuto sulle generazioni più giovani, ancora una volta nell’indifferenza generale, perché tanto ə ragazzinə sono contentə di non andare a scuola e chi già lavorava aveva gli aiuti del Governo – poco male se arrivavano in ritardo o non comprendevano ogni categoria.
Doveva essere il nostro momento è il romanzo di una generazione perduta che sembra in attesa del trauma definitivo: quello di essere apostrofata con ok millennial davanti alle sue reminiscenze dei bei tempi andati di quando era giovane e piena di belle speranze.