Ben Lockwood ha recensito A Wizard of Earthsea di Ursula K. Le Guin
A timeless classic
5 stelle
A must-read in the collection of fantasy classics
240, pagine
lingua Catalan
Pubblicato il 20 Aprile 2020
A boy grows to manhood while attempting to subdue the evil he unleashed on the world as an apprentice to the Master Wizard.
A must-read in the collection of fantasy classics
Prose is slim and considered, the imagery vivid without being exhausting, but I did not feel engaged with Ged, personally, philosophically, etc.
I appreciate how concise and capable a novel this is; that it is in its way rubbing against the grain of what, in 1969 especially, are the expectations of a fantasy novel and setting.
But I read it today, in a different cultural milieu. While Left Hand of Darkness and The Dispossessed still felt compelling and relevant, Wizard of Earthsea is something I can only imagine once having a greater potency.
Con questo volumone con cinque libri più una raccolta di racconti, mi son sciroppato l'intera saga di Terramare in poco più di un mese. Si tratta di un fantasy che mescola alcuni elementi classici, quasi da canone Tolkeniano, come il setting medievaleggiante, il passato glorioso che vive in forma di leggenda, i grandi eroi, i draghi, il potere dei nomi, la magia e i maghi (più diffusi e quotidiani che in Tolkien), ma con qualche importante differenza. Ci sono i grandi re, i grandi maghi, ma molti protagonisti sono gente umile, e in ogni caso ma la prospettiva è sempre dal basso. Questa modestia si riflette anche nella scrittura, mai roboante, ma sempre dimessa, calma, colma di rispetto, senza paura di ellissi audaci. Sembra a volte di sentire una nonna raccontare una fiaba. E un'altra innovazione in un mondo conservatore come quello del fantasy è l'attenzione dedicata alle figure femminili, …
Con questo volumone con cinque libri più una raccolta di racconti, mi son sciroppato l'intera saga di Terramare in poco più di un mese. Si tratta di un fantasy che mescola alcuni elementi classici, quasi da canone Tolkeniano, come il setting medievaleggiante, il passato glorioso che vive in forma di leggenda, i grandi eroi, i draghi, il potere dei nomi, la magia e i maghi (più diffusi e quotidiani che in Tolkien), ma con qualche importante differenza. Ci sono i grandi re, i grandi maghi, ma molti protagonisti sono gente umile, e in ogni caso ma la prospettiva è sempre dal basso. Questa modestia si riflette anche nella scrittura, mai roboante, ma sempre dimessa, calma, colma di rispetto, senza paura di ellissi audaci. Sembra a volte di sentire una nonna raccontare una fiaba. E un'altra innovazione in un mondo conservatore come quello del fantasy è l'attenzione dedicata alle figure femminili, che risultano sempre le più interessanti e sfaccettate, nonché il continuo riferirsi all'emancipazione femminile.
Non tutta la saga è all'altezza, alcune parti arrancano, soprattutto la prima metà del terzo libro e del quarto, e a volte si ha la sensazione che Le Guin volesse "fare volume".
Pare paradossale riferirsi in questi termini a una saga iniziata cinquant'anni fa che poi è stata anche seminale, ma l'ho trovata una lettura fresca e originale.
A Wizard of Earthsea (Ursula K. Le Guin, 1968)
A me piace la narrativa fantastica, avevo sentito dire bene del ciclo di Terramare e così lo sto recuperando. Non sapevo cosa aspettarmi, e devo dire che l'impatto è stato un misto di sorpresa, straniamento e apprezzamento: il romanzo in esame è un racconto molto fiabesco, che indulge un po' troppo nel raccontare anziché mostrare e nel fare la "guida turistica a Fantasilandia", obiettivamente ha dei punti morti in cui non c'è azione né tensione (a un certo punto ero così annoiato che ho mollato il capitolo a metà per guardare He-Man e i Dominatori dell'Universo), e tuttavia nel complesso mi è piaciuto: nei momenti più ispirati il romanzo ci offre immagini suggestive di un mondo fatto di magia e viaggi per mare intimamente connessi, ci propone una bella elaborazione dello scontro archetipico fra Eroe e Drago (un capitolo riempitivo, per …
A Wizard of Earthsea (Ursula K. Le Guin, 1968)
A me piace la narrativa fantastica, avevo sentito dire bene del ciclo di Terramare e così lo sto recuperando. Non sapevo cosa aspettarmi, e devo dire che l'impatto è stato un misto di sorpresa, straniamento e apprezzamento: il romanzo in esame è un racconto molto fiabesco, che indulge un po' troppo nel raccontare anziché mostrare e nel fare la "guida turistica a Fantasilandia", obiettivamente ha dei punti morti in cui non c'è azione né tensione (a un certo punto ero così annoiato che ho mollato il capitolo a metà per guardare He-Man e i Dominatori dell'Universo), e tuttavia nel complesso mi è piaciuto: nei momenti più ispirati il romanzo ci offre immagini suggestive di un mondo fatto di magia e viaggi per mare intimamente connessi, ci propone una bella elaborazione dello scontro archetipico fra Eroe e Drago (un capitolo riempitivo, per altro), ci fa empatizzare decentemente con il protagonista e, nelle ultimissime pagine, presenta una scena molto intensa che dà la chiave di lettura a tutta la cerca del protagonista, il giovane mago Ged - un ragazzo che sta trovando un posto nel mondo grazie ai suoi studi, ma che per riuscirci deve anche trovare sé stesso.
In più, trovo apprezzabili due idee della Le Guin che lei stessa, nella postfazione, segnala come il suo tentativo di creare un fantasy dalla personalità propria: il mondo di Terramare è popolato da persone di pelle scura, e non c'è da nessuna parte una Guerra fra Bene e Male - una scelta notevole per il '68, e di cui dovremmo ricordarci anche oggi.
Tirando le somme, secondo me Un mago di Terramare è un romanzo perfettibile ma abbastanza godibile.