Baylee ha recensito La storia dell'altro di B. Bertoncin
Review of "La storia dell'altro" on 'Goodreads'
4 stelle
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Quello che da una parte è considerato l’eroe, dall’altra è visto come il criminale della storia. In una simile situazione, lo Stato forma gli insegnanti a diventare degli agenti culturali preparati solo a giustificare le ragioni dell’uno a scapito di quelle dell’altro.
Gli arabi e gli ebrei tornano a dassi botte, termina tristemente La capannuccia di Riccardo Marasco: il conflitto israelo-palestinese compare periodicamente tra le notizie con l’aggiunta di nuovi scontri, nuovi morti e nuove violenze. Tanto per mettere subito in chiaro le cose: trovo la politica di Israele e la sua occupazione dei territori palestinesi assolutamente indifendibile e mi sembra assurdo che ogni volta ci si preoccupi più di riaffermare il diritto a esistere di Israele piuttosto che il diritto dellз palestinesi a vivere nella loro terra, un diritto che è decisamente calpestato in questo momento.
Tuttavia, siccome urlarsi accuse da una fazione all’altra non ci porta più vicino alla pace, ho pensato di rispolverare questo libriccino, che è sorprendentemente ancora in catalogo nonostante sia del 2003. Si tratta di un manuale di storia per le scuole superiori (io, infatti, l’ho incontrato proprio alle superiori), dove un gruppo di insegnanti, sei palestinesi e sei israelianз, hanno raccontato tre momenti storici fondamentali nella storia dei loro popoli – la dichiarazione di Balfour, la guerra del 1948 e la prima Intifada del 1987 – rispettando la prospettiva palestinese e quella israeliana.
Il discorso comune è per l’istante impossibile e lo resterà per molto tempo. Ciononostante, i professori che hanno redatto queste pagine l’hanno fatto nel rispetto reciproco dell’altro.
Ne escono quindi due testi, posti a fronte, che pur narrando la stessa storia, sono inconciliabili. A differenza di quando si legge un libro tradotto con il testo a fronte in lingua originale, dove la traduzione si impegna a cercare di dire la stessa cosa, le versioni palestinese e israeliana sono così radicalmente diverse che pensare di farne un unico racconto sembra proprio fantapolitica.
Ovviamente di tratta di un manualetto scolastico, non ci troverete chissà che approfondimento delle vicende storiche narrate, ma d’altro canto non è questo il suo scopo. La storia dell’altro vuole farci conoscere i due punti di vista, non per farci cambiare idea, ma per farci capire qual è il background che sta alla base degli eventi drammatici che ancora oggi impediscono la pace.
I due popoli sono stati traumatizzati, gli Israeliani dal ricordo del genocidio, i Palestinesi da quello dell’espulsione. Sarebbe puerile chiedere loro di scrivere la stessa storia. È già ammirevole che accettino di coesistere in due racconti paralleli.