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La cuoca di d'Annunzio (Paperback, Italian language, 2015, UTET) 2 stelle

Per quasi vent’anni Gabriele d’Annunzio comunicò con la sua cuoca per mezzo di una miriade …

La cuoca di d'Annunzio

2 stelle

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Onestamente, mi aspettavo tutto un altro libro: pensavo che si sarebbe concentrato sullo spiegarmi il rapporto tra d’Annunzio, il cibo e anche la cuoca che glielo preparava, ma in realtà è un elenco di pietanze che il poeta amava, elencate e ripetute fino allo sfinimento (soprattutto le uova: un paragrafo sì e l’altro pure ci viene ricordato quanto le amasse d’Annunzio, tanto che sono arrivata a pensare che queste benedette uova servissero più che altro ad allungare il brodo), e bigliettini che d’Annunzio lasciava alla sua cuoca con i piatti desiderati, i complimenti per quelli già cucinati e cose così.

Tutte informazioni interessanti se si è interessati ad avere una visione a trecentosessanta gradi di d’Annunzio, un po’ meno se vi sta prepotentemente antipatico e dei suoi gusti ve ne frega il giusto. Anzi, nonostante le autrici abbiano cercato di convincermi che d’Annunzio non era poi così male e che era molto sensuale e seducente, io continuo a trovare ingiustificata l’alta opinione che aveva di sé. Poi mi hanno fatto sapere che chiamava il suo pene principino, attrezzo d’amore e gonfalon selvaggio come nel più brutto romanzo rosa che sia mai stato scritto e hanno fatto sfumare qualsiasi sensualità perché mi veniva solo da ridere.

Ho trovato anche molto stucchevole l’idea che la sua cuoca, Albina Becevello, gli volesse particolarmente bene e che avesse instaurato con lui chissà quale bel rapporto: sarò una donna arida e prosaica, ma mi sembra più probabile che Becevello fosse contenta di lavorare per d’Annunzio perché a differenza di altri padroni le dava mance generose che, messe da parte, le avrebbero potuto garantire una vita agiata in tarda età.

Sono rimasta anche delusa dal fatto che non si sia approfondito il fatto che palesemente d’Annunzio non aveva un rapporto sano con il cibo. Infatti, evitava di mangiare in pubblico, a periodi di digiuno faceva seguire grandi abbuffate e considerava nutrirsi un’attività triviale che aveva bisogno della sua magniloquenza per essere nobilitata. Anche il fatto che considerasse Becevello quasi una madre, nonostante fosse pure più giovane di lui, mi sarebbe sembrato degno di approfondimento, ma Santeroni e Miliani non erano dello stesse avviso, per cui mi sento di consigliare questo libro solo se amate davvero tanto d’Annunzio e volete sapere pure quali erano i suoi piatti preferiti.