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Sarah Costello, Kayla Kaszyca: Sounds Fake but Okay (Paperback, 2023, Kingsley Publishers, Jessica, Jessica Kingsley Pub) 3 stelle

'Somehow, over time, we forgot that the rituals behind dating and sex were constructs made …

Sounds fake but okay

3 stelle

Sounds fake but okay nasce casualmente come podcast, che due amiche hanno iniziato quasi per scherzo, giusto perché il 2017 era il periodo in cui sembrava che chiunque ne mettesse su uno. Il nome prende spunto da tutte quelle cose strane di cui alloromanticə e allosessessuali amano parlare e che sembrano palesemente false dal punto di vista dell’esperienza aroasessuale. Il podcast, con grande sorpresa di Costello e Kaszyca, ha avuto molto successo, visto che andava a coprire un piccolo vuoto al quale nessunə aveva mai pensato prima.

Il libro prende quindi spunto da questa esperienza: Costello e Kaszyca non hanno alle spalle studi di teoria queer, ma solo la loro vita come persone nello spettro asessuale e/o aromantico che hanno creato un podcast che le hanno messe in contatto con altre persone dello spettro asessuale e/o aromantico. Quindi non aspettatevi disquisizioni accademiche, ma una panoramica di cosa significa nel concreto vivere la vita come asessuale e/o aromanticə al di là delle definizioni.

Infatti, il libro si divide in otto capitoli: società, te stessə, amicizia, romanticismo e relazioni, sesso, famiglia, genere e un capitolo finale che tocca brevemente alcuni argomenti (come la rappresentazione nei media). Sono tutti piuttosto brevi, ma mi sono sembrati un buon punto di partenza per chi ha appena letto la definizione e si è chiestə: e ora? Come si traduce in esperienze concrete? Ecco, Sounds fake but okay dà delle dritte in tal senso e potrebbe essere molto utile per chi non se la sente di lanciarsi in libri più accademici.

In conclusione, vorrei rassicurarvi in merito alla presunta transfobia presente in questo libro, che gli ha fatto avere un rating ingiustamente basso su Goodreads. Nel sottocapitolo relativo ai media (pagina 146 per la precisione) le autrici discutono che alcune storie, che magari abbiamo molto amato nel passato, viste oggi da un punto di vista aroasessuale possono risultare problematiche, ma questo non può e non deve portarci via il bene che quelle storie ci hanno fatto. A tal proposito, le autrici hanno avuto la malaugurata idea di fare l’esempio di J.K. Rowling, affermando che, sebbene lei sia partita per la sua tangente transfobica, le affinità e il conforto che le persone trans possono aver provato grazie a Harry Potter rimane. Tutti qui: un paragrafetto di otto righe, che nemmeno si sogna di affermare che Rowling ha ragione, ha fatto cadere una pioggia di recensioni negative. Capisco che Rowling sia diventata argomento radioattivo nella comunità LGBTQIA+ – a ragione – ma anche meno, gente. Anche meno.