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A Song Below Water (Hardcover, 2020, Tor Teen) 2 stelle

Tavia is already at odds with the world, forced to keep her siren identity under …

Review of 'A Song Below Water' on 'Goodreads'

2 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Questo romanzo è stata una delusione per almeno tre motivi: ora, siccome penso che due di questi dipendano dall’altro, iniziamo da questo più macroscopico. A Song Below Water non sembra essere letteratura. Il che è un’affermazione del cavolo perché, be’, cosa sarebbe la letteratura? Menti più brillanti della mia si sono cimentate nella ricerca di una definizione, senza approdare a nulla di definitivo, quindi ai fini di questa modesta recensione manterremo le cose sul facile: la letteratura è una rielaborazione di realtà e pensieri sotto forma di parole scritte.

Ecco, A Song Below Water sembra la descrizione della realtà della discriminazione raziale con l’aggiunta di qualche fronzolo fantasy a mascherare il fatto che manca totalmente di quella rielaborazione che fa un romanzo. Niente esemplifica meglio questa mancanza del fatto che Morrow ha deciso di affiancare l’elemento sovrannaturale – l’esistenza delle sirene – a quello razziale, facendo di entrambi un motivo di discriminazione. Ma che senso ha aggiungere il fantastico in questo genere di storia se non è funzionale a rielaborare la nostra realtà per smascherarne la discriminazione razziale?

Anzi, descrivere l’esistenza delle sirene come fattore di discriminazione ulteriore non fa altro che depotenziare il messaggio di Morrow, perché parla di discriminazione razziale come se stesse scrivendo un articolo in occasione di Black Lives Matter, appesantendo inutilmente il romanzo, visto che in questo modo blocca l’avanzare della storia per metà libro, ma non sfrutta davvero l’idea brillante che aveva avuto, cioè quella di associare il silenziamento del potentissimo e temutissimo canto delle sirene all’invisibilizzazione delle persone nere.

Da questa carenza letteraria derivano gli altri due difetti: il primo riguarda l’assoluta mancanza di fatti rilevanti per oltre metà romanzo. Morrow racconta molto e mostra poco, il che finisce per annoiare a morte e ho la sensazione di aver impiegato mesi solo per leggere le prime centoquaranta pagine. L’altro difetto dipende dal fatto che l’autrice ha deciso di trasformare le sue protagoniste, Tavia ed Effie, in due comparse da pubblicità progresso, rendendole praticamente interscambiabili. Siccome i loro punti di vista si alternano, ogni tanto dovevo fare mente locale per ricordarmi chi stesse parlando: non proprio il massimo.

Non sono di quelle contrarie alla letteratura come mezzo per mostrare persone diverse e per insegnare a rispettarle, anzi: penso che sia uno dei tanti ruoli della letteratura, che non è figlia accondiscendente della cultura in seno alla quale nasce, ma è ribelle che ama andare a vedere cosa c’è al di là dei confini. Però tematiche importanti meritano bella letteratura: mi aspetto più impegno su questo fronte.