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Terry Brooks: Gli eredi di Shannara (Paperback, Italian language, 1995, Mondadori) 2 stelle

A trecento anni dalla morte di Allanon, il leggendario Druido protettore delle razze, le Quattro …

Review of 'Gli eredi di Shannara' on 'Goodreads'

2 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Visto che ho passato un bel po’ di tempo senza computer e con una serie di malanni tipici della stagione autunnale e/o invernale, ho pensato bene di iniziare a leggere la mia seconda saga di Terry Brooks. Così, giusto per farmi ulteriormente del male…

Ora, per chi fosse nuov* di questi lidi, sappiate che mi sono comprata ben tre saghe di Terry Brooks, senza aver letto nemmeno uno dei suoi romanzi, basandomi semplicemente sul fatto che era uno dei grandi autori del genere fantasy. Anni fa lessi la prima trilogia e non mi mi piacque: così mi sono ritrovata con tre saghe scritte da un autore capace di annoiarmi a morte… e, come se non bastasse, ho deciso di leggerle tutte comunque per auto-flagellarmi e veder di imparare a non comprare più libri ad minchiam (so che le vostre sopracciglia sono schizzate all’attaccatura dei capelli, ma cercate di collaborare, okay?).

Quindi, cosa ne penso de Gli eredi di Shannara? Penso che Terry Brooks potrebbe risultare avvincente soltanto al di sotto dei diciotto anni (e anche in questo caso, non ne sono poi così certa). Per tutti gli altri, il rischio è trovare più interessante prendere a capate il muro piuttosto che continuare la lettura di quest’agonia.

Ma procediamo con ordine. Gli eredi di Shannara è ambientato trecento anni dopo la prima trilogia e Brooks ha pensato che fosse una cosa simpatica riproporre i discendenti di tutti i vecchi personaggi. Sì, tutto molto bello, peccato che hanno praticamente anche lo stesso carattere e le stesse seghe mentali (che non mi risulta si tramandino tramite DNA con una tale precisione). Ritrovare tutte le corrispondenze con la trilogia originaria va oltre le mie forze (e la mia voglia di dedicare troppo tempo a Brooks), ma ci sono. Purtroppo, ci sono.

L’altro punto dolente sono proprio le seghe mentali. Possibile che Brooks sia così incapace di far evolvere i suoi personaggi dal punto A al punto B? Possibile che io debba sopportare gli stessi dilemmi, le stesse paure, le stesse insicurezze per quasi cinquecento pagine (e oltre, visto che si trascinano pure da un romanzo all’altro)? Possibile che Brooks, con cotanta prolissità, pretenda di rendere i suoi personaggi poliedrici e profondi? Spero di no, perché così puoi solo sfracassare ovaie e maroni – e con una discreta dose di recidività.