Baylee ha recensito Le tre porte di Han Han
Le tre porte
3 stelle
Le tre porte mi è sembrato uno di quei casi nei quali un libro non è interessante per il suo valore letterario quanto per il momento storico che si è ritrovato a immortalare. Non sono rimasta minimamente impressionata dalla prosa di Han Han: un po’ perché sono già abituata a sentir citare a sproposito i classici cinesi per farsi bellə (quanto viene maltrattato il povero Sun Tsu?); un po’ perché mi è sembrato di leggere un’invettiva lunga quasi quattrocento pagine.
È facile vedere il blogger in questo: polemizzare per attirare l’attenzione. Ormai ne abbiamo la nausea, ma all’alba del XXI secolo era ancora una novità e, se a questo aggiungiamo l’accortezza di aver fiutato l’insofferenza deə giovani cinesi per un sistema scolastico che ancora non aveva saputo adeguarsi ai cambiamenti in corso (la Cina sarebbe stata ammessa nel WTO da lì a poco), non è difficile capire perché Le tre porte sia diventato così popolare.
A distanza di venticinque anni dalla sua prima pubblicazione, però, accusa molto la sua età e l’impressione a fine lettura è che sia una montagna di risentimento e alienazione condita con citazioni buttate lì per massimizzare la messa alla berlina di un mondo che stava morendo e la disillusione per il nuovo mondo che stava arrivando e sembrava marcio tanto quanto il precedente.
Non mi sento di consigliarvi Le tre porte se volete leggere un bel libro: sono sicura che la letteratura cinese ha di meglio da offrire. Però, nonostante mi sia annoiata in diversi punti e la storia sia piuttosto banale, è un romanzo che ha il fascino della visione di un mondo adolescenziale lontano da slogan e impegnano a cercare di sopravvivere in un contesto dove la concorrenza spietata distrugge qualsiasi cosa, dai principi morali alla possibilità di creare legami e relazioni sane.
