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Angela Chen: Ace (2020, Beacon Press) 5 stelle

An engaging exploration of what it means to be asexual in a world that's obsessed …

Review of 'Ace: What Asexuality Reveals About Desire, Society, and the Meaning of Sex' on 'Goodreads'

5 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Ace è il libro che sognavo di leggere da quando ho finito di digerire cosa fosse l’asessualità e in che modo fosse sempre stata una parte di me. Volevo leggere qualcosa che non soltanto risonasse con il mio vissuto, ma che portasse la ricchezza dell’esperienza asessuale nella nostra società, in modo da metterne in luce quelle storture che rimangono nascoste sotto strati di inconsapevolezza e convenzioni. Anche quest’orientamento così spesso banalizzato in quellз che non fanno sesso ha molto da dire sulle dinamiche relazionali e su come la sessualità compulsiva sia tossica per chiunque, non solo le persone asessuali.

Chen parte dalla sua storia personale e da quella di altre persone asessuali per mostrare come l’idea che tutti gli esseri umani normali e sani debbano necessariamente avere un certo livello di desiderio di fare sesso – quella che viene chiamata sessualità compulsiva – porta a disumanizzare tuttз coloro che non vogliono farlo. Rifiutarsi di avere rapporti sessuali senza una motivazione ritenuta valida (sia pure Ho il mal di testa), porta immediatamente a pensare che ci sia un qualche problema di salute – un’idea appoggiata in parte anche dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, che prevede l’esistenza di un disturbo del desiderio sessuale ipoattivo – oppure un rifiuto a impegnarsi seriamente nella relazione.

Ancora peggio quando la sessualità compulsiva si sposa con altre idee oscure della nostra società, come l’impossibilità, per una persona disabile, di avere una vita sessuale proprio a causa della sua disabilità – e quindi la conseguente difficoltà per chi è disabile e asessuale di riconoscere, e veder riconosciuto, il proprio orientamento come una parte di sé e non della propria disabilità. Oppure la necessità di mettere un freno alla sessualità di persone razzializzate perché ritenuta eccessiva e pericolosa per il mantenimento di una inesistente purezza razziale – e la conseguente difficoltà di far emergere l’asessualità perché ritenuta una cosa da bianchз.

Liberare la sessualità dalle rigide gabbie che la volevano accettabile solo a certe condizioni e lasciare le persone libere di praticarla come meglio si confà loro è stata una tappa fondamentale e un processo ancora in corso. Tuttavia, nessunǝ sarà davvero liberǝ finché alla piena libertà di dire sì si affiancherà la libertà di dire no senza temere alcuna conseguenza, alcun giudizio e alcuna patologizzazione.