Baylee ha recensito Lo straniero di Albert Camus
Lo straniero
5 stelle
Lo straniero è uno di quei romanzi che vanno letti perché non si possono proprio raccontare: è uno di quelli che basano la loro forza sulle sensazioni e sulle riflessioni che quelle sensazioni portano con sé. È anche molto probabile che a persone diverse dica cose diverse, perché alla fine la storia di Meursault è così insignificante da non poter essere ignorata e liquidata come una storia senza importanza.
Meursault all’inizio del romanzo ci suscita subito antipatia, per nessuna ragione se non per il fatto che è uno straniero. E non uno straniero qualunque: potremmo definirlo lo straniero definitivo, così estraneo da esserlo anche nei confronti della vita stessa. Non possiamo incasellarlo nello stereotipo del bravo straniero perché non si distingue per particolari meriti, né nello stereotipo del cattivo straniero perché non briga per fregare lз autoctonз. Sta nella sua vita senza alcun entusiasmo, giusto perché ci è ritrovato in mezzo.
È un uomo così intrinsecamente ai margini da risultare sgradevole per come pensa, per come agisce e per come non agisce. Non ci va bene così com’è e sentiamo il bisogno di scuoterlo, perché faccia qualcosa in modo che possiamo emettere un giudizio su di lui senza sentirci nel torto: abbiamo bisogno che ci permetta di salvarlo o di condannarlo in modo da sentirci in pace con noi stessз e i nostri principi.
Meursault, invece, non farà nulla del genere, ma a mano, a mano che la lettura prosegue si inizia a sentirsi sempre peggio per lui. Si perde il desiderio di scuoterlo, si perde la centralità del proprio giudizio e ci rimane solo il desiderio che qualcunǝ veda la sua condizione di straniero totale e assoluto e abbia compassione di lui. Perché come potrebbe sentirsi parte del consesso umano un uomo che non è mai stato ascoltato, ma al quale sono sempre state imposte delle verità che non lo includevano?