Baylee ha recensito La mia prima volta di Kabi Nagata (My Lesbian Experience with Loneliness Series, #1)
La mia prima volta
4 stelle
Siccome la vita di Kabi Nagata non si è beatamente avviata verso la felicità dopo il successo di La mia prima volta e come il finale speranzoso di questa opera sembrava far presagire, inizierò questa recensione facendole dei complimenti che non leggerà mai: sei stata proprio brava, Nagata. Hai davvero scritto un libro che ci fa chiedere con che coraggio sei riuscita a pubblicarlo. Sono così ammirata dal tuo coraggio che pure io ho speso dei soldi per leggere la tua storia – e nonostante l’avessi già letta dopo averla presa in prestito.
La mia prima volta è il racconto (autobiografico) di una persona che si perde lungo la strada della vita: finisce le superiori, sembra avviata nel classico percorso che la porterà alla laurea, ma qualcosa si rompe. Nagata lascia l’università e, senza sapere nemmeno bene come, vedrà la sua salute mentale deteriorarsi sempre di più.
Il racconto …
Siccome la vita di Kabi Nagata non si è beatamente avviata verso la felicità dopo il successo di La mia prima volta e come il finale speranzoso di questa opera sembrava far presagire, inizierò questa recensione facendole dei complimenti che non leggerà mai: sei stata proprio brava, Nagata. Hai davvero scritto un libro che ci fa chiedere con che coraggio sei riuscita a pubblicarlo. Sono così ammirata dal tuo coraggio che pure io ho speso dei soldi per leggere la tua storia – e nonostante l’avessi già letta dopo averla presa in prestito.
La mia prima volta è il racconto (autobiografico) di una persona che si perde lungo la strada della vita: finisce le superiori, sembra avviata nel classico percorso che la porterà alla laurea, ma qualcosa si rompe. Nagata lascia l’università e, senza sapere nemmeno bene come, vedrà la sua salute mentale deteriorarsi sempre di più.
Il racconto di Nagata passa quindi a mostrarci le difficoltà di navigare la vita con delle malattie mentali che non vengono prese sul serio dalla sua famiglia, che la allontanano da ogni rapporto sociale e che le rendono impossibili tutte quelle attività, come il lavoro, considerate il segno di una persona adulta e responsabile. Non c’è nessuna romanticizzazione dell’abisso nel quale Nagata si trova a precipitare: opporsi è difficile e ancora di più è capire come ci è caduta.
Parallelamente ai suoi tentativi di essere un essere umano funzionante, infatti, Nagata cerca di capire quale sia l’origine del suo malessere. La trova? Chissà: la cosa importante, forse, è che nel tentativo di trovare il bandolo della matassa scopre vari aspetti interessanti di sé, dà un’interpretazione diversa di alcuni eventi del suo passato e riesce a fare nuove esperienze che espandono il suo mondo. Una di queste sarà proprio quella che dà il titolo al romanzo grafico: la sua prima esperienza sessuale che le permetterà di esplorare il suo corpo e i suoi desideri.
Come ho detto all’inizio di questa recensione, questo non la porterà automaticamente a una vita tutta rose e fiori: non è così che funziona con le malattie mentali – ma nemmeno con la vita in generale. Non ho ancora letto le sue opere successive, ma già i titoli rendono evidente che il percorso di vita di Nagata è tutt’altro che una comoda gita. Assomiglia più a una scalata dell’Himalaya senza attrezzature professionali e senza particolari competenze. Quindi: coraggio, Nagata! Metticela tutta!