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ha recensito I custodi del libro di Geraldine Brooks

Geraldine Brooks: I custodi del libro (EBook, Italiano language, BEAT) 3 stelle

È la primavera del 1996 a Sarajevo e Hanna Heath, trentenne restauratrice australiana di manoscritti …

I custodi del libro

3 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

I custodi del libro cerca di immaginare e ricostruire la storia della Haggadah di Sarajevo, un libro che sembra aver avuto una vita piuttosto turbolenta, visto che si pensa sia nato intorno al 1350 a Barcellona e che sia finito nei Balcani seguendo le tristi vicende del popolo ebraico. In generale, la Haggadah è una forma di narrazione del Talmud: tra quelle più rilevanti c’è la Haggadah di Pesach, che viene letta durante il Seder, un momento del rituale della Pasqua ebraica durante il quale si racconta della liberazione dalla schiavitù del popolo ebraico.

Con una storia così affascinante spero che possiate capire il mio sconcerto quando, appena al terzo capitolo, Brooks ci infila una storia d’amore tra la restauratrice della Haggadah di Sarajevo e il suo custode. Ma che me ne frega? Io voglio sapere tutto di questo libro: era iniziato così bene con un sacco di dettagli interessanti sulla restaurazione e sulla conservazione di questo genere di oggetto e poi mi ritrovo questз che si fanno gli occhi dolci. Son contenta per loro – per carità! – ma insomma la storia di un’antichissima Haggadah mi sembrava prioritaria rispetto al loro attacco di ormonella.

Proseguendo nella lettura, mi è diventato evidente che lo scopo di Brooks era dimostrare, tramite la storia della Haggadah di Sarajevo, l’importanza della collaborazione tra esseri umani anche di culture diverse e di come questa collaborazione dia dei frutti meravigliosi, sia da un punto di vista prettamente culturale, sia dal punto di vista della solidarietà umana (compreso fate l’amore e non la guerra, evidentemente). Un messaggio indubbiamente molto bello e al quale in questi giorni sono particolarmente sensibile, ma che mi ha messo i brividi per il modo in cui Brooks lo ha veicolato.

Il fatto è che Hanna, la restauratrice, ha tutte le caratteristiche della poser progressista: si pensa una donna di mentalità aperta, ma poi pensa e fa cose che hanno fatto esplodere il mio disagiometro. Per esempio, ha un amico che definisce di razza indefinita e antesignano dei magnifici meticci che popoleranno la terra da qui a un millennio perché ha un albero genealogico dove di recente si sono intrecciate parecchie caratteristiche fenotipiche diverse. Non paga, siccome questo tizio ha una moglie figlia di altrettanta varietà fenotipica, Hanna afferma di morire dalla voglia di vedere i loro figli, che sarebbero stati perfetti come pubblicità della Benetton. Pensa quanto sarà contento l’amico di sapere che lui e la sua famiglia sono solo una bella bandiera da sventolare…

Insomma, sembra che questo libro sia una delle pietre che lastricano la strada delle buone intenzioni che porta all’inferno: vi consiglio quindi di resistere alla tentazione di leggere questo romanzo sulla Haggadah di Sarajevo e di cercare altrove testi migliori.