XX ha recensito Vivere mille vite di Lorenzo Fantoni
Review of 'Vivere mille vite' on 'Goodreads'
4 stelle
Un mio piccolo pallino è la storia dei videogiochi, quindi non mi son lasciato sfuggire questo libro uscito da poco. E' un libro breve, meno di trecento pagine, e ha la pretesa di trattare tutto, quindi è inevitabilmente lacunoso e a tratti superficiale, ma ha diversi meriti: innanzitutto è molto aggiornato, è il primo libro che trovo che tratta di Fortnite, Minecraft e del Gamersgate; è un libro italiano e come tale dà una certa importanza alla realtà a noi più nota, senza passare centotrenta pagine su Pong o mezzo libro sulla Crisi dei Videogame (che da noi non si è lontanamente vista) ma divagando un po' sui cabinati nei bar o nella fauna da Sala Giochi; tratta argomenti importanti ma meno consueti come i giochi sandbox o i walking simulator o i giochi di calcio. La storia è "familiare" perché Fantoni parla della sua esperienza diretta, che ha molto …
Un mio piccolo pallino è la storia dei videogiochi, quindi non mi son lasciato sfuggire questo libro uscito da poco. E' un libro breve, meno di trecento pagine, e ha la pretesa di trattare tutto, quindi è inevitabilmente lacunoso e a tratti superficiale, ma ha diversi meriti: innanzitutto è molto aggiornato, è il primo libro che trovo che tratta di Fortnite, Minecraft e del Gamersgate; è un libro italiano e come tale dà una certa importanza alla realtà a noi più nota, senza passare centotrenta pagine su Pong o mezzo libro sulla Crisi dei Videogame (che da noi non si è lontanamente vista) ma divagando un po' sui cabinati nei bar o nella fauna da Sala Giochi; tratta argomenti importanti ma meno consueti come i giochi sandbox o i walking simulator o i giochi di calcio. La storia è "familiare" perché Fantoni parla della sua esperienza diretta, che ha molto a che vedere con suo padre defunto, e anche se spesso sembra di leggere il Dr. Manhattan (nel bene e nel male), alla fine riesce a farci volere un po' bene a questo papà un po' strano e appassionato di videogiochi a modo suo.
Un'ultima cosa rilevante è che si tratta del primo libro che leggo che usa la "scwha" ( ə ) per indicare entrambi i generi. Ho la sensazione che sia stato aggiunto a posteriori e che spesso sia stato dimenticato, e certe espressioni mi suonano proprio male ("giocatorə" per "giocatori e giocatrici" riverbera il maschile, non è esattamente neutro), ma è sempre meglio dell'asterisco. Però in qualche modo è un'enfasi (ogni volta che compare il simbolo ci si ricorda che anche le donne sono incluse), e tutto sommato l'ho trovato efficace.