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Jeanette Winterson: Non ci sono solo le arance (Paperback, Italiano language, 2019, Mondadori) 4 stelle

Adottata da una famiglia religiosissima della provincia inglese - dove «i pagani sono dappertutto, specialmente …

Non ci sono solo le arance

4 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Non ci sono solo le arance è il libro che dovete leggere se non siete convintə del potere delle storie. Si tratta di un romanzo autobiografico dove Winterson racconta della sua esperienza di ragazza lesbica cresciuta in una famiglia (e in una comunità) pentecostale e sottoposta al feroce bigottismo della madre. Per sapere cosa c’è di vero e cosa di rielaborato, vi consiglio poi la lettura di Perché essere felice quando puoi essere normale? che io da brava rincoglionita ha letto per primo, perdendomi tutti i riferimenti a Non ci sono solo le arance.

Purtroppo molta dell’omofobia raccontata in questo romanzo è accaduta davvero, ma non è l’aspetto si cui si focalizza Winterson. O meglio, certamente occupa una parte importante in Non ci sono solo le arance, ma il focus è sulle storie, sulla loro importanza e sul loro potere. Winterson ci racconta di come alcune grandi storie, come quelle bibliche, siano diventate ormai sacre e intoccabili, cristallizzate nella loro interpretazione religiosa tanto da diventare delle vere e proprie prigioni, dalle quali evadere espone al rischio di terribili punizioni.

Non aspettatevi perciò il classico romanzo dove la ragazza lesbica riesce a liberarsi della famiglia bigotta e oppressiva grazie all’amore. Il punto di Winterson rimane sempre la dimostrazione del potere delle storie: di quelle che finiscono per fare del male perché contribuiscono alla perpetrazione di un sistema di valori ormai così avulso dalla realtà da piegare le vite delle persone in pochi modelli e ruoli stabiliti; ma anche di quelle che fanno del bene, che ti raccontano che va tutto bene, che oltre il canone della normalità ci può essere la quadratura del cerchio che stai cercando, che le possibilità non sono esaurite da una singola raccolta di storie.

Le storie sono potenti perché raccontandoti rendono reale quel groviglio di identità che ti sembra così alieno e pericoloso che solo a nominarlo ad alta voce sembra poter inghiottire la tua vita per intero. Invece no, non è niente di spaventoso: è il tuo confine, il punto di partenza della tua identità che ti permette di navigare con tranquillità, curiosità e rispetto sulle storie deə altrə. E quando poi dalla tua barchetta in mezzo al mare ti volti a guardare le vecchie storie della tua adolescenza, le trovi tragicamente grottesche nella loro pervicacia di fare del male in nome del loro appiattimento su un unico modo di essere.

Non ci sono solo le arance è un inno al potere salvifico delle storie che raccontano la diversità, che confondo i confini e che fanno esplodere le possibilità. Per questo ə estremistə sono così ossessionatə dai libri femministi e queer e non vedono l’ora di bannarli e denigrarli, lamentandosi della loro esistenza e piagnucolando del loro successo. È ovvio che i giardini deə vicinə, più verdi e pieno di fiori colorati, messi a confronto con i loro orticelli pieni di erbacce faccia loro perdere consensi, seguaci e potere: il vero peccato capitale del quale si macchia ogni minoranza che si rifiuti di stare confinata nel silenzio e nella negazione.