Baylee ha recensito Questo suono è una leggenda di Esi Edugyan
Questo suono è una leggenda
3 stelle
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Questo romanzo ha attratto la mia attenzione perché racconta una parte della storia della Germania nazista meno conosciuta ed esplorata: la guerra alle cosiddette arti degenerate, tra le quali il jazz, e la condizione delle persone nere, finite anch’esse nei campi di concentramento.
Lo trovo un libro appropriato alla Giornata internazionale del rifugiato, visto che racconta di quanto possa essere terrificante stare in un Paese senza documenti, con al potere un regime che ti è ostile e con la paura costante di essere arrestato e di fare una brutta fine, senza che nessunə finisca per sapere più nulla di te.
Il romanzo è diviso in sei parti, ambientate alternativamente nel 1939/1940 e nel 1992 e racconta la storia di un gruppo jazz dal punto di vista di Sid, forse il suo membro meno talentuoso. Si tratta di una …
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Questo romanzo ha attratto la mia attenzione perché racconta una parte della storia della Germania nazista meno conosciuta ed esplorata: la guerra alle cosiddette arti degenerate, tra le quali il jazz, e la condizione delle persone nere, finite anch’esse nei campi di concentramento.
Lo trovo un libro appropriato alla Giornata internazionale del rifugiato, visto che racconta di quanto possa essere terrificante stare in un Paese senza documenti, con al potere un regime che ti è ostile e con la paura costante di essere arrestato e di fare una brutta fine, senza che nessunə finisca per sapere più nulla di te.
Il romanzo è diviso in sei parti, ambientate alternativamente nel 1939/1940 e nel 1992 e racconta la storia di un gruppo jazz dal punto di vista di Sid, forse il suo membro meno talentuoso. Si tratta di una storia dolorosa e proprio per questo sono rimasta spiacevolmente colpita dal fatto che non mi abbia trasmesso granché.
Penso che il problema sia risieda nel fatto che Edugyan abbia mancato il centro del bersaglio nel tentativo di colpirne più di uno con una sola freccetta. Ci sono un sacco di temi, infatti, dai cosiddetti “bastardi di Renania” al jazz, dalla disumanizzazione alla violenza istituzionalizzata, ma nessuno di questi occupa abbastanza spazio da avere la forza di colpire duro chi legge.
Ci sono delle parti interessanti, ma gran parte del romanzo mi è sembrato poco incisivo: ciò non lo rende brutto, ma lo fa rientrare in quelle lettura tranquille senza infamia e senza lode.