Baylee ha recensito Il crollo di Chinua Achebe
Il crollo
4 stelle
Non credo di aver mai letto un libro come questo sul colonialismo in Africa: a fine lettura mi è ben chiaro come mai sia considerato un classico sul tema e un testo imprescindibile. Infatti, gran parte dei testi sull’argomento presentano un’impostazione manichea: colonialistз cattivз e colonizzatз buonз. Non che sia sbagliato: non c’è molto di positivo da dire su un gruppo di persone che saccheggia la terra altrui e mette su un sistema volto a discriminare le persone indigene.
Però come sempre le visione manichee eliminano i dettagli che ci aiutano a farci un’idea più chiara della complessità delle situazioni: Achebe inizia mostrandoci il funzionamento della società ibo attraverso uno dei suoi membri più in vista e rispettati, Okonkwo, un uomo molto ambizioso che gode della stima del suo villaggio, conquistata a fatica a partire da una condizione familiare di svantaggio.
Okonkwo, però, non è il tipico personaggio positivo per cui ci viene spontaneo fare il tifo: affogato nel suo bisogno di affermare la sua mascolinità a tutti i costi per smarcarsi dall’ombra del padre, un uomo lontano dell’ideale guerriero ibo, è difficile provare simpatia per lui mentre maltratta il figlio, che vorrebbe più simile a lui, e picchia le mogli.
Achebe lo ha reso un esempio perfetto della società ibo nel momento i cui l’uomo bianco è arrivato: una società niente affatto idilliaca e non una mitica età dell’oro precoloniale alla quale aspirare a tornare, ma una società come tante altre, con i suoi pregi e i suoi difetti. Sicuramente una società bisognosa di un cambiamento, un bisogno che diviene drammaticamente evidente a tuttз nel momento in cui la religione cristiana manifesta tutta la sua attrattiva sullз abitanti del villaggio.
La tesi di Achebe è che entrambe le culture si siano dimostrate rigide e si siano rifiutate di lasciarsi contaminare l’una dall’altra, vedendo nella contaminazione solo la corruzione della propria purezza e non una preziosa evoluzione. Alla fine la cultura inglese è diventata quella colonizzatrice (e distruttrice) solo perché la sua potenza offensiva in quel contesto era maggiore, non perché fosse culturalmente superiore: non c’è nessuna superiorità morale nell’essere solo il bullo più forte.