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La Versione Di Barney (Paperback, Italian language, 2005, Adelphi) 5 stelle

Approdato a una tarda, linguacciuta, rissosa età, Barney Panofsky impugna la penna per difendersi dall'accusa …

Review of 'La Versione Di Barney' on 'Goodreads'

4 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Barney Panofsky inizia a raccontarci la sua vita per difendersi da una serie di accuse lanciategli tramite il romanzo di quell’insopportabile di McIver. Solo che la vita di Barney è stata ed è un gran casino e Barney stesso fa fatica a uscire dal personaggio cialtrone che gli è stato cucito addosso: leggendo le sue stesse parole, non è difficile comprendere perché le persone credano al ritratto fattogli da McIver.

Barney è il tipo di persona che viene facile disprezzare: partito con l’idea di fare grandi cose, ha finito per perdersi nella mediocrità, nel disinteresse per le esigenze altrui e nel crogiolo delle storie che non sono finite come avrebbe voluto. Le prime pagine del romanzo non ci fanno per niente tifare per lui, almeno fino a quando non mettiamo insieme abbastanza elementi da vedere la sua vita per quello che è: il tentativo di non uscirne troppo male.

Barney pensa di avercela davvero messa tutta per fare qualcosa di buono: solo che un sacco di imprevisti si sono messi in mezzo, sbarrandogli il passo, facendolo inciampare, facendolo finire in vicoli ciechi e alla fine sai che c’è? Bisogna pur campare in qualche modo. E se un mediocre qualunque come McIver finisce per accusarti di aver assassinato il tuo migliore amico, l’unico della compagnia ad avere davvero il talento per rimanere nella storia, ma che se lo è perso nella dipendenza da droghe, be’, bisogna far qualcosa, no?

E allora Barney finisce per mostrarci che sotto quella cialtronaggine, quella sfacciataggine, c’è un lato tenero piuttosto malconcio dopo tutte le batoste della vita. Sta ancora lì, a cercare di mettere una pezza qua e una pezza là, ma resiste e si strugge per tutto quello che poteva essere.