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Se l’assaggio (Vampiri contro Amet), che potrete trovare alla fine di questo romanzo, era stato promettente, Solo Flora è stato prorompente, soprattutto per quanto riguarda le (mie) risate. Chissà quando mi sarei decisa a leggere qualcosa di Bertola se la Feltrinelli non ci avesse messo lo zampino e mi avesse omaggiato con la sua ultima creatura letteraria.
Solo Flora è il tipo di libro che consiglierei caldamente di regalare a dei/delle giovani lettori/trici in crescita e a chi si è proprio stancato di YA con eroine rugiadose ed eroi col pennacchio al vento (sentitevi liber* di doppiosensare a piacimento).
A Stefania Bertola, infatti, piace giocare con i cliché (e da lettrice approvo incondizionatamente) e lo fa con somma noncuranza per i toni da dramma adolescenziale che paiono diventati imprescindibili quando si parla di giovani adult. E che palle, gente, non se ne può più! Io vorrei più libri come Solo Flora, dove l’umorismo più spiritoso si mescola con quello più pungente che colpisce quasi sbadatamente tutti quei loschi figuri e tutte quelle minacciose convenzioni che siamo ormai abituat a vedere associate ai primi batticuori.
«Non l’ho mai fatto».
«Lo so», le risponde lui, calmo, una luce ardente nello sguardo.
«E non lo farò con uno che vuole solo… che vuole solo farlo. E basta».
«È così per tutti. Anche tu vuoi solo farlo e basta. Solo che poi, con certe persone, vogliamo farlo ancora e ancora e ancora… e mai smettere, mai».
Inoltre, a condimento di questo, l’autrice non manca di far notare come il termine “donna” possa indicare anche una serie di persone che solitamente non sono considerate “donne”, come le politiche sull’immigrazione siano discutibili, come non sia poi così fondamentale distinguere rigidamente tra maschi e femmine, come Steve Jobs sia asceso a divinità tecnologica e via discorrendo di tematica in tematica, sempre acuta e, soprattutto, divertente.