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Guerra e Pace (Paperback, Italiano language, 2002, Rizzoli) 5 stelle

Sullo sfondo di grandi avvenimenti storici, l'invasione della Russia da parte della Grande Armée di …

Guerra e Pace

4 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Ci sono due elementi che mi impediscono di amare alla follia Guerra e pace: il primo riguarda i personaggi, mentre il secondo ha a che fare con le idee di Tolstoj (e non solo perché ha scritto tipo duecento pagine su quanto fosse detestabile Napoleone: avremmo capito anche con meno pagine che non lo sopportava, ecco).

Sul primo punto, devo dire di essere una lettrice in cerca di personaggi ribelli: leggermi millequattrocento pagine di gente che si fa milioni di problemi nel cercare di aderire all’ideale che in quel momento le sembra il paradigma al quale aspirare mi ha fatto venire il latte alle ginocchia. Tra Pierre e Bolkonskij non so chi avrei strozzato più volentieri (e mi fa molto ridere il fatto che nell’introduzione alla mia edizione si affermi che Pierre è il personaggio che più di tutti attira le simpatie dellǝ lettorǝ).

Sulle idee di Tolstoj – manco a dirlo – ho trovato insopportabile, e a tratti addirittura ridicolo, il determinismo che permea Guerra e pace. Voglio dire, Pierre non ha sposato Hélène perché era scritto che doveva andare così; l’ha sposata perché è un coglione che dovrebbe smettere di usare il destino come scusa per giustificare qualunque bischerata gli capiti di fare.

In secondo luogo, la concezione delle donne di Tolstoj è terrificante. Lo so che è un romanzo dell’Ottocento e badabim e badabam, ma a volte la ragione non è sufficiente a farti passare il fastidio provato davanti a ciò che stai leggendo. Penso che il personaggio che ha attirato di più la mia simpatia sia Natasha: prima con la faccenda con Bolkonskij, che mi è sembrata molto surreale; poi con l’uomo che finisce per sposare – mamma mia, che tristezza.

Eppure, nonostante tutto questo, ho macinato pagine su pagine di Guerra e pace senza particolari difficoltà perché la capacità di Tolstoj di caratterizzare i suoi personaggi è tale da far passare in secondo piano ogni discrepanza e da farteli ricordare anche se sono una miriade. Quindi il mio consiglio è di leggerlo, senza paura per la mole (Tolstoj scorre come l’acqua) e senza temere i pippotti su Napoleone (che a una certa sembrano mattonate sulle dita dei piedi, ma poi finiscono, dai).