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Maaza Mengiste: Il Re Ombra (Hardcover, Italiano language, 2021, Einaudi) 3 stelle

Lei è Hirut, figlia di Fasil e Getey, una ragazzina spaurita in balia di un …

Review of 'Il Re Ombra' on 'Goodreads'

3 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Ho voluto leggere questo romanzo dal momento in cui ho letto le citazioni postate dall’account Twitter di Einaudi in occasione della sua pubblicazione in Italia. Adesso che l’ho letto, però, quasi ne sono pentita, non tanto per la storia raccontata, quanto piuttosto per lo stile dell’autrice, che non mi è proprio andato giù e mi ha annoiato a morte durante la lettura.

Il mio problema è stato che da un romanzo storico mi aspetto uno stile più asciutto e interessato a farsi da parte in favore degli eventi narrati. Mengiste, invece, ha fatto l’esatto contrario, infiorettando la sua prosa con una retorica che per me ha finito anche per inficiarne il realismo in alcuni punti. Mi è sembrata quindi una scelta decisamente infelice e mi ha reso la lettura così faticosa da essere quasi respingente.

Il dispiacere è ancora più grande se penso al fatto che la storia è raccontata in modo da sottolinare il ruolo delle donne etiopi nella resistenza all’invasione dell’esercito fascista e che abbiamo tanto bisogno di leggere e diffondere queste storie, così a lungo ignorate. Il dispiacere è ancora più grande se penso a come esce distorto questo punto di vista dallo stile di Mengiste, che a momenti sembra quasi morbosa nel descrivere le violenze perpetrate ai danni delle donne etipi. Ovviamente non metto in dubbio che siano avvenute, ma Mengiste non dà l’idea di volerle semplicemente raccontare, ma di voler indugiare sui dettagli.

Un altro elemento rovinato è stata la presenza di Ettore, un personaggio che intende mostrare la non assolutezza del ruolo di vittima e carnefice: una sola persona può essere entrambi in circostanze e ambiti diversi. Ettore è ebreo ed è ovviamente una vittima dell’antisemitismo del governo fascista; allo stesso tempo, però, è il fotografo dell’esercito e il carnefice che immortala la violenza dei commilitoni. In lui i due ruoli si mescolano e a volte è difficile scinderli del tutto: peccato che – di nuovo! – lo stile di Mengiste renda questo conflitto torbido e ne depotenzi la capacità di turbare lǝ lettorǝ.

Se avete letto questo romanzo, fatemi sapere come vi è sembrato e se sono solo io a essere troppo stucca con questi stili troppo altisonanti.