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L'orologiaio di Filigree Street (Hardcover, Italiano language, 2017, Bompiani) 3 stelle

Londra, 1883. Thaniel Steepleton, giovane, modesto telegrafista al ministero dell'Interno, una sera trova un dono …

L'orologiaio di Filigree Street

2 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Mi trovo un po’ in difficoltà nello scrivere di questo libro perché mi sembra di non averci capito assolutamente nulla. Inizia in un modo, procede in un altro e alla fine non ho capito cosa volesse raccontarmi l’autrice: potrei di nuovo citare Annalise Keating con Non importa che abbia senso, deve solo sembrare un casino.

Pulley ha buttato ne L’orologiaio di Filigree Street un sacco di idee interessanti, senza svilupparle in maniera adeguata, nella speranza che da sole sostenessero la storia, ma finendo solo per trasmettere confusione. Per dire, io non sono in grado di spiegarvi la funzione dell’etere in questo romanzo.

L’etere, per chi non lo sapesse, era la sostanza attraverso la quale si pensava che si propagassero le onde elettromagnetiche prima che la teoria della relatività ristretta di Einstein la mandasse definitivamente in pensione. Ora, nel romanzo siamo nel 1883 in una Londra steampunk e c’è una ricercatrice che prova a dimostrare l’esistenza dell’etere tramite un esperimento, che però continua a fallire. Si direbbe che in questo mondo l’etere non esista, come nel nostro. Tuttavia l’esistenza dell’etere sembra essere presa a giustificazione dell’uso del potere sovrannaturale di Keita Mori.

A questo si aggiunge una storia d’amore tra due uomini spuntata dal nulla, che sfiora il tema della legge contro la sodomia, ma che alla fine non se ne fa di nulla; poi una bomba e le indagini su chi l’abbia piazzata, che sembra il tema centrale del romanzo, ma per un po’ sembra quasi che Pulley se ne dimentichi, per poi dirci alla fine chi l’ha piazzata; un matrimonio di convenienza celebrato a caso e senza nemmeno delineare bene cosa ci si aspetta dalle parti; politica giapponese a caso, con una spruzzata di realismo magico.

Alla fine mi è sembrato di non aver capito niente: ho avuto la sensazione di andare avanti nella lettura solo nella speranza che prima o poi avrebbe avuto un senso, ma il finale m’è sembrato proprio buttato lì e anche abbastanza insoddisfacente. Peccato, perché c’erano tutti gli elementi perché potesse essere un buon romanzo, ma manca della giusta organicità.