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Tanith Lee: Redder Than Blood (Paperback, 2017, DAW Books) 3 stelle

A vampiric Snow White whose pious stepmother is her only salvation....

A supernatural Cinderella who …

Fiabe trucide, fiabe saccenti... fiabe commoventi

3 stelle

Qualche anno fa ho scoperto Tanith Lee attraverso la sua opera prima, la trilogia della Strega Bianca che si apre con The Birthgrave, ed ero rimasto stregato dalle sue trame dense, dalle atmosfere classicheggianti un po' mesopotamiche, e dai suoi protagonisti titanici; era solo questione di tempo prima che tornassi a trovarla e ho scelto, per simmetria, la sua opera ultima Redder Than Blood (completato poco prima di morire e pubblicato postumo). In più, già che c'ero, ne ho fatto una lettura condivisa con una cara amica e abbiamo commentato man mano ciascun racconto, con grandissima soddisfazione reciproca (assolutamente esperienza da rifare). Orbene, questo volume raccoglie diciannove racconti che vanno a rivisitare fiabe tradizionali europee, organizzati tematicamente in base alla rispettiva "fonte", e apro con una buona notizia: io non sopporto le fiabe rivisitate che ripercorrono paro paro la trama tradizionale con variazioni minime e superficiali tipo "trasliamola nel mondo moderno" o "invertiamo protagonista e antagonista" (sì sto guardando te, Once Upon a Time della ABC), e fortunatamente i racconti di Lee sono tutti rivisitazioni serie: sono storie originali che riprendono dal folklore personaggi, temi o situazioni ma sviluppano intrecci propri, risultando così in delle vere "fiabe d'autore".

Ciò detto, partiamo dal negativo: circa un terzo dei racconti non mi ha convinto del tutto, poiché Lee ha riproposto più volte delle scelte di tono e struttura che sinceramente non sono il mio: da un lato brani come l'eponimo "Redder Than Blood", "Blood-Mantle" oppure "The Beast and the Beauty" presentano una trama relativamente scarna e concentrano il loro succo in una riflessione etica-filosofica finale, che però mi è saputa in tutti i casi di pretestuoso e contorto; dall'altro lato "Snow-Drop", "She Sleeps in a Tower" e, soprattutto, "My Life as a Swan" spingono fin troppo l'acceleratore sul truculento e sul morboso per creare un'atmosfera di malsanità, orrore e tribolazione – procedimento che non condanno in sé, ma che secondo me, in questi casi, rasenta la pornografia della violenza e in "My Life as a Swan" va pure a rovinare una splendida sezione centrale di lirismo bucolico. Poi vabeh, "Open Your Window, Golden Hair" vira direttamente sull'orrore lovecraftiano, cioè una tradizione che a me non piace più da anni... Spostiamoci sul positivo: i rimanenti due terzi circa della raccolta sono di buona qualità e vanno dall'intrattenente al meritevole, con alcune punte di genio; in particolare ho adorato la Biancaneve dieselpunk in Ruritania (e ha senso!), il Tremotino mescolato con i misteri di Demetra in contesto di Tarda Antichità (e ha senso!), la Bella Addormentata con "banale" inversione di buoni e cattivi (che però funziona come un orologio svizzero), il più bel racconto erotico a tema Cappuccetto Rosso che mai incontrerete (Regola 34 compresa) – e una versione di Raperonzolo come idillio bucolico, che mi ha fatto letteralmente lacrimare gli occhi.

Tutto sommato la raccolta poteva benissimo essere un 3,5/5, ma ho dovuto decurtare mezzo punto siccome la casa editrice DAW Books ha deciso di fare una mossa degna della Gollancz e ha messo in vendita un volume strapieno di refusi ortografici. Male male!