Baylee ha recensito Signorina di Chiara Sfregola
Signorina
2 stelle
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Qualcosa mi ha enormemente disturbato in questo libro – e non in senso buono – e sto ancora cercando di capire bene cosa sia. Probabilmente un insieme di più elementi.
Innanzi tutto, non ho gradito la premessa di Sfregola, nella quale dichiara che questo memoir non è un sacco di cose: non è un trattato sul femminismo (anche se l’autrice è femminista e quindi lo è anche il libro), non è un manuale sulla vita matrimoniale (anche se dà tanti consigli), non è un libro di teoria queer (qui si parla di vita reale), non è questo, non è quello, ma solo un po’ di questo e un po’ di quello.
Mi ha dato subito l’impressione che Sfregola volesse mettersi al riparo dalle critiche, che, come si tocca il femminismo e dintorni, piovono copiose e spesso neanche troppo …
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Qualcosa mi ha enormemente disturbato in questo libro – e non in senso buono – e sto ancora cercando di capire bene cosa sia. Probabilmente un insieme di più elementi.
Innanzi tutto, non ho gradito la premessa di Sfregola, nella quale dichiara che questo memoir non è un sacco di cose: non è un trattato sul femminismo (anche se l’autrice è femminista e quindi lo è anche il libro), non è un manuale sulla vita matrimoniale (anche se dà tanti consigli), non è un libro di teoria queer (qui si parla di vita reale), non è questo, non è quello, ma solo un po’ di questo e un po’ di quello.
Mi ha dato subito l’impressione che Sfregola volesse mettersi al riparo dalle critiche, che, come si tocca il femminismo e dintorni, piovono copiose e spesso neanche troppo gentili. Però così facendo si è piazzata su un piedistallo e si è resa molto distante da quella complicità con le altre donne che ha cercato di trovare raccontando la sua storia. Il tono sussiegoso, poi, non l’ha aiutata.
Come ciliegina sulla torta, ci aggiungerei il tentativo di suscitare sorellanza e simpatia facendo ricorso al tormento di ogni donna: l’estetica e il racconto mitologico secondo cui ognuna di noi pratichi la skin care e abbia il terrore del primo capello bianco. Ora, che ci sia una pressione sociale enorme su come le donne dovrebbero gestire il loro aspetto estetico ce lo ricordano anche solo le reazioni scomposte alla vista di qualunque gamba femminile non depilata, ma l’idea che io in quanto donna debba sapere tutto di skin care (addirittura fin dalla pubertà!) non mi suscita alcuna simpatia. Mi fa solo incazzare.
Lo so che Sfregola voleva solo rendere più sbarazzino il suo libro, ma – davvero – che fastidio quest’atteggiamento da club della frustrazione dove entri in quanto donna e dove puoi lamentarti del tempo e dei soldi che butti nell’estetica (o di qualsiasi altra cosa ti senti in dovere di fare/dire/essere) senza veramente non dico fare la rivoluzione, ma nemmeno elaborare un discorso che aiuti le donne a uscirne.
Alla fine di questo libro non mi rimane niente se non la sensazione di un’altra occasione sprecata. Peccato.