Dolce è la guerra per chi non ha esperienza
2 stars
Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza è una piccola raccolta di alcuni Adagia, una sorta di enciclopedia di motti, detti e proverbi perlopiù provenienti dalla cultura classica: Erasmo li enuncia e poi li commenta, spiegandone il significato, dicendoci in quali opere si trovano citati e lasciandosi particolarmente andare se l’argomento gli ispirava considerazioni più articolate, fino a scrivere anche piccoli trattati.
A Erasmo i suoi Adagia piacevano tanto, al punto che li si ritrova sparsi un po’ in tutte le sue opere. Infatti, vi lavorò praticamente tutta la vita, tanto che ammontano a oltre tremila nell’ultima edizione, uscita proprio nell’anno della morte di Erasmo. In questo libriccino, Feltrinelli ne ha riuniti quattro: Re o matti si nasce, I Sileni di Alcibiade, Lo scarabeo dà la caccia all’aquila e Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza, che dà il nome …
Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza è una piccola raccolta di alcuni Adagia, una sorta di enciclopedia di motti, detti e proverbi perlopiù provenienti dalla cultura classica: Erasmo li enuncia e poi li commenta, spiegandone il significato, dicendoci in quali opere si trovano citati e lasciandosi particolarmente andare se l’argomento gli ispirava considerazioni più articolate, fino a scrivere anche piccoli trattati.
A Erasmo i suoi Adagia piacevano tanto, al punto che li si ritrova sparsi un po’ in tutte le sue opere. Infatti, vi lavorò praticamente tutta la vita, tanto che ammontano a oltre tremila nell’ultima edizione, uscita proprio nell’anno della morte di Erasmo. In questo libriccino, Feltrinelli ne ha riuniti quattro: Re o matti si nasce, I Sileni di Alcibiade, Lo scarabeo dà la caccia all’aquila e Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza, che dà il nome alla raccolta.
Onestamente, non è stata una lettura entusiasmante: l’ho trovata un po’ troppo irritante e paternalista per i miei gusti. E voi mi direte, che diamine ti aspetti da un libro scritto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento? Vero, ma mi ricordavo un Erasmo da Rotterdam molto più sbarazzino nell’Elogio della Follia. Ricordavo male io?
Può darsi perché non l’ho retto nemmeno quando parlava male della Chiesa, perché era tutto un la fede è fantastica, sono quellə che credono che sono sono peggio deə paganə (che, infatti, sono scioccobasitə davanti alla protervia con la quale ə cristianə si proclamano migliori di tuttə, ma vabbè). Anzi, a un certo punto la mia mente annoiata ha iniziato a leggere tutto con la voce di Vulvia di Rieducational Channel e da lì non sono riuscita più a prendere sul serio il povero Erasmo. Mi dispiace: forse non l’ho letto nel momento giusto.